La Camera dei Rappresentanti degli Stati Uniti ha approvato venerdì 18 luglio in via definitiva il piano del Presidente Donald Trump che prevede il taglio di 1,1 miliardi di dollari dei finanziamenti governativi precedentemente approvati per radio e tv pubbliche.

Il Senato aveva già approvato, la Camera si è allineata, con un voto di 216 contro 213. Per entrare in vigore la legge deve essere ora firmata da Trump.

Alcuni repubblicani non sostenevano il piano ma hanno votato comunque a favore, timorosi di opporsi a Trump e di interrompere il suo programma di drastica riduzione della spesa federale. È la prima volta in decenni che un Presidente ha presentato con successo un pacchetto di tagli al Congresso, e Trump ha indicato che non sarà l’ultimo.

spesa non necessaria

Il pacchetto di tagli cancellerà i fondi destinati alla Corporation for Public Broadcasting (CPB), un budget che avrebbe dovuto ricevere nei prossimi due esercizi finanziari.

La CPB distribuisce due terzi dei suoi fondi a più di 1.500 stazioni radiotelevisive pubbliche locali, mentre il resto dei fondi viene assegnato alla National Public Radio (NPR) e al Public Broadcasting Service (PBS) per sostenere la programmazione nazionale.

La Casa Bianca sostiene che il sistema dei media pubblici è politicamente schierato contro il partito conservatore e quindi considera i finanziamenti ad esso una spesa non necessaria.

avvisi di emergenza

I legislatori che rappresentano le aree rurali hanno espresso preoccupazione per i tagli ai finanziamenti, sottolineando che le emittenti non sono “solo il vostro notiziario”, ma anche uno strumento per fornire avvisi di emergenza, ad esempio durante i disastri naturali.

“Durante le tempeste e le inondazioni -ha scritto in un editoriale il New York Times- le radio pubbliche locali sono le sole fonti di informazione, quando l’elettricità e le linee di telefonia mobile cadono. Ora si calcola che senza fondi pubblici almeno una stazione su cinque chiuderà. Gli Usa spendono per i media pubblici meno delle altre nazioni ricche, eppure i fondi hanno aiutato finora le radio pubbliche a resistere.

A questo si può aggiungere che dal 2002 i giornalisti locali sono diminuiti del 75 per cento e un terzo delle contee non hanno neanche un giornalista locale full time. Per  motivare i tagli i Repubblicani sostengono che le emittenti locali riflettono i punti dei vista della sinistra, ma in realtà in gran parte coprono le vicende della comunità e degli Stati, senza considerare le divisioni destra/sinistra”.

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