Firme in prima pagina: uomini 940, donne 357. Editoriali, commenti e analisi: uomini 165, donne 32. Interviste: a uomini 255, a donne 57. Comincia sempre con questi numeri squilibrati la “Rassegna sui generis”, curata da GiULiA Giornaliste, su come i media italiani trattano le notizie con protagoniste le donne.

L’edizione che prende in esame la settimana fra il 9 e il 14 giugno si apre con questa considerazione: “Mondo in fiamme, con il nuovo fronte tra Iran e Israele; guerra infinita tra  Russia e Ucraina, rivolte negli Usa contro l’amministrazione Trump, in Irlanda del Nord contro gli immigrati, aggressioni e popolazioni decimate e ridotte alla morte per fame. Raramente compare una donna in questi scenari. Come ha scritto la Nobel Svetlana Aleksievič, ‘la guerra non ha un volto di donna’. L’immagine della devastazione di Gaza è forse l’esempio più tragico”.

Quindi, il tragico elenco dei delitti contro le donne. 

VILLA PAMPHILI. Il 7 giugno sono stati ritrovati nel grande parco romano un corpo di donna giovane, in un sacco dell’immondizia (“una donna come un rifiuto da eliminare”) e poco lontano quello di una bambina di pochi mesi, gettata nuda sotto un cespuglio. Tutti i quotidiani, anche tv e webhanno dedicato pagine intere e servizi al crimine, azzardando ipotesi. Molte le giornaliste impegnate nei report report. Il Messaggero, quotidiano romano, ha ospitato gli articoli più numerosi. Si cercava un uomo sulla quarantina, visto da qualcuno insieme a una donna giovane e a una bambina, che l’esame del Dna ha confermato essere mamma e figlia. La donna, il corpo coperto da grandi tatuaggi, morta da giorni, la bimba poche ore prima del ritrovamento. Dopo giorni di indagini tra le mense dei poveri e i luoghi di accoglienza per clochard, si risale al nome dell’uomo nei confronti del quale viene spiccato un mandato di cattura internazionale. Sabato viene fermato in Grecia Rexal Ford, 46 anni, cittadino americano, precedenti per maltrattamenti in famiglia, con accuse di violenza, di omicidio volontario aggravato nei confronti della bambina e occultamento di cadavere. Il Corriere riporta che l’uomo si fingeva un regista omonimo ed era uno strano tipo di clochard, con carta di credito per le sue spese.

In più quotidiani, commento ambiguo: ma lei non aveva mai sporto denuncia per maltrattamenti…  Sul Corriere Walter Veltroni scrive della tragica morte di due invisibili, in un luogo di gioia e serenità. Sul Giornale Stefano Zurlo accusa il sindaco Gualtieri di fare la passerella mentre i luoghi simbolo della città, come Villa Pamphili, sono abbandonati al degrado.

SENZA TESTA. Altro caso atroce a Prato, gli omicidi violenti di Maria Denisa Paum, 30 anni, ritrovata in un casolare abbandonato tra i rovi, senza testa e, un anno fa, di Ana Maria Andrei, 27 entrambi confessati da Vasile Frumuxache, guardia giurata di 32 anni. Dopo aver ucciso Maria Denisa, l’avrebbe portata a casa per decapitarla e, con il corpo chiuso in una valigia e caricato in macchina, avrebbe accompagnato i figli a scuola. Nel giardino dell’uomo si sta scavando per cercare tracce di altri delitti. Cinque ragazze sono sparite nel nulla in Toscana e la procura di Prato teme che siano state uccise da lui. Nel giardino sono stati rinvenuti una vertebra umana, una ciocca di capelli e uno slip da donna: l’ipotesi è che si tratti di un serial killer legato ad un circuito internazionale di sfruttamento della prostituzione. Tutti i giornali hanno parlato di “escort”, per definire le vittime. 

Su Avvenire Massimo Calvi si sofferma sul linguaggio dei delitti di prostitute, definite “lavoratrici del sesso”, in cui individua una vittimizzazione secondaria. L’origine dei delitti non è nel lavoro, gli uomini uccidono anche  compagne e mogli, né la “regolarizzazione” delle prostitute le proteggerebbe: “Perché -si legge nella Rassegna- non si tratta di lavoro, ma di stupro a pagamento. Gli uomini pagano per abusare e dominare. E non sempre si arriva alla violenza estrema, ma per quanto ben narrata ed edulcorata, si tratta di una violenza retribuita”.

PROBLEMI PSICHICI. Sul femminicidio di Tolentino, avvenuto per la strada, ci sono i resoconti dei telegiornali. La solita vicenda: separati da tre anni, lui non accettava la situazione, la uccide a coltellate. Commento consueto: lui aveva problemi psichici.

A Lecce, scrive Libero, “Anziano uccide con colpo di pistola la moglie diabetica. Rifiutava i farmaci”.

Su La Stampa, edizione Biella: una giovane donna ha denunciato di essere stata violentata davanti al figlio di 4 anni dal muratore che le stava ristrutturando la casa. Lei si era recata a vedere come procedevano i lavori , è stata sequestrata e violentata per ore. È riuscita a liberarsi e a dare l’allarme. Più tardi è  stato individuato e arrestato a Milano, dove era fuggito, un muratore egiziano di 24 anni.

CINQUANTA DENUNCE. Il Giornale riporta che, intervenendo all’incontro “Facciamo rumore “organizzato dall’associazione Pari e dalla Fondazione Giulia Cecchettin, il presidente del tribunale di Milano Fabio Roia  ha detto che a Milano ci sono circa 50 denunce al giorno per reati da codice rosso: c’è meno sommerso, c’è fiducia nelle istituzioni.

Gino Cecchettin durante lo stesso incontro ha invitato come sempre a lavorare sui più giovani, insegnando loro oltre al rispetto nei confronti delle donne, anche a gestire le frustrazioni e la rabbia. Sulla stessa linea il commento di  Francesco Vaia sul Messaggero: gli uomini devono assumersi una responsabilità pubblica e personale, a casa, tra amici, nei luoghi di lavoro. Non è più sufficiente dichiararsi contrari alla violenza. Serve agire, educare, correggere, intervenire, ogni giorno.

CODICE CONDIVISO. Su Il Fatto Giovanni Valentini scrive: per modificare la mentalità di una gran parte degli uomini è necessario innanzitutto bandire il maschilismo dai mass media attraverso un codice di autoregolamentazione, condiviso dagli operatori del settore. Nel cinema, nella tv, nelle fiction, nelle serie televisive, nella pubblicità. Si potrebbe fare, per esempio, come contro il fumo (in pubblico): abolire nei film e in video scene di violenza sessista, di aggressione o sopraffazione, che alimentano un effetto perverso di assuefazione ed emulazione. Sarebbe opportuno poi evitare l’esibizione e lo sfruttamento della figura femminile a cui contribuiscono spesso modelle, attrici, cantanti, soubrette, showgirl. Garantire alle donne condizioni di autonomia e indipendenza attraverso il lavoro. Stabilire un’effettiva parità anche sul piano salariale.

FUNERALI INSIEME. Un altro femminicidio, a Cene in val Seriana: Rubens Bertocchi uccide la moglie Elena Bertocchi con numerosi colpi di pistola e poi si suicida. Sui quotidiani, polemica per la decisione della famiglia di far celebrare i funerali dei due coniugi insieme. Hanno fatto discutere le parole del parroco celebrante: “Celebriamo l’amore che è più forte della morte”. Poi per riequilibrare i pesi: ”Il femminicidio di Elena ha mostrato quanto possa essere grande nell’uomo il disprezzo per la vita delle donne… dobbiamo riscoprire l’importanza del ruolo della donna non solo madre e moglie ma ricchezza e risorsa per la società”.

Commento di Elena Lowenthal su La Stampa: quel funerale non ha nulla a che fare con l’amore, non c’è amore quando un marito uccide così la moglie per, probabilmente, il sospetto vago di un tradimento. E il suicidio finale non è riparatorio, è un surplus di dolore per i figli. Comprensibile la richiesta degli anziani genitori per un rito congiunto, può trattarsi di fede. Ma l’amore non c’entra. Gravissimo avvicinare una vicenda del genere al tema dell’amore, soprattutto per i ragazzi che lo ascoltano.

TRAFILA BUROCRATICA. In che modo le donne sono sostenute e aiutate? Il Messaggero ricorda il rifinanziamento del “Reddito di libertà”, un piccolo aiuto alle donne vittime di violenza, 6mila euro l’anno. Lunghissima però la trafila burocratica per ottenerlo. 

Sotto accusa presso la procura di Tivoli anche i braccialetti elettronici anti stalking: oltre ad essere pochi rispetto alle necessità, scattano quando non dovrebbero, giorno e notte, creando un continuo stato d’ansia nelle donne. Per contro, la batteria dura pochissimo, 3 ore. 

COLD CASE. Non bastassero quelli attuali, si riaprono casi passati, i cosiddetti cold case, che non finiscono di fare audience, quasi fossero serie tv che vanno quotidianamente alimentate con scoop veri o falsi, speculazioni, illazioni. Non sempre i giornalisti si preoccupano del coinvolgimento di persone terze.

Caso Garlasco: in un’intervista Rita, la mamma della vittima Chiara Poggi, manifesta amarezza e sconforto per quello che la sua famiglia sta vivendo da mesi. Nei giorni scorsi l’ennesimo sopralluogo del Ris nella villetta del delitto, un blitz in diretta tv che giustifica la rabbia della famiglia Poggi: il decreto è stato recapitato prima ai media che a loro. E la Gazzetta dello Sport raccogli lo sfogo del padre di Andrea Sempio, l’ultimo indagato, che dichiara: non dormiamo più.

Aldo Grasso sul Corriere ribadisce la sua esecrazione per l’ossessione del crimine in tv. E cita un magistrato francese, Garapon: nei media si sta facendo strada il “processo continuo”, “i media rischiano di  propagare un senso di paura e vittimismo e di reintrodurre nel cuore dell’individualismo moderno il meccanismo del capro espiatorio.” 

DONNE MANAGER. Il Sole 24 Ore riporta che secondo il colosso Usa della consulenza strategica McKinsey, nel 2030 in Europa le donne controlleranno attività finanziarie per 11,4 trilioni di dollari, pari al 47% del totale stimato. Attualmente ne controllano circa un terzo. Negli Usa, il patrimonio totale controllato da donne ha raggiunto i 18 trilioni di dollari nel 2023, passando dal 31% al 34% del patrimonio gestito statunitense. Si prevede che il loro patrimonio quasi raddoppierà, raggiungendo i 34 trilioni di dollari entro il 2030.

Anche in Italia, quasi un terzo della ricchezza finanziaria è detenuto da donne, per un valore complessivo vicino a 1.400 miliardi di euro. Un valore destinato a crescere. Tuttavia, ancora poche professioniste nel private banking e in pochissimi casi rivestono ruoli apicali. Un’indagine di Aipb su 21 banche, stimava in circa 20% la presenza delle donne, anche se risultavano essere spesso la componente più qualificata, con il curriculum più strutturato (diploma, laurea e master), ma solo l’11% rivestiva un ruolo manageriale con portafoglio.

In questo panorama, secondo quanto riportato da Monica D’Ascenzo, il Global Gender Gap, redatto ogni anno dal World Economic Forum  ci colloca all’85esimo posto su 148 paesi, ma in Europa al siamo il 35esimo Paese su 40 e dopo di noi compaiono solo Macedonia, Romania, Repubblica Ceca, Ungheria e Turchia. Procedendo così, ci vorranno 123 anni per arrivare alla parità.

DONNE DEFICIT. La componente femminile dei lavoratori è ritenuta “un deficit” ( titolo di un volume di Emma Holten intervistata da Francesco Bei su Repubblica) perché le donne versano meno contributi degli uomini. Il fatto è che le donne (in Italia) passano 5 ore al giorno nella cura di figli, anziani, casa, mentre gli uomini  se la cavano in ore 1 e 44 minuti. Tempo non retribuito, che non incide sul Pil ed è considerato “tempo libero”. In Italia l’85% degli impiegati nel settore assistenziale è composto da donne, e in questo settore lavorano circa il 26% delle donne e il 7 degli uomini.

DA AMOROSO A MELONI. Alessandra Amoroso va sul palcoscenico incinta al settimo mese. Nel suo spettacolo, riporta La Stampa, la cantante parla al pubblico sottolineando quanto le donne nel nostro paese non siano abbastanza tutelate rispetto alla maternità. Soprattutto le donne che lavorano, dice, sono costrette a vedere il fatto di mettere al mondo un figlio come un rischio per l ’occupazione. E’ frustrante immaginarsi di essere declassate per questo motivo. Se potessi a Meloni lo direi, visto che lei è donna e mamma.

Fa appello a Meloni anche Sabina Ciuffini: in una accorata lettera indirizzata alla premier pubblicata dal Fatto la supplica, donna e mamma, di non disonorare l’Italia e di intervenire per porre termine allo sterminio dei bambini a Gaza.

GIUDICE DISCRIMINATA. Su Il Fatto web una notizia di Liana Milella: per la prima volta la storia della magistratura registra il ricorso al Tar contro il Csm di una giudice, la super esperta in diritto di famiglia Monica Velletti, che protesta per essere stata discriminata per il posto di presidente del Tribunale di Treviso proprio in quanto donna. Produce le statistiche e dimostra come, da quando si è insediato nel 2023, l’attuale Csm su 197 posti direttivi ne ha attribuiti 139 agli uomini e 58 alle donne, solo il 29%. E stima che per raggiungere un’effettiva parità bisognerebbe aspettare ancora ben 53 anni.

SOLO COMMERCIALISTI. Sulla Veritàtravolto dalle polemiche il Presidente dell’Ordine nazionale dei commercialisti Elbano De Nuccio: sta organizzando gli Stati generali della categoria senza invitare nessuna donna. Tra i commercialisti le donne rappresentano il 33,8 degli iscritti. Per rimediare De Nuccio ha aggiunto al programma un intervento di Giorgia Meloni. 

BOTTE ALLA EX. Verità e quasi tutti gli altri quotidiani riferiscono che Enrico Varriale, ex vicedirettore di Rai Sport è stato condannato a 10 mesi, pena sospesa, per stalking e lesioni alla ex. Il pm aveva chiesto 2 anni. Una volta che la sentenza diventerà definitiva il giornalista dovrà partecipare due volte alla settimana ad un percorso di recupero presso enti o associazioni rivolti a uomini maltrattanti. ll giornalista è  a processo per aver picchiato anche un’altra donna.

VERSO L’ANORESSIA. Il Messaggero riferisce di una pagina su Tiktok che blocca gli influencer che attraverso l’hashtag #skinnyTok spingono all’anoressia, pubblicando guide su come sopravvivere con 300 calorie al giorno con gare tra influencer su chi dimagrisce di più e foto di corpi scheletriti. Una battaglia difficile perché chiuso un sito se ne apre immediatamente un altro con contenuti simili. Intervista a una influencer, Valeria Vedevate, 22 anni, spiega come è entrata e poi uscita da quell’inferno. Bloccare i siti, dice, non è risolutivo, ma può aiutare.

OTTO MATURI. Domani racconta le prossime elezioni dei vertici del Coni. Silvia Salis, neosindaca di Genova, avrebbe potuto diventare, per esperienza, profilo, capacità, la prima donna presidente del Coni. Invece ha preferito andarsene, forse perché non vedeva chances. Al Coni sono candidati otto uomini, tutti non giovani. Spicca Franco Carraro, 86 anni, già presidente Coni, sindaco di Roma, presidente Federcalcio.

La “Rassegna stampa sui generis” è stata curata da Luisella Seveso in un lavoro di squadra con Barbara Consarino, Caterina Caparello, Gegia Celotti, Laura Fasano, Paola Rizzi e Maria Luisa Villa.

(nella foto, intervista ad Alessandra Amoroso)

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