Da molti giorni ormai molte testate scrivono che la vendita de La Stampa e de la Repubblica da parte del Gruppo Gedi è imminente. Alcuni copiano semplicemente gli altri, ma la notizia non è destituita di fondamento. Per la Stampa è in piedi da tempo una trattativa per vendere al Gruppo Nem guidato da Enrico Marchi. Per la Repubblica è allo studio una proposta greco-saudita. Quindi, di sicuro, la volontà di John Elkann, amministratore delegato di Exor che controlla Gedi, di disfarsi degli ultimi pezzi editoriali è ben viva, i candidati ci sono, ma quando questo avverrà non si sa con precisione. Più semplice e in fase più avanzata il dossier della La Stampa, che ha meno costi e un organico più sottile (170 redattori contro 350 di Repubblica).

preoccupazione alta

Alta è la preoccupazione dei giornalisti dei due quotidiani. Mercoledì 15 ottobre, in un comunicato, l’assemblea delle giornaliste e dei giornalisti di Repubblica afferma di seguire “con grande attenzione le insistenti indiscrezioni riguardanti la cessione di attività del gruppo Gedi e dello stesso quotidiano”.
I giornalisti così proseguono: “Riteniamo fondamentale chiarire che, a prescindere dall’esito di qualsivoglia trattativa, Repubblica è anzitutto un patrimonio delle sue lettrici e dei suoi lettori, un presidio di informazione autonoma e critica, fondamentale nel sistema democratico del Paese. A maggior ragione in una fase storica in cui il pluralismo è minacciato da autocrazie e spinte illiberali. Come già fatto altre volte negli ultimi anni, è questo principio che la redazione intende continuare a difendere e salvaguardare. La proprietà del gruppo Gedi deve sapere che il nostro giornale può essere in vendita, ma non sarà mai in vendita il nostro giornalismo. Siamo pronti alla mobilitazione per ottenere garanzie a difesa degli organici e a tutela della nostra identità e della storia di Repubblica, che il prossimo 14 gennaio compirà 50 anni”. 

posti di lavoro

Il 18 ottobre il Cdr de La Stampa ha pubblicato sul giornale un comunicato: “Le voci sulla possibile cessione de La Stampa e la sua eventuale separazione dal gruppo Gedi creano allarme e grande preoccupazione nelle redazioni. In gioco c’è infatti il destino di centinaia di posti di lavoro giornalistici e non, quello della nostra testata e le sue prospettive future. Nonostante la smentita data nei giorni scorsi dall’azienda al nostro Comitato di redazione circa l’esistenza di una trattativa con uno specifico soggetto citato da più fonti giornalistiche, ci troviamo costretti a affrontare un quotidiano stillicidio di indiscrezioni, alcune delle quali al limite della diffamazione. Fatto che a nostro parere dovrebbe indurre l’azienda ad agire così da tutelare il suo buon nome e il lavoro di tutte le sue giornaliste e giornalisti”.

richiamo all’azionista

L’assemblea di redazione “dopo un approfondito dibattito e nell’intenzione di poter lavorare senza ulteriori destabilizzazioni” chiede un incontro con la proprietà, “perché sia l’azionista Exor a chiarire la situazione e a fornire le necessarie garanzie e prospettive”.

“Questa o qualunque altra proprietà -scrive il Cdr- dovranno garantire gli attuali livelli occupazionali, la conferma e lo sviluppo dei progetti in cantiere o già in essere e gli investimenti necessari a sostenere il nostro lavoro in uno scenario sempre più competitivo. In questi anni è stata centralizzata a livello di gruppo una serie di attività digitali strategiche, dagli hub alla produzione video, dalle infrastrutture ai social, fino a marketing, analisi e amministrazione. Non possiamo prevedere quali saranno i destini della proprietà del giornale, ma non siamo disposti ad arretrare di un solo passo: dimensione e struttura de La Stampa devono restare quelle che sono oggi, un quotidiano nazionale, di qualità, indipendente, con un forte radicamento nel Nord Ovest e lo sguardo sempre rivolto all’Europa e al mondo”.

colloqui avviati

Secondo le notizie pubblicate in questi giorni per La Stampa il valore si aggira intorno a 50 milioni di euro, per il totale di Gedi il valore sarebbe di 118 milioni.

Entrambi i quotidiani hanno i conti in rosso: le perdite accumulate negli anni oggi ammontano a quasi mezzo miliardo. Repubblica, il giornale-partito di Scalfari e della sinistra intellettuale è sceso a 98,4mila copie con una perdita del 10,7 per cento. La Stampa è precipitata a 60,3mila copie, secondo le rilevazioni Ads del luglio 2025.

Per la vendita de La Stampa, Gedi ha avviato i colloqui con il gruppo Nem (Nord Est Multimedia) a cui la finanziaria della famiglia Agnelli-Elkann aveva ceduto nel 2023 i quotidiani del Nord Est tra cui Il Corriere delle Alpi, Il Piccolo, Messaggero Veneto, La Nuova Venezia, Il Mattino di Padova e La Tribuna di Treviso. Direttore di Nem è Enrico Marchi, presidente di Save (gestisce gli aeroporti veneti incluso Marco Polo) e di Banca Finint. Nel gruppo sono presenti anche diversi imprenditori del Nord Est: Benedetti,  Carraro, Confindustria di Udine e Vicenza e Banzato (Acciaierie Venete).

Per Repubblica (più Radio Deejay e Capital) è in campo il gruppo greco guidato da Kyriakos Kyriakou, editore di Antenna TV, fondata nel 1988 e sostenuta anche da finanziamenti provenienti dall’Arabia Saudita, oggi molto interessata a investire nei media europei.

(nella foto, John Elkann)

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