La redazione di Repubblica ha votato una mozione di sfiducia al Direttore Maurizio Molinari presentata dal Comitato di redazione. I sì sono stati 164, il 64 per cento dei votanti. I no 55 (21 per cento). Gli astenuti 35. Gli aventi diritto al voto erano 328. Le giornaliste e i giornalisti di Repubblica ritirano dal giornale e dal sito le proprie firme per 24 ore il 9 aprile.

La situazione di tensione in atto da tempo fra Direzione e redazione è arrivata a un punto chiave. Molinari potrà ora naturalmente restare al suo posto, ma con una grave ferita.  

L’accelerazione è dovuta al seguente episodio: il numero dell’8 aprile dell’inserto economico del lunedì Affari&Finanza già pronto è stato ritirato dalla Direzione e inviato al macero (100mila copie) a causa del pezzo di apertura sugli intrecci economici tra Italia e Francia. Il pezzo di Giovanni Pons è stato cancellato e sostituito da un pezzo sullo stesso argomento, ma con toni diversi, del vicedirettore Walter Galbiati, coordinatore di tutto il settore Economia di Repubblica. Nelle relazioni economiche fra Italia e Francia diversi capitoli riguardano Stellantis, già Fiat ed Exor, che detiene il Gruppo Gedi, proprietario de la Repubblica. John Elkann è amministratore delegato di Exor e presidente di Gedi.

cambiamenti significativi

Il titolo delle due versioni su Affari&Finanza è identico: “Affari ad alta tensione sul fronte Roma-Parigi”. Ma il sommario annullato diceva: “I casi Stm, Tim e la fuga di Arcelor dall’Ilva riaccendono le polemiche sul rapporto sbilanciato tra Italia e Francia”. Il nuovo sommario, andato in edicola, recita: “I casi Stm, Tim e la fuga di Arcelor dall’Ilva riaccendono le polemiche. Funzionano quando è il business a guidare”. I cambiamenti nel testo sono pochi, ma significativi: criticano gli interventi del governo nella guida delle aziende, parlano di “dirigismo pretestuoso” e rivendicano, appunto, il primato dell’interesse del business e delle aziende.

La mozione votata dice che “l’assemblea delle giornaliste e dei giornalisti di Repubblica, denuncia la gravità dei fatti che hanno portato alla censura del servizio di apertura di Affari&Finanza nel numero dell’8 aprile. Il direttore ha la potestà di decidere che cosa venga pubblicato o meno sul giornale, ma non di intervenire a conclusione di un lavoro di ricerca, di verifica dei fatti e di confronto con le fonti da parte di un collega, soprattutto se concordato con la redazione. In questo modo viene lesa l’autonomia di ogni singolo giornalista di Repubblica e costituisce un precedente che mette in discussione, per il futuro, il valore del nostro lavoro. Considera altrettanto grave che l’intervento abbia portato a bloccare la stampa del giornale, in particolare perché la direzione aveva già dato il via libera alla pubblicazione. È indice di una mancata organizzazione che espone ad arbitrarietà incontrollata il lavoro di tutti; condanna lo spreco di tempo e di risorse per la ristampa di una parte di Affari&Finanza, in un momento in cui la redazione con l’ennesimo piano di  prepensionamenti viene chiamata a nuovi sacrifici; segnala come l’accaduto esponga Repubblica in modo negativo di fronte ai suoi interlocutori esterni, non ultimo il fatto che per alcune ore sono circolare in rete le due aperture di Affari&Finanza, prima e dopo l’intervento della direzione; quanto avvenuto è l’ultimo episodio di una serie di errori clamorosi originati dalle scelte della direzione che hanno messo in cattiva luce il lavoro collettivo di Repubblica”.

documento critico

Per tutti i motivi elencati l’assemblea delle giornaliste e dei giornalisti di Repubblica toglie la fiducia al direttore Maurizio Molinari.

A questo atto si arriva attraverso una lunga serie di episodi. Il 28 marzo 2024 i Cdr “superstiti” del Gruppo Gedi hanno prodotto un lungo documento critico sulla gestione editoriale, a partire dall’acquisto avvenuto nel dicembre 2019 e sulle ripetute cessioni di testate come L’Espresso e giornali locali. La sintesi: “Spettacolo deprimente”.

A febbraio 2023 l’assemblea di Repubblica ha giudicato “irricevibile” la riorganizzazione del giornale proposta dal Direttore Molinari, basata sulla centralità del digitale. La redazione ha scritto che a Repubblica è in atto una “fuga di lettori superiore alla media di mercato, che lascia campo libero campo libero al diretto concorrente, Corriere della Sera”. La redazione ha chiesto inoltre “più attenzione ai deboli e meno agli interessi dell’editore”. A novembre il Cdr ha presentato una serie di principi per contrastare le continue invasioni della pubblicità negli spazi redazionali e Molinari ha fornito una serie di rassicurazioni. A dicembre, in una lettera ai 350 colleghi, il Cdr ha definito Repubblica “una nave che affonda”. A febbraio 2024 è stata tolta dalla pagina un’intervista al cantante Ghali perchè si era rifiutato di rispondere a una domanda sulla strage di Hamas del 7 ottobre al confine di Gaza. A marzo è stato firmato, fra Proprietà e Cdr, un accordo importante, che prevede 46 nuovi esodi con incentivi e assunzioni. ù

Professione Reporter

(nella foto, Maurizio Molinari)

2 Commenti

  1. Non è una novità quella di intromissioni da parte della proprietà nella gestione ordinaria delle redazioni; è inevitabile. Quindi codeste sono lacrime di coccodrillo. Leggo con piacere sia La Repubblica che “Il Corrierone” e faccio le dovute considerazioni. Tutto qui e grazie per il servizio/i che ogni giorno viene fornito.

  2. Clamoroso, anche se è difficile farsi un’opinione senza aver letto il pezzo “incriminato”. Clamoroso è comunque l’epilogo, una soluzione andava trovata prima di mandare in stampa (e poi al macero) 100 mila copie

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