di VITTORIO ROIDI

Cosa mettono in campo gli editori per rilanciare il giornalismo, massacrato dalla mancanza di pubblicità e dalla diffusione del Covid 19? La Fieg chiede aiuto al Governo, ma non sembra avere grandi idee per aiutare il settore. Le vendite dei quotidiani non sono mai scese così in basso, anche se qualche testata resiste (Corriere della Sera, Repubblica, Avvenire) e qualche altra balza addirittura in avanti (Il Fatto quotidiano). Ci vorrebbero idee innovatrici, progetti per seminare terreni che finora non sono stati esplorati, ma la Federazione – la cui struttura societaria è sempre più esangue – non dà segni di vita.

Molte aziende sperano di recuperare dai notiziari on line le perdite subite da quelle cartacee. Ma non si segnalano particolari iniziative. I grandi giornali americani si sono lanciati sui problemi delle grandi aree urbanizzate, cosa fa il Messaggero a Roma, città di tre milioni di abitanti, nella quale è sempre stato prevalente, ma nella quale vende un terzo delle copie di trenta anni fa?

iniziative zero

Andrea Riffeser, erede del gruppo Monti, che oggi siede sulla poltrona occupata in passato da giornalisti come Giovanni Giovannini e Giulio Anselmi, è andato alla Commissione Industria al Senato e ha partecipato agli Stati generali convocati da Giuseppe Conte. Nei comunicati la Federazione degli editori ha poi espresso “apprezzamento per le misure introdotte dal Parlamento e dal Governo per la gestione della crisi”, ma iniziative degli imprenditori non ne ha annunciate.

La Fieg stima che “siano necessari nei prossimi anni 119 milioni di euro per favorire l’uscita di circa 1.400 persone con il prepensionamento. Oneri straordinari da gestire con gli effetti della pandemia, che ha ulteriormente drasticamente ridotto i ricavi e la liquidità delle imprese.”

effetti drammatici

Nulla dice sull’effetto drammatico che simili prepensionamenti produrrebbero sul bilancio dell’Inpgi, che continua a sostenere il carico dei dissesti prodotti proprio dagli editori. In pratica, dal sito della Federazione di via Piemonte – che quest’anno ha compiuto 70 anni di vita – si può leggere solo questo elenco di interventi che gli editori attendono dal Governo e in particolare dal Sottosegretario Andrea Martella:

favorire la remunerazione del prodotto sul web; rapida attuazione della direttiva sul diritto d’autore ed obbligo di negoziazione per le piattaforme digitali; contrasto alla pirateria; riequilibrio del mercato pubblicitario; potenziamento del credito investimenti pubblicitari, con aumento delle risorse; contributo a fondo perduto in cambio di un impegno nell’offerta di spazi per il rilancio del Sistema Italia; fiscalizzazione dei contributi previdenziali del costo del lavoro giornalistico fino al 31 dicembre 2020; reintroduzione dell’obbligo di pubblicazione degli avvisi d’asta sui quotidiani; sostegno alla rete di vendita con buoni fiscali per la fedeltà all’acquisto di giornali in edicola.

Riffeser vede all’orizzonte “la chiusura di molte imprese e il rischio concreto di una desertificazione del panorama dell’informazione giornalistica”, ma nulla dice sulla possibilità che proprio gli editori seguano la via dell’innovazione e della qualità dell’informazione, tema sul quale l’editoria italiana giocherà nei prossimi mesi il proprio futuro. E purtroppo quello di molti giornalisti.

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