John Elkann, ultimo rappresentante in affari della famiglia Agnelli, vende tutto ciò che riguarda media, carta, radio, testate online, informazione. Di Repubblica si è saputo ufficialmente domenica 7 dicembre, dopo mesi di indiscrezioni. Della Stampa, storico “gioiello” della famiglia Agnelli si è saputo alle cinque della sera di mercoledì 10 dicembre, quando i rappresentanti aziendali (Presidente del gruppo Gedi Paolo Ceretti, l’amministratore delegato Gabriele Comuzzo, l’amministratore delegato di Gnn Corrado Corradi e il responsabile del personale Alessandro Bianco) l’hanno comunicato al Comitato di redazione della testata.

“Sconfortante, umiliante”

“Esito sconcertante, sconfortante e umiliante per la redazione  -ha scritto il Cdr sul sito del giornale- Rispetto alle nostre richieste non è stata data alcuna garanzia sul futuro della testata, sui livelli occupazionali, sulla solidità del potenziale compratore, sui destini delle attività messe in comune a livello di gruppo, dalle infrastrutture digitali alla produzione dei video, e quindi senza nessuna garanzia di poter continuare a svolgere il nostro lavoro così come abbiamo fatto fino a oggi. In gioco c’è una testata che ha scritto la storia del giornalismo con un forte radicamento territoriale e una proiezione internazionale che non può essere né svenduta né scaricata a un qualsiasi compratore. La redazione metterà in campo tutte le sue forze per difendersi con ogni mezzo da quello che considera un attacco senza precedenti alla sua dignità e a 150 anni di storia”.

La chiusura dell'”affare” -alienazione di tutto il Gruppo Gedi- è prevista entro gennaio 2026.

tutte le attività

“Dismettiamo tutte le attività editoriali”, sono state le parole piombate come un asteroide sulla redazione del quotidiano diretto da Andrea Malaguti. Alle 19,15 è stata convocata l’assemblea, con il giornale pronto a metà. In un clima molto teso, il Direttore ha chiesto ai suoi redattori di non scioperare, per un motivo soprattutto: la visita del Presidente Mattarella, prevista per il giorno successivo, 11 dicembre, in segno di solidarietà dopo l’assalto subito dalla Stampa il 29 novembre. Malaguti nel corso dell’assemblea ha fatto sapere che il Cdr avrebbe potuto avere a disposizione una pagina per spiegare la situazione. Ha detto: “Sono sconcertato, due giorni fa la proprietà mi aveva comunicato informazioni diverse. Ma domani dobbiamo dare al Presidente una copia del nostro giornale. E’ il mio giorno più triste alla Stampa”.

grande maggioranza

Alle 21,30 la redazione ha votato a grande maggioranza per proseguire l’assemblea e non far uscire il giornale l’11 dicembre. Il sito non sarà aggiornato fino alle 7 del mattinoL’assemblea resterà aperta per proseguire eventualmente con altri giorni di astensione dal lavoro.

L’acquirente in pista per Gedi è il Gruppo Antenna Uno dell’imprenditore greco Theo Kyriakou, che vuole Repubblica, vuole le tre radio (Radio Deejay, M2O e Radio Capital), ma non vuole La Stampa (e forse neanche Huffington Post, Limes e National Geographic). L’ipotesi sarebbe che il magnate ateniese prenda il pacchetto intero per poi girare La Stampa a qualcun altro, con l’aiuto promesso dello stesso Elkann.

visita di solidarietà

Anche i giornalisti de la Repubblica sono entrati in assemblea per decidere come reagire.

John Elkann era stato in visita alla Stampa sabato 29 novembre per dare solidarietà alla redazione, dopo l’assalto del giorno precedente di un gruppo di giovani che protestavano per come il giornale aveva trattato il caso Mohamed Shahin, imam torinese di San Salvario trattenuto nel Cpr di Caltanissetta e oggetto di provvedimento di espulsione. Gli attivisti accusavano il giornale di averlo “dipinto come un terrorista” e di “schierarsi sempre dalla parte sbagliata”. Il 9 ottobre, in una manifestazione contro il genocidio a Gaza Shahin aveva definito “resistenza” l’attacco di Hamas del 7 ottobre 2023 e La Stampa aveva scritto un articolo.

Ogni tentativo

Nella sua visita del giorno dopo Elkann ha affermato che “La Stampa continuerà a informare i lettori con autonomia e libertà, respingendo ogni tentativo di intimidazione”. E ha citato il vicedirettore Casalegno, ucciso dalle Brigate Rosse, per evidenziare come il giornale sia sempre stato un presidio di libertà e civiltà.

La vendita in blocco delle attività editoriali costituiscono un grande fallimento per Exor di cui Elkann è amministratore delegato e per la controllata Gedi titolare delle testate in dismissione. Elkann ha comprato Gedi da De Benedetti a fine 2019 e ha puntato tutto sul digitale ma senza riuscire a cogliere gli obiettivi prefissati. Ha progressivamente dismesso tutte le testate locali, per arrivare al disastro finale di oggi.

fine di un’era

Per l’Italia è la fine di un’era. Quella di Repubblica fondata da Scalfari e Caracciolo e portata grazie alla sua carica innovativa e battagliera -laica, antifascista- ad essere primo quotidiano italiano. E quella della Stampa, giornale della Fiat, primo gruppo industriale del Paese, dal 1926, con l’avallo del fascismo e dove, nel dopoguerra, hanno scritto personaggi come Bobbio, Piovene, Eco, Galante Garrone, Biagi, Arpino, Gorresio, Tornabuoni, Ceccarelli, Fruttero e Lucentini, con Direttori come De Benedetti, Scardocchia, Ronchey, Mieli, Mauro, Anselmi.

Professione Reporter

(nella foto, Ginevra, John e Lapo Elkann)

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