Massimo Gibelli, che fu portavoce e ufficio stampa di storici segretari e leader della Cgil, da Cofferati a Camusso, è stato licenziato dalla Cgil. “La figura del portavoce non c’è più in Cgil, è un lusso che non possiamo permetterci”, ha spiegato il segretario di oggi Maurizio Landini. La Fnsi è intervenuta per chiedere alla Cgil il rispetto dei suoi dipendenti, “anche quando sono giornalisti”.

Gibelli e Landini non si sono mai voluti bene. Inoltre, Landini preferisce gestire in prima persona i rapporti con i giornalisti.

“Non capita a tutti di essere licenziati dal sindacato. A me è successo”. Comincia così il racconto di Gibelli all’Huffington Post. “Nel febbraio del 2021 la Segreteria della Cgil nell’ambito di una razionalizzazione e riorganizzazione delle attività ha deliberato la soppressione della posizione di ‘Portavoce del Segretario Generale’, incarico che allora ricoprivo. Mi resi immediatamente disponibile ad essere utilizzato in altro incarico. Passati due anni, finito il Congresso, eletta la nuova segreteria, nel marzo scorso, scrivo una mail al Segretario organizzativo per ricordare che, da un biennio sono privo di incarico e compiti, e ribadire la mia disponibilità a essere utilizzato. Il 4 luglio, al rientro da un breve periodo di ferie, sono convocato dal Segretario organizzativo e mi viene comunicato il ‘licenziamento per giustificato motivo oggettivo’”.

milioni di iscritti

Gibelli ha impugnato il licenziamento. Ricorda che la Cgil ha 5 milioni di iscritti, è composta da 12 categorie nazionali, 21 strutture regionali, 102 Camere del lavoro, patronati, Caaf, società di comunicazione, sedi all’estero in tre continenti, incarichi in enti pubblici e in commissioni di varia natura retribuiti e non. Ricorda anche che “il licenziamento individuale per giustificato motivo oggettivo è previsto dall’articolo 3 della legge n. 604 del 1966, più volte modificato nel corso degli anni, in ultimo dalla riforma Fornero del 2012 e nel 2015 dal Jobs Act di Renzi. Leggi che furono fortemente contestate dal sindacato. Il datore di lavoro può ricorrere a questa forma di licenziamento nel caso in cui la sopravvivenza della propria attività sia a rischio, oppure quando la specifica posizione occupata dal lavoratore non abbia più ragione di esistere nell’organico aziendale. Si parla in questi casi di licenziamento economico. In sintesi, il licenziamento per giustificato motivo oggettivo è lecito quando: viene soppresso il settore lavorativo, il reparto o la postazione nel quale lavora il dipendente; il dipendente viene licenziato in modo corretto e per motivazioni valide, senza effettuare discriminazione; si dimostra che non è possibile reimpiegare il lavoratore in mansioni diverse all’interno dell’azienda; viene dato un corretto preavviso, in base al contratto in essere. L’onere di provare la sussistenza dei motivi indicati nella lettera di licenziamento spetta al datore di lavoro, il quale deve anche dimostrare che il lavoratore interessato dal licenziamento non può essere collocato diversamente”.

statuto dei lavoratori

Gibelli ricorda inoltre di aver coadiuvato tutti i Segretari generali: “Fui assunto nel 1983 come addetto stampa socialista nella Cgil piemontese guidata da Fausto Bertinotti. Per brevissimo tempo, con Lama Segretario, ragazzo di bottega all’ufficio stampa. Poi capo ufficio stampa nella Cgil di Pizzinato e di Ottaviano del Turco. Portavoce di Sergio Cofferati, il 23 marzo del 2002 ero al Circo Massimo, su quel palco che dominava i tre milioni giunti a Roma per difendere l’articolo 18 dello Statuto dei Lavoratori. Sostenni Guglielmo Epifani nella sua corsa a divenire il primo Segretario generale socialista della Cgil del dopoguerra. Con la segreteria di Susanna Camusso, tornai a guidare la comunicazione Cgil. Infine, la candidatura e l’elezione di Maurizio Landini, l’ultimo segretario della Cgil”. Alla fine Gibelli ringrazia in particolare Alessandra Constante, “Segretaria del (mio) sindacato dei giornalisti, la Fnsi”.

corpo estraneo

Dice il segretario Cgil, Landini: “La Cgil ha proceduto a una sua riorganizzazione interna e la scelta che è stata fatta è quella di non avere più la figura del portavoce. Nella riorganizzazione questo è un lusso che non possiamo più permetterci. Siamo un’organizzazione che vive sul contributo economico degli iscritti e dobbiamo avere attenzione su come spendiamo i nostri soldi”. Sull’accusa di aver sfruttato le regole del Jobs Act, Landini prosegue: “Il licenziamento con il Jobs Act non c’entra assolutamente nulla, lui era assunto dal 2012, mentre la norma è entrata in vigore a marzo 2015”.
“La Fnsi, che è il sindacato di tutti i giornalisti, ovunque lavorino e qualunque incarico ricoprano, è e sarà al fianco di Massimo Gibelli. I giornalisti non possono essere considerati lavoratori di serie b e neppure essere vissuti come un fastidioso corpo estraneo in questa realtà che ha ceduto alla disintermediazione, lo stesso fenomeno che sta mettendo a dura prova anche i sindacati -sostiene Alessandra Costante, segretaria generale della Federazione nazionale della Stampa italiana- Auspico che la Cgil riesca ancora a tenere insieme le lotte di alto profilo politico e il rispetto dei suoi dipendenti, anche quando sono giornalisti”.

(nella foto, Massimo Gibelli e Maurizio Landini)

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