Trentadue testate italiane hanno aderito all’appello per l’accesso dei media indipendenti nella Striscia di Gaza. L’appello, promosso dall’Ordine dei giornalisti, chiede al governo italiano di promuovere “un’iniziativa risolutiva con le autorità israeliane e coi quelle europee” affinché sia consentito l’ingresso nella Striscia di Gaza ai giornalisti internazionali. L’appello è stato pubblicato il 13 giugno sui media interessati. Il manifesto, che aveva partecipato il 10 giugno alla riunione preliminare, ha deciso di non pubblicare, perché ritiene l’appello tardivo e poco efficace.

immane tragedia

Ecco il testo promosso dall’Ordine dei giornalisti: “A Gaza si sta consumando una immane tragedia che ha spinto anche Papa Leone e il presidente Mattarella a denunciare il mancato rispetto dei diritti umani. È indispensabile testimoniare quanto accade a Gaza con gli occhi del giornalismo indipendente, raccogliendo le storie e le voci della popolazione inerme. La presenza dell’informazione indipendente può contribuire a proteggere donne, bambini, anziani da crudeltà, persecuzioni e crimini di guerra.

Chiediamo al governo italiano di farsi promotore, sia con le autorità israeliane sia in sede europea, di un’iniziativa risoluta per consentire l’ingresso nella Striscia di Gaza ai giornalisti stranieri”. 

necessità urgente

Firmatari: Consiglio nazionale dell’Ordine dei giornalisti, Ansa, Avvenire, Corriere della Sera, Gazzetta del Sud, Giornale di Sicilia, Il Corriere delle Alpi, Il Fatto Quotidiano, Il Fatto Quotidiano.it, Il Gazzettino, Il Giorno, Il Mattino, Il Mattino di Padova, Il Messaggero, Il Messaggero Veneto, Il NordEst.it, Il Piccolo, Il Resto del Carlino, Il Secolo XIX, Il Sole 24 Ore, Il Telegrafo, Il Tirreno, La Nazione, La Nuova di Venezia e Mestre, La Repubblica, La Sicilia, La Stampa, La Tribuna di Treviso, Milano Finanza, Quotidiano Nazionale, RAI TG3, TV 2000, Il Centro.

“Ad oggi 32 testate giornalistiche hanno aderito all’appello per fare entrare i media indipendenti nella Striscia di Gaza per poter raccontare i massacri e crimini di guerra che si stanno consumando, tra questi 230 giornalisti palestinesi uccisi dall’esercito israeliano. Ringrazio tutti per la sensibilità che hanno mostrato su questa vicenda che va
avanti da oltre un anno e mezzo”. A sottolinearlo è Carlo Bartoli, presidente nazionale dell’Ordine dei giornalisti. Questa iniziativa – ricorda Bartoli – è scaturita dalla riunione con Direttori e Vicedirettori promossa dall’Ordine e svoltasi nella sede del Consiglio nazionale il 10 giugno: “Auspico che il governo ora ci ascolti e faccia i dovuti passi sul governo israeliano per consentire l’apertura ai giornalisti. Una necessità ancora più urgente in queste ore con il rischio una escalation del conflitto”.

“Formulazione impersonale”

Il manifesto sotto il titolo “Un appello che non sottoscriviamo” spiega di non aderire all’iniziativa, pur avendo partecipato alla riunione tra i Direttori perché “consideriamo l’appello tardivo  -il che è un difetto ma superabile (meglio tardi che mai) – e lo consideriamo reticente. In quel testo si dice che a Gaza si sta consumando un’immane tragedia, chi e come la stia causando, bombardando e affamando centinaia di migliaia di persone, non è scritto. Abbiamo proposto che, come minimo le responsabilità del governo di Israele fossero chiaramente indicate. Ci è stato risposto che la condizione per avere l’adesione di tutti i giornali era non modificare la formulazione impersonale del testo. E che ragioni di tempo non consentivano di approfondire il confronto, come pure chiedevamo. Questa fretta, che arriva dopo venti mesi di assedio ai civili non è un argomento valido, tanto più che appelli del genere sono stati già proposti dai media internazionali, a partire dal novembre 2023. Naturalmente il manifesto condivide la speranza che gli inviati internazionali possono entrare presto nella Striscia in condizione di poter lavorare fuori dal controllo israeliano. Aggiungendo così i loro racconti a quelli che hanno fatto in questi mesi i giornalisti palestinesi, ammazzati per questo a centinaia. E testimoniando più di quanto non sia possibile già oggi la condotta disumana e criminale del governo Netanyahu”. 

 

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