di DANIELE CURCI

Giorgos Karaivaz era appena arrivato al portone di casa, in un sobborgo di Atene, quando due uomini alla guida di un motorino, volto coperto dalla mascherina chirurgica e dal casco con indosso un giubbotto militare, si avvicinano e sparano con una 9 millimetri dotata di silenziatore. All’arrivo dei soccorsi non c’è più niente da fare: 10 colpi di arma da fuoco hanno ucciso il reporter televisivo greco. Venerdì 9 aprile, ore 14.

“Non so dire perché hanno ucciso Karaivaz. Penso però che potrebbe esserci un legame con le sue inchieste sulla mafia greca e la guerra che c’è da qualche anno in Grecia tra le varie bande”, spiega Tony Rigopoulos, giornalista della testata Documento. Dello stesso avviso è anche il Ministro della protezione civile, Lefteris Economou: “Ci sono stati una serie di omicidi sospetti negli ultimi tre anni che si legano alla guerra aperta tra bande criminali rivali”. Il Ministro, ospite dell’emittente statale Era, ha anche sottolineato che chi ha ucciso Karaivaz è, con tutta probabilità, un professionista. 

presentatore tv

Giorgos Karaivaz era un giornalista noto in Grecia per i suoi report investigativi su casi di corruzione e abusi nelle fila della polizia, tra uomini d’affari o vicini agli ambienti politici. Tra questi Dimitris Lignadis, persona vicina al Primo ministro Kyriakos Mitsotakis, dimessosi a febbraio dal ruolo di direttore del Teatro Nazionale dopo essere stato accusato di pedofilia. Karaivaz si era occupato anche del caso di Menios Fourthiotis, presentatore televisivo cui era stata assegnata una numerosa scorta senza una giustificazione apparente. Il reporter era inoltre tra i fondatori di Bloko, un sito web di notizie.

Karaivaz è il secondo giornalista ucciso in Grecia nell’arco di dieci anni, ma sarebbe stato il terzo se Stefanos Chios, giornalista ed editore del tabloid Makeleio, non fosse sopravvissuto ai colpi di pistola al collo e al petto sparati all’ingresso di casa a luglio del 2020 da killer che non sono ancora stati identificati. L’altro caso risale al 2010 quando Sokratis Giolias, direttore di Thema Radio e contributor al sito di notizie Troktiko, venne ucciso fuori dal suo appartamento in un sobborgo di Atene con sedici colpi sparati da una 9 millimetri. Secondo quanto riferito da alcuni suoi colleghi, Giolias stava lavorando su dei casi di corruzione di cui però non aveva condiviso i dettagli. I test balistici effettuati dalla polizia greca avevano evidenziato che si trattava delle stesse armi usate da un gruppo terroristico, la Setta dei Rivoluzionari. Ciononostante l’identità degli assassini è tuttora ignota. 

il loro lavoro

“Non ho idea se i tre casi sono collegati”, risponde Rigopoulos alla domanda se possa esserci una traccia comune tra i tre casi. “Quel che posso dire è che sicuramente, in tutti e tre i casi, li hanno colpiti perché stavano facendo il loro lavoro da giornalisti. Nulla di personale ha portato all’uccisione di Karaivaz e Giolias e al tentato omicidio di Chios. È un assalto alla libertà di stampa”.

Effettivamente la Grecia è attraversata da un clima in cui la politica cerca di limitare la libertà dei giornalisti e del loro lavoro. Un esempio è il recente tentativo del Primo ministro Mitsotakis di introdurre una legge che obblighi i giornalisti a rimanere in un punto preciso indicato dalla polizia durante le manifestazioni. “Mitsotakis ha impiegato oltre 24 ore prima di pubblicare un tweet su Karaivaz. La presidente della Commissione Europea, Ursula von der Leyen, lo ha fatto subito e a differenza del Primo ministro ha sottolineato che l’uccisione rappresenta una minaccia alla libertà del giornalismo”, fa notare Tony.   

Nel 2017 la giornalista maltese Daphne Caruana Galizia è stata uccisa per le sue inchieste sulla corruzione e l’evasione fiscale a Malta. L’anno dopo, in Slovacchia, il giornalista investigativo Ján Kuciak è stato assassinato assieme alla compagna. Kuciak si era occupato della corruzione politica e degli interessi della ‘ndrangheta nel suo paese. Secondo un report dell’aprile 2020 rilasciato dal Consiglio d’Europa, nel 2019 le minacce alla libertà del giornalismo in Europa sono state 142, tra cui 33 attacchi fisici a giornalisti, 17 arresti con detenzione e 43 casi di persecuzioni e intimidazioni. 

(nella foto, Giorgos Karaivaz)

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