“Il risultato è sotto gli occhi di tutti: il meritorio intento di fornire in tv (ma anche sui giornali) una lettura approfondita e professionale della vicenda del Quirinale si è trasformato, non sempre ma spesso, in un prodotto di basso valore giornalistico”.
Il giorno dopo, a caldissimo, i giornalisti politici riflettono su Facebook sulla copertura dell’evento Quirinale. La frase citata è di Fabio Martini della Stampa, che prosegue: “Più che capire, si tendeva ad eccitare il telespettatore e quindi si accendevano i riflettori su eventi minori, ci si accaniva su subordinate di nessun interesse e poi sulle subordinate delle subordinate. Tutta l’attenzione si concentrava su chiavi di lettura da giornalismo sportivo: chi sta vincendo, chi sta perdendo? Marcatura giusta o sbagliata? Quasi mai interrogativi sulla sostanza: ma perché il Quirinale è diventato così importante? Quali caratteristiche “professionali” deve avere il Presidente? Ovviamente non si deve generalizzare e anche in questi giorni non sono mancate letture acute e profonde da parte di alcuni dei giornalisti più bravi, ma credo che nessuno di noi possa sottrarsi ad una riflessione autocritica. Nelle settimane scorse mi è capitato in più occasioni di ripetere, in modo solitario, un concetto. A conduttori che ripetevano ‘Mattarella l’ha detto in tutti i modi che non vuole restare’, rispondevo: ‘Mattarella non vuole restare ma attenzione: non ha mai detto ‘Sono indisponibile’, perché da uomo delle istituzioni, sa che se il sistema va in blocco, deve restare una via d’uscita’. Mi permetto di ricordarlo, anche perché è la vera chiave di lettura per capire il ‘cedimento’ di Sergio Mattarella”.
Roberto Seghetti, ex Messaggero, ex Panorama, già portavoce di Pierluigi Bersani, segretario del Pd: “Un commento solo alla montagna di carta e di intrattenimento televisivo sull’elezione di Mattarella al Quirinale: la società politica non cade giù dal cielo, ma è la rappresentazione esatta esatta della società civile che la esprime, compresi i giornalisti”.
Tommaso Ciriaco, di Repubblica, sceglie invece una strada meno critica, più orgogliosa: “E magari facciamolo un applauso alle centinaia di colleghi giornalisti che per giorni hanno sospeso la vita, messo da parte affanni, dimenticato sonno cibo famiglia per coprire questo incredibile estenuante esercizio collettivo di democrazia del Paese”.
E Tommaso Labate, Corriere della Sera, onnipresente alle maratone di Mentana sul Quirinale: “Bastava tenere a mente una cosa per capire come sarebbe andata a finire.
Quando non hai una soluzione, non hai neanche un problema”.
I titoli dei giornali? Ne scegliamo tre. il manifesto fra i migliori, come al solito con “Quirimane”. Il più puntuale però è quello del Giornale di Augusto Minzolini: “Obtorto Colle”. Poi, La Verità: “La seconda dose”.
Professione Reporter

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