Il dato più interessante del bilancio Rcs -primi nove mesi del 2024- è quello sul debito. Rcs ha 19,7 milioni di debito. Sembrano tanti? Invece sono una specie di miracolo, di cui va dato atto all’editore Urbano Cairo. Quando, nel 2016, è diventato il principale azionista della casa editrice di Corriere della Sera e Gazzetta dello Sport il debito era spaventoso, 430 milioni. Ma ancora più spaventoso era appena tre anni prima, 880 milioni. Una cifra in grado di stroncare per sempre due quotidiani al vertice dell’editoria italiana. “Ora voglio dare una bella riduzione al debito”, disse Cairo l’arrivo sul ponte di comando Rcs. E piano piano, a colpi di qualche milione al mese, dopo meno di dieci anni, è arrivato quasi a zero.

Come si era venuta a trovare Rcs in quella situazione finanziaria drammatica, che poteva diventare irreversibile? 

salotto buono

In generale, cattiva gestione, certo. Rcs aveva una proprietà parcellizzata, dove erano rappresentati esponenti del “salotto buono” milanese: Agnelli, Mediobanca, Pirelli, Assicurazioni Generali. Quando sono in tanti a comandare, il rischio è che nessuno comandi davvero, che ciascuno cerchi di ritagliarsi il suo tornaconto. 

Il tonfo di Rcs nel pozzo del debito però porta un nome preciso, un nome spagnolo: Recoletos. Una casa editrice che Rcs acquisì al modico prezzo di 1,1 miliardi di euro, nell’anno 2007. Oltre un miliardo di euro a fronte di un fatturato 2006 di 304 milioni). Un vero affare per i proprietari di Recoletos. Vittorio Colao, amministratore delegato Rcs di allora, andò via proprio perché contrario all’acquisto di Recoletos. Gli subentrò Antonello Perricone, ex numero uno di Itedi-La Stampa-Publikompass (gruppo Agnelli) che varò l’acquisto, votato da un Cda che aveva come amministratori esecutivi il notaio Piergaetano Marchetti, Carlo Pesenti, Renato Pagliaro di Mediobanca e John Elkann.

piano di esuberi

Nel 2013, con il debito sempre più insostenibile, Rcs si trova costretta a varare un aumento di capitale fino a 600 milioni di euro. Viene varato contestualmente un piano di esuberi che coinvolge anche i giornalisti del Corriere della Sera. Il Comitato di redazione del giornale fa una contromossa che ancora resta unica e clamorosa nel mondo dell’editoria italiana. Decide di utilizzare l’articolo del contratto che permette al sindacato di pubblicare sul giornale comunicati e mette sul giornale tre puntate sugli intrecci perversi del caso Recoletos, con la collaborazione di alcuni redattori economici del quotidiano. Il Direttore Ferruccio De Bortoli non fa opposizione al contratto e accetta la pubblicazione, nello sconcerto e nello scandalo della proprietà. Fra l’altro, nelle tre puntate viene scritto che fino al 2006 il gruppo Rcs era una società in attivo, con un utile netto di 219 milioni e indebitamento praticamente zero. Che Recoletos fu rilevata al 100%, quando sarebbe bastato il 51% per acquisirne il controllo. Che fra gli azionisti di Recoletos era presente al 5 per cento Andrea Bonomi, poi diventato consigliere Rcs. Che un’altra quota, pari al 12% circa, era in mano al finanziere Jaime Castellanos, Presidente di Recoletos. Che Castellanos all’epoca era cognato di Emilio Botin, presidente del Banco Santander. Botin, a sua volta, intratteneva ottimi rapporti con Luca Cordero di Montezemolo, in quel periodo presidente della Fiat e dunque secondo azionista del patto di sindacato che controllava il gruppo Rcs. Montezemolo scrisse al Corriere una lettera di protesta.

amici e colleghi

Nel primo passaggio di mano di Recoletos -si legge ancora nei comunicati del Cdr- ebbe un ruolo anche la banca Banesto, presieduta da Ana Patricia Botin, figlia del presidente del Santander e nipote acquisita di Castellanos, nonché (fino all’aprile 2011) consigliere di  Generali, azionista del patto Rcs. Ancora: Rcs per l’operazione si avvalse di due advisor: Mediobanca, cioè il maggior azionista di Rcs, e Banca Leonardo, guidata da Gerardo Braggiotti, che nel 2004 era stato advisor dell’amico e collega Castellanos nell’operazione di acquisizione di Recoletos dal gruppo inglese Pearson. 

Nel giugno 2008 la Consob intervenne per punire, con una sanzione da 200 mila euro, la mancata trasparenza dell’affare Recoletos. In particolare la Consob contestò ai manager di Rcs di “aver avuto contatti con la controparte”. 

Via Solferino

Nel 2016 Cairo batte la cordata del’ex “salotto buono” guidata da Andrea Bonomi e diventa proprietario di Rcs. Comincia così l’operazione risparmi, senza peraltro fare licenziamenti fra i giornalisti. Assieme al risanamento del debito mette la firma anche sotto un’altra operazione: il riacquisto del palazzo di Via Solferino, sede storica del Corriere. Travolti dal caso Recoletos, nel 2013 i titolari del Corriere (amministratore delegato era Pietro Scott Jovane) si misero a vendere anche le argenterie di casa e fra queste la Rizzoli Editore e l’immobile che conserva memorie nobili e meno nobili del maggior quotidiano italiano. Ceduto alla società di investimenti internazionali Blackstone per un prezzo sotto il mercato, 120 milioni, e riaffittato al Corriere a 10,3 milioni l’anno: quindi in dodici anni il Corriere avrebbe restituito per intero il prezzo d’acquisto. Anche in questo caso la redazione e il suo Cdr reagirono: denunciando i punti oscuri dell’operazione, protestando in piazza e riuscendo almeno ad ottenere che la redazione non si sarebbe spostata nella periferia di Milano. Come era invece nel progetto iniziale. Arrivato Cairo, ha richiesto un arbitrato per chiedere l’annullamento dell’operazione. Blackstone era in procinto di vendere l’immobile al gruppo Allianz per un valore intorno ai 250 milioni, il doppio del prezzo pattuito solo 5 anni fa e l’iniziativa di Cairo ha fatto fuggire l’acquirente: Blackstone ha citato a sua volta Cairo al tribunale di New York chiedendo i danni per la mancata vendita. Tutto è poi finito con una transazione.

dialettica sindacale

Naturalmente la dialettica sindacale dentro Rcs è sempre attiva. Il Cdr ha protestato quattro anni fa quando Cairo ha deciso di distribuire dividendi per 15 milioni ai soci mentre chiedeva contributi allo Stato e all’Inpgi per effettuare 50 prepensionamenti. Il sindacato dei periodici ha protestato per la proclamazione del quarto stato di crisi a fronte di bilanci in attivo. C’è stata recentemente una vertenza sull’introduzione al Corriere dell’Intelligenza artificiale.

Professione Reporter

(nella foto, corridoio al primo piano di Via Solferino 28, Milano)

7 Commenti

  1. È importante e utile aver ricostruito, come fa questo ottimo articolo, le vicende economico-finanziarie da cui oggi il Corriere è uscito positivamente. I giornalisti più anziani le ricordano perfettamente ma per i più giovani è fondamentale sapere che il maggiore quotidiano italiano ha attraversato periodi bui. Aiuta a mantenere vigile l’attenzione visto che i conti sani sono la premessa indispensabile per garantire un’informazione seria e indipendente. Ma aiuta anche ad avere fiducia nel futuro perché ripristinare un amministrazione equilibrata è possibile – con il concorso di tutti – come dimostra il caso del Corriere. E non ci si deve scoraggiare strada facendo

  2. Nel 2013 quando ero Responsabile commerciale dell’area centro sud, in RCS Pubblicità, sono stato vittima di quella vicenda, infatti con il piano esuberi fui mandato a casa all’età di 56 anni, senza una vera motivazione, nonostante gli ottimi risultati ottenuti dalla mia area.

  3. E’ stata una chiara e sintetica spiegazione . Di periodi “particolari” il Corriere della Sera, ne ha passati diversi e complessi.
    Ora la cosa si è normalizzata , grazie ad un capace Imprenditore.

LASCIA UN COMMENTO