di DANIELE CURCI 

Due giornalisti investigativi, Gianna Papadakou e Kostas Vaxevanis, devono affrontare procedimenti legali per le loro inchieste legate a scandali di corruzione che hanno coinvolto la Grecia. Reporter Senza Frontiere e altre organizzazioni per la tutela dei giornalisti hanno chiesto garanzie sullo svolgimento del processo.

Gianna Papadakou è conosciuta in Grecia per inchieste che hanno contribuito a far venire alla luce, nel 2012, la “Lista Lagarde”. Nella lista erano raccolti migliaia di nomi di presunti evasori fiscali, tra cui l’allora direttrice del Fondo Monetario Internazionale Christine Lagarde, e diversi tra i più ricchi cittadini greci. Da allora Papadakou è stata oggetto di diverse accuse e querele, tra cui una intentata da un tribunale di Londra. Il 25 gennaio è stata sentita dalla Corte speciale per la sua copertura del caso Novartis e per le sue inchieste sulle evasioni fiscali. Papadakou viene accusata di far parte di un’organizzazione criminale che avrebbe inventato e diffuso false notizie sul caso Novartis e sulla Lista Lagarde.

gli agenti e il pestaggio

Kostas Vaxevanis è un giornalista ed editore di Documento, quotidiano a diffusione nazionale di sinistra. Ha divulgato, con altri, i nomi della lista Lagarde, venendo così denunciato dalle autorità; l’anno scorso ha pubblicato una lettera in cui alcuni poliziotti smentivano la storia, pubblicata da Documento e dal quotidiano Efimerida ton Sintakton, riguardante l’arresto arbitrario e il pestaggio di un esponente di un collettivo anarchico. Vaxevanis ha pubblicato anche le firme degli agenti, che lo hanno denunciato per violazione della privacy, così che il direttore di Documento ha visto emettere un mandato di arresto nei suoi confronti – mandato che non è poi stato eseguito. Ad aprile Vaxevanis ha dichiarato, con una lettera pubblica, di temere per l’incolumità della propria vita. All’epoca l’editore di Documento aveva pubblicato diversi articoli su Menios Fourthiotis, presentatore televisivo vicino ad alcuni esponenti di governo e al centro di alcune vicende poco chiare. A fine aprile 2021 Vaxevanis è stato messo sotto scorta e Fourthiotis è stato arrestato. Il 19 gennaio, Vaxevanis ha testimoniato presso l’Alta Corte Speciale greca per rispondere a quattro accuse di cospirazione, abuso di potere e sfruttamento del proprio giornale per diffondere false notizie riguardanti la casa farmaceutica Novartis. Secondo quanto riferitoci da Vaxevanis, le accuse mosse contro di lui sarebbero l’ultimo esempio di una serie di tentativi del governo Mistostakis volti alla chiusura di Documento. Secondo l’editore del quotidiano ciò sarebbe dovuto alle inchieste e alle rivelazioni fatte da Documento in questi anni, così come al fatto che “Documento aveva svelato aspetti sconvolgenti dello scandalo Novartis in Grecia. Un lato dello scandalo è che il premier Samaras fosse un conoscente stretto del protagonista dello scandalo Novartis, Konstantinos Frouzis”,  afferma Vaxevanis riferendosi al legame emerso tra l’ex premier e il vertice della multinazionale in Grecia. Secondo l’editore, inoltre, l’accusa mossa contro di lui “non è l’unico atto diretto contro la libertà di stampa in Grecia, ma è il più provocatorio.”

due ex primi ministri

Nel 2016 due dirigenti della sede greca del colosso farmaceutico avevano consegnato al governo statunitense documenti che indicavano come Novartis avesse corrotto più di quattromila medici operanti nel pubblico e nel privato al fine di far aumentare le prescrizioni dei propri medicinali, in particolare quelli antitumorali. Informato dei fatti da parte delle autorità degli Stati Uniti, l’allora ministro della Giustizia Stavros Kontonis presentò un fascicolo sulla multinazionale svizzera alla Corte Suprema greca, dando così avvio alle indagini. I Pm greci, con l’assistenza dell’FBI, hanno portato avanti le indagini fino al 2018, quando emerse il coinvolgimento di dieci esponenti dei governi Pikramenos e Samaras e dei due ex primi ministri. Tra gli accusati era anche Dimitris Avramopoulos, Commissario europeo per le migrazioni tra il 2014 e il 2019. Come in Italia, anche in Grecia i parlamentari sono protetti dall’immunità. Perciò i Pm presentarono i risultati dell’inchiesta al Parlamento, sottolineando che le pressioni esercitate da Novartis servirono anche per mantenere i prezzi dei medicinali ad un livello più alto del normale, così da proteggerli dalla spending review che stava attraversando la Grecia.

abuso di potere

Nel febbraio 2018 il Parlamento greco votò per la creazione di una commissione che avrebbe dovuto indagare sui risultati raggiunti dai pubblici ministeri. Nel frattempo, per reagire alle accuse, i politici al centro dello scandalo sostennero che le indagini fossero state montate dal governo Tsipras per criminalizzarli e, quindi, delegittimarli di fronte all’opinione pubblica. Il paese stava infatti avviandosi verso le elezioni che nel luglio del 2019 avrebbero portato alla vittoria dell’attuale premier Kyriakos Mitsotakis, esponente di Nuova Democrazia. Dopo l’insediamento di Mitsotakis,nel settembre 2019 una coalizione guidata da Samaras denunciò Tsipras e il suo ministro della Giustizia, Dimitris Papangelopoulos, accusandoli di aver montato un caso politico con prove false. Ad ottobre del 2019 il Parlamento autorizzava la magistratura ad aprire un’indagine su Papangelopoulos. Nel luglio 2020 i risultati delle indagini portano il Parlamento a dare parere favorevole per accusare formalmente di abuso di potere Papangelopoulos e l’ex Procuratore per la corruzione, Eleni Touloupaki. Nel frattempo le accuse mosse ai politici di Nuova Democrazia coinvolti nello scandalo erano cadute, nonostante a giugno 2020 Novartis avesse ammesso alle autorità statunitensi di avere corrotto diversi medici in Grecia, Corea del Sud, Cina e Vietnam, accettando di pagare 347 milioni di dollari per aver violato la legge statunitense sulle pratiche di corruzione all’estero. Nell’agosto del 2020 la casa di Touloupaki venne vandalizzata in quello che, secondo il magistrato, era “un messaggio per tutti i pubblici ministeri e giudici che hanno combattuto contro la corruzione negli ultimi anni.” L’irruzione sarebbe avvenuta nonostante la polizia avesse l’obbligo di vigilare sull’abitazione, ma al momento dell’irruzione pare non fosse presente. 

liberta’ di movimento

Le accuse mosse a Papadakou e Vaxevanis si inscrivono in questa cornice ma anche, si diceva, nel più ampio contesto di limitazioni alle attività del giornalismo in Grecia. All’inizio del 2021 era stata redatto un provvedimento che voleva limitare la presenza nei cortei dei reporter, assegnandoli una zona delimitata dove poter sostare. Diversi giornalisti affermano che la libertà di movimento e la possibilità di lavorare senza interferenze si è ridotta, con notevoli difficoltà per chi vorrebbe documentare la situazione dei campi profughi. I vertici ERT, l’emittente nazionale greca, avrebbero esercitato delle pressioni verso i propri giornalisti per non dare risalto alle notizie riguardanti i profughi e gli scandali che hanno coinvolto alcuni membri del governo, una prassi seguita anche da alcuni media filo governativi. Pressioni esercitate anche con l’impiego di denaro pubblico, come testimoniato dallo scandalo della “Lista Petsas” – dal nome del portavoce del governo Stelios Petsas. Come è effettivamente emerso, nel 2020 il governo ha stanziato circa 20 milioni per una campagna di sensibilizzazione sul coronavirus, ma a beneficiare dei fondi sono stati solamente i media vicini al governo.  Ad aprile dell’anno scorso il giornalista Giorgos Karaivaz è stato freddato con dei colpi di pistola di fronte all’ingresso di casa. È il secondo omicidio di un giornalista in dieci anni. A novembre del 2021 è stato approvato un emendamento al Codice Penale che, secondo Reporter Senza Frontiere , potrebbe rappresentare un’ulteriore minaccia alla libertà di stampa. Cercando anche di contenere il diffondersi di false notizie nel contesto pandemico, l’emendamento ha esteso la definizione di falsa informazione, rafforzando inoltre le pene per chi commette questo reato. In particolare la diffusione di notizie che possano causare preoccupazione tra i cittadini e turbino la fiducia nell’economia, la difesa o la salute pubblica sono punite con la reclusione da tre mesi a cinque anni. Le sanzioni si applicano anche ai proprietari e ai direttori dei media che pubblicano le notizie. 

(nella foto, Gianna Papadokou)

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