I dati sono questi. Il 43 per cento degli italiani non versa neanche un euro di Irpef (tassa sulle persone fisiche), perché non ha redditi o non li dichiara. A mantenere il Paese, gli ospedali, le scuole le strade, le forze dell’ordine è appena il 27 per cento degli italiani che coprono il 76 per cento del totale delle tasse.

Un italiano su due vive sulle spalle degli altri, molti con auto potenti, moto, barche e cene al ristorante.

neanche una breve

I dati dell’Osservatorio sulle dichiarazioni Irpef 2024 (redditi del 2023) curato da Itinerari previdenziali, con il sostegno della Cida (Confederazione italiana dei dirigenti e delle alte professionalità), presentato alla Camera il 30 settembre. Il giorno dopo, la Repubblica ha fatto un titolino in prima pagina e tutta pagina 31. Il Corriere della Sera ha messo la notizia verso la fine, a pagina 39, quarta e ultima del Servizio Economia. Il Messaggero: richiamo in prima e tutta pagina 9. Il Sole 24 Ore, titolino in prima. La Stampa a pagina 20. Avvenire, manifesto, Il Foglio, Domani, neanche una riga. Fra i giornali che sostengono il governo, Il Tempo apre l’Economia a pagina 14. Libero e la Verità neanche una breve.

Insomma, di fronte all’enormità dei dati, un po’ poco. Si tratta di materia su cui media dovrebbero insistere ogni giorno, fino al raggiungimento di risultati meno scandalosi di quelli presenti, sempre gli stessi -più o meno- da decenni. I dati dimostrano che il Paese si regge su un patto traballante, fasullo fra i cittadini. Da una parte, in linea di massima, i furbi che lo Stato non persegue in modo efficace, dall’altra i costretti, lavoratori dipendenti che subiscono il prelievo delle tasse da parte dei datori di lavoro.

Visco “Dracula”

Materia per inchieste, approfondimenti, appelli, indicazioni di responsabilità (solo un ministro in vari governi di centrosinistra provò davvero a colpire gli evasori, Vincenzo Visco, ma fu chiamato “Dracula”). Invece, qualche articolo di prammatica, un giorno e via. O addirittura, come abbiamo visto, la cancellazione dei dati.

Per sapere come stanno le cose veramente occorre leggere le analisi che Roberto Seghetti (autore de “Le tasse sono utili”) su Appunti, newsletter di Stefano Feltri su Substack. “Di fatto -scrive Seghetti- il 78 per cento della comunità italiana o non versa nulla o comunque dipende dal contributo degli altri italiani per integrare il costo della sola sanità, senza contare pensioni assistite, assistenza vera e propria, formazione (dall’asilo nido all’Università)”. Quindi, “o siamo in crisi nera e abbiamo una povertà di fatto molto, molto più estesa di quella pur drammatica che indicano sia i dati dell’Istat che quelli della Caritas, cioè siamo di fronte a un impoverimento storico degli italiani; e allora bisognerebbe prenderne atto con umiltà e intervenire con determinazione invece di magnificare ad ogni occasione le straordinarie performance del paese”. Oppure -prosegue Seghetti- “dobbiamo ammettere che c’è uno stuolo troppo grande di ‘ladri’ che si nascondono tra i poveri veri, evadendo il fisco e quindi scaricando sugli altri italiani il peso dei propri consumi; e allora bisognerebbe finirla con il regalare soldi agli evasori con un condono dietro l’altro”.

ripetuti condoni

Condoni fiscali. Paroline tragiche, che pesano sulle spalle di governi di ogni colore, purtroppo. Perdoni a chi ha evaso le tasse, vale a dire sberleffo a chi le paga e incoraggiamento a continuare a non pagarle, tanto nel futuro ci sarà il prossimo condono. 

Dal 1973 ad oggi sono stati varati diversi condoni, dai governi Rumor (Dc), Spadolini (Partito Repubblicano), Craxi (Psi), Andreotti (Dc), Dini (Rinnovamento Italiano), Berlusconi (Forza Italia), Letta (Pd). Nella Finanziaria ora in discussione si prevede una “rottamazione” delle cartelle fiscali, cioè un nuovo perdono, sia pur parziale, per chi non ha pagato (si dice per chi “non ha potuto pagare”, circostanza di difficile accertamento). 

veri e propri ladri

Su Sette del Corriere della Sera Lilli Gruber ha scritto nella sua rubrica di lettere: “Viviamo in un tempo in cui certa politica per prosperare elettoralmente non si fa scrupoli ad attaccare esplicitante singole categorie di persone o minoranze sociali. Mai nessuno però che attacchi direttamente e continuamente la categoria degli evasori fiscali, veri e propri ladri che si mantengono alle spalle di chi le tasse le paga. Loro sì dividono la società, creando una sperequazione intollerabile. Ma forse il problema è uno soltanto: nessuno li attacca perché non sono una minoranza”.

Sarebbe compito dei media tartassare questi ladri con una pressione continua. Ma non accade.

Professione Reporter

(nella foto, Vincenzo Carbone, Direttore dell’Agenzia delle Entrate)

1 commento

  1. Intervento più che opportuno, praticamente obbligatorio, il vostro. Quando ho letto (sul Fatto Quotidiano on line) la notizia e ho cercato di approfondirla altrove, sono rimasto allibito da quanto poco se ne parlasse. Eppure che un italiano su due non pagasse l’Irpef è un notizione clamoroso. Possiamo dire che questi dati spiegano moltissime cose, intuitivamente parlando, e che sarebbe sacrosanto approfondire il tutto indagando a più non posso. Invece niente, drammaticamente ci si è accaniti di più sulla presunta non italianità di Sinner.
    Noi siamo un Paese che ha bisogno di dirsi le cose in faccia per poter affrontare e (si spera) risolvere i problemi. Ma riusciamo sempre a glissare sulle cose che davvero contano. Il fatto che, poi, nessun media abbia trattato la notizia per come meritasse di essere trattata lancia una luce inquietante su tutto il sistema informativo italiano. La morale della vicenda è: siamo sicuri che la stampa (generalmente parlando) non sia diventata intrattenimento?

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