di ALBERTO FERRIGOLO

In principio era sembrata una trattativa tutta in salita, insidiosa quanto complicata, quella sul futuro dei quotidiani locali ex Gedi, circa 140 giornalisti, acquisiti dalla Nem, la Nord Est Multimedia Spa, società editrice presieduta da Enrico Marchi, presidente dello scalo aeroportuale di Venezia e del Gruppo Banca Finint. Invece, alla fine, potrebbe rivelarsi un “vertenza pilota” dagli esiti indicativi, che potrebbero fare da guida per altre aziende editoriali. Ci sono in ballo 36 assunzioni di giovani, a breve scadenza.

Dopo una prima serie d’incontri tesi, il clima tra le parti, editore e giornalisti, si è fatto più disteso, al punto che non manca chi la definisce una “trattativa rivoluzionaria”. Nel senso che la Nem ha garantito l’1 a 1, ovvero un’assunzione per ciascuna uscita. Tanti redattori escono, altrettanti ne entrano. 

notevoli risparmi

Secondo i calcoli 36 dovrebbero essere gli esodi nelle sei testate Nem venete e friulane – Il Piccolo di Trieste (9), Messaggero Veneto (11), La Nuova Venezia, Il Mattino di Padova, La Tribuna di Treviso, Il Corriere delle Alpi oltre al sito NordEst Economia (16). E ora si è cominciato a ragionare sulla necessità di far quadrare i notevoli risparmi che l’azienda ottiene in forza ai prepensionamenti con la necessità di redistribuirli, almeno in parte, tra quanti rimangono e per i quali i contratti sono attualmente penalizzati rispetto agli uscenti. 

Riguardo all’accordo sottoscritto tra le parti poco prima di Natale, l’Inps prevede una Cassa integrazione di 13 settimane: la Nem avrebbe voluto che aderissero tutti i prepensionabili e al termine ciascuno decidesse se uscire o meno dal giornale. Grazie alla mediazione della Federazione della Stampa, i giornalisti sono riusciti ad ottenere che in cassa integrazione vada esclusivamente chi decide di aderire ai termini del prepensionamento.

cassa integrazione

Si rallegrano per il risultato raggiunto il Sindacato dei Giornalisti del Veneto e la Fnsi in quanto “la novità assoluta è che a fronte dei 36 esuberi dichiarati, l’azienda si è resa disponibile a procedere con una assunzione ogni prepensionamento, migliorando quindi la norma di legge che prevede l’obbligo di una assunzione ogni due prepensionamenti. Il che significa che, a fronte di un innegabile ricambio generazionale, l’organico non subirà flessioni”. Fra gli altri punti salienti, sottolinea con forza il sindacato, vi è poi anche “il fatto che la cassa integrazione riguarderà solo le colleghe e i colleghi che hanno già maturato o che matureranno nel corso del piano i requisiti necessari e che poi su base volontaria sceglieranno di dare le dimissioni”.

Per il momento l’accordo non è ancora né perfezionato né definitivo, perché manca l’avallo del ministero del Lavoro con il quale l’incontro decisivo è fissato per metà gennaio. Adesso però tocca al Direttore delle sei testate locali, Luca Ubaldeschi, che dall’1° novembre, giorno in cui si è insediato alla loro guida, non ha ancora presentato il piano editoriale di rilancio e sviluppo.

piano editoriale 

I Comitati di redazione chiedono che Ubaldeschi “si manifesti”, in quanto la presentazione del piano editoriale è dirimente rispetto all’organizzazione e ai carichi di lavoro, che sono piuttosto onerosi vista la complessità di gestione delle pagine tra le sei edizioni. Per esempio, gli uffici centrali dei caporedattori sono affaticati con pagine che girano fra una testata e l’altra anche a tarda ora.

Un’altra questione riguarda il ruolo di Fabrizio Brancoli, che ha non solo il mandato di gestire Il Piccolo di Trieste, ma anche quello di guidare l’intero settore cultura dei sei giornali, oltre a doversi occupare degli eventi dell’intero gruppo editoriale, su cui ruota gran parte del giro d’affari, anche pubblicitario del gruppo.

tre ruoli in uno 

Insomma, tre ruoli in uno, non certo secondari ma in sé piuttosto gravosi. A tale proposito non manca infatti chi sottolinea che gli eventi potrebbero essere affidati anche a una figura non giornalistica, non foss’altro per evitare commistioni dirette con il marketing che si potrebbero riflettere negativamente anche sulla qualità o la purezza dell’informazione giornalistica finale.

Resta però inevasa un’altra questione: da quale bacino attingere la nuova forza lavoro giornalistica che dovrà sostituire quella in uscita? Le preoccupazioni non mancano perché il cosiddetto parco dei “precari storici” nel frattempo si è via via assottigliato, vuoi perché una parte è stata progressivamente assorbita, vuoi perché molti di loro, viste anche le precarie condizioni del mercato giornalistico, hanno deciso di gettare la spugna e quindi hanno cambiato decisamente lavoro.

under trentacinque

C’è poi anche un problema di qualità e requisiti delle nuove assunzioni: serve personale dai riflessi pronti, che conosca il mestiere, vanti buoni contatti sul territorio e sia in grado di dialogare e gestire i nuovi media. Personale giovane, under 35, o persone che abbiano in essere un contratto di collaborazione, sono i due requisiti imprescindibili. 

Il direttore editoriale Paolo Possamai ha per esempio lanciato l’idea di un Academy per la formazione di nuovi giornalisti, ma i tempi per mettere a regime il progetto e trarne i primi vantaggi si prefigurano piuttosto lunghi, mentre le necessità di sostituzione, se la trattativa sui 36 andrà per il verso giusto, si potrebbero fare impellenti. 

I giornali veneto-friulani attingeranno dalle scuole di giornalismo? Avvieranno una chiamata e una selezione concorsuale aperta anche a quanti vivono fuori dal Triveneto? Si tratta di scelte e di equilibri molto delicati, anche perché da questi dipendono le nuove fondamenta e il futuro del giornalismo nell’area del Nordest per i prossimi anni.    

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