Nella notte del 16 ottobre, intorno alle 22, a Campo Ascolano, frazione tra Roma e Pomezia, un ordigno esplosivo è stato piazzato sotto l’auto del giornalista e conduttore di Report, Sigfrido Ranucci. L’esplosione ha distrutto il veicolo e danneggiato gravemente anche l’altra macchina di famiglia e la facciata dell’abitazione vicina. 

Nel post pubblicato sul profilo social della trasmissione Report si legge: “L’auto è saltata in aria, danneggiando anche l’altra auto di famiglia e la casa accanto. La potenza dell’esplosione è stata tale per cui avrebbe potuto uccidere chi fosse passato in quel momento”. 

un chilo di esplosivo

Secondo quanto riferito dal giornalista, “è stato utilizzato almeno un chilo di esplosivo”. Nessuno è rimasto ferito, ma i danni materiali sono ingenti. La seconda auto coinvolta, usata abitualmente dalla figlia di Ranucci, era stata parcheggiata pochi minuti prima, intorno alle 21.40. In un’intervista rilasciata al Corriere, Ranucci ha raccontato: “Mia figlia è passata davanti alla mia auto pochi minuti prima dell’esplosione, potevano ammazzarla”.

Il giornalista ha aggiunto che “potrebbe non essere una coincidenza” il fatto che, pochi giorni prima, avesse annunciato i temi delle nuove inchieste di Report.

 polvere e lettere

Le fiamme, divampate subito dopo la deflagrazione, sono state domate dai vigili del fuoco. Gli artificieri e la scientifica hanno rinvenuto diversi frammenti riconducibili a due distinti ordigni artigianali.

Sigfrido Ranucci ha una scorta 24 ore su 24 da cinque anni per le minacce di morte del narcotraffico ed è sotto protezione della polizia costantemente dal 2004, ma ciò non ha impedito l’attentato di giovedì sera, arrivato un anno dopo il ritrovamento di bossoli di P38 sempre davanti a casa. Prima c’erano stati pacchi con polvere da sparo e lettere minatorie, arrivate in redazione a Report e anche a casa. Le intimidazioni si sommano ai pedinamenti denunciati pubblicamente da Ranucci all’europarlamento nel marzo scorso. Almeno 3 volte la sua scorta avrebbe identificato persone che lo seguivano e filmavano. E poi – ha denunciato il conduttore – ci sarebbero i servizi segreti direttamente interessati dal sottosegretario alla presidenza del Consiglio Fazzolari che ha risposto querelando Ranucci. Sono 178 le querele arrivate al giornalista e a Report. Fratelli d’Italia ha querelato Report per l’inchiesta sui rapporti di diversi suoi membri con la ‘ndrangheta, ma lo hanno fatto anche i ministri Giorgetti, Urso, Santanchè e il presidente del Senato La Russa.

corsivo sul foglio

In un post pubblicato su Facebook il 14 gennaio 2025 il figlio di Ranucci, Emanuele, replica all’intervento di Andrea Marcenaro, che sulla sua rubrica “Andrea’s version” sul Foglio aveva definito il giornalista “multipremiato per l’imbattibile frequenza con cui da decenni mette quintalate di merda nel ventilatore”. Poi veniva ricordato quando Ranucci era stato stato inviato a Sumatra per lo tsunami dell’Oceano Indiano, un evento che causò 250 mila morti: “Ogni giorno a migliaia, per molto tempo. Era il 2005, per Ranucci purtroppo sembrava fatta. È riuscito a tornare”.

Emanuele rispose: “Caro Andrea, fortunatamente mi sono imbattuto così poche volte nelle pagine del “giornale” in cui scrivi da non sapere né il tuo cognome né se tu sia un giornalista professionista o un comico satirico. Sono il figlio di Sigfrido Ranucci e nonostante alcune volte me ne sorprenda anche io, non sono ancora orfano di padre. Vivo da sempre con il pensiero, il timore che ogni volta che saluto mio padre possa essere l’ultima, del resto credo sia inevitabile quando vivi per decenni sotto scorta, quando hai sette anni e ci sono i proiettili nella cassetta della posta di casa tua, quando vai a mangiare al ristorante e ti consigliano di cambiare aria perché non sei ben gradito nella regione, quando ti svegli una mattina e trovi scientifica, polizia, carabinieri e Digos in giardino perché casualmente sono stati lasciati dei bossoli, quando ricevi giornalmente minacce, pacchi contenenti polvere da sparo e lettere minatorie, o semplicemente quando ti abitui a non poter salire in macchina con tuo padre. Ricordo perfettamente il periodo dello Tsunami e dell’isola di Sumatra, quando papà con il parere contrario del suo Direttore Roberto Morrione decise di raccontare la vicenda in uno dei luoghi più martoriati dalle inondazioni, lontano dalle comodità e dai luoghi privilegiati dai quali tutti i media scrivevano. E’ uno dei primi ricordi di cui ho contezza, avevo 5 anni, mia sorella 6, mio fratello forse 8, eravamo in macchina, erano circa 40 ore che nessuno riuscisse ad avere contatti con papà, mamma tratteneva le lacrime a fatica, sola con noi tre, faceva finta che andasse tutto bene, forse è stata la prima volta che ho avuto la sensazione che dovessi percepire la vita con papà come se fosse a tempo, con una data di scadenza. Ebbene sì, è tornato sano e salvo e a distanza di 20 anni purtroppo per te, Andrea, per fortuna per noi e credo di poter dire per il Paese è ancora qui, a svolgere il suo lavoro come sempre, vivo e vegeto anche se in tanti lo vorrebbero morto”.

(nella foto, Sigfrido Ranucci)

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