di ELETTRA BERNACCHINI

“Mi sta piacendo fare l’editore? Non sono un autolesionista, diciamo così”. 

Enrico Mentana, 69 anni, ha appena presentato il suo terzo “figlio editoriale”, il mensile Eco, guidato da Tito Boeri: il primo numero – nella versione online anche in inglese – è uscito il 13 aprile. I primi riscontri “non sono tra gli addetti ai lavori o tra i colleghi ma in edicola, e ne sono contento”, afferma il direttore del Tg La7.
“È un prodotto che si rivolge a un pubblico che vuole informarsi anche sull’economia, un argomento che si finge sia per pochi iniziati. Un po’ come a scuola: non si studia perché è troppo difficile, basta ci sia una persona che è informatissima sul tema per tutti noi”. Un progetto che ricalca quanto fatto con Domino, mensile di geopolitica lanciato ad aprile 2022 e diretto da Dario Fabbri. “È una mia personalissima scommessa: rendere giornalisticamente quello che si dà per scontato, quello che i giornali, per quieto vivere, non spiegano all’opinione pubblica”.
A monte c’è, evidentemente, un mercato forse poco sfruttato per un tipo di informazione “non cialtrona, un minimo colta”. “Domino – continua Mentana – viaggia da due anni sopra le 10 mila copie di venduto. Vero è che ci si sono messe due guerre che non ho fatto scoppiare io: il grande disordine globale fa sì che la rivista sia una bussola in più. In una situazione più di acqua cheta non sarebbe stato così facile”.

buona informazione

Il motore alla base di operazioni di questo genere è senza dubbio un irriducibile entusiasmo per il mestiere e per il settore. “Sembra che fare editoria sia qualcosa che possano affrontare solo coloro che ne ricavano un tornaconto indiretto, cioè se uno fa l’immobiliarista allora gli conviene avere una rivista nel centro di una città. Io non avrò mai idea di chi comprerà Domino oppure Eco, l’importante è fare buona informazione per tutti coloro che la vogliono acquisire”.
Da un lato prodotti di una certa levatura, curati da esperti delle materie in questione, che riflettono sui fenomeni, dall’altro il giornalismo vero e proprio. Nel 2018 nasceva la società a impresa sociale Open e l’omonimo quotidiano online ad accesso gratuito, che tutt’oggi si regge “grazie a introiti pubblicitari e all’attività di fact-checking, in partnership con Facebook dal 2021”. Dopo sei anni, il bilancio è positivo per Mentana. “Il modello di business sta funzionando. Scinderemo la società di Open da quella di Domino/Eco per mettere in sicurezza la prima: nel quadro attuale se le riviste, che sono a rischio d’impresa, dovessero andare male influirebbero in negativo anche nel conto economico di Open. Questa rimarrà sempre senza scopo di lucro, e sarò sempre io a coprire eventuali perdite”. 

traffico in diretta

È primo pomeriggio quando lo intervistiamo e qualche dato sul traffico del quotidiano online arriva in diretta: la fotografia segna 6.200 persone connesse, 1 milione e 29 mila pagine visitate fino a quel momento, 569 mila visualizzazioni. E’ in essere il procedimento per inserire anche Open nelle rilevazioni ufficiali di Audicom, dichiara Mentana.
Al netto dei numeri, la soddisfazione maggiore è il successo dal punto di vista della formazione di nuovi giornalisti, obiettivo di Open fin dal principio: “Far nascere e crescere professionalità con contratti sempre a tempo indeterminato, che adesso con la scissione diventeranno contratti col doppio timbro Fieg-Fnsi. Lo abbiamo fatto già con 20 giovani e continuiamo a farlo”, dice il fondatore del Tg5. “Poi la cosa che mi fa più piacere, e che invece generalmente a un direttore dispiace, è che a un certo punto questi se ne vanno. Vuol dire che hanno mercato: siamo come una bella squadra giovanile di calcio che vede i suoi talenti ogni tanto andare a finire nelle squadre maggiori. Franco Bechis (direttore di Open da gennaio 2023) è una sicurezza per quanto riguarda la competitività sul campo”. 

senza barriere e paywall

Alla domanda su eventuali sviluppi futuri del quotidiano, ad esempio sulla possibile creazione della versione in lingua inglese sulla scorta di quando fatto per Eco, la risposta è negativa e il motivo sta di nuovo del tipo di lettore di riferimento. “Un conto – spiega – è una rivista dove pubblichiamo studi di un certo tipo, sia pure scritti in modo molto divulgativo, un conto è dare le notizie. Noi abbiamo un pubblico nazionale che si allarga con gli italiani all’estero, senza barriere e paywall. Sarebbero inutili cose rodomontesche come ‘potete leggere in sanscrito o in swahili’, ci guadagneremmo poche centinaia di persone. I nuovi lettori non concepiscono di pagare per l’informazione, la vogliono gratuita e soprattutto che arrivi nel loro principale device di confronto col mondo, che è lo smartphone. Questo è il modello da tenere presente, che può essere ripagato soltanto dalla pubblicità”. 

La battuta finale è su una notizia circolata l’ultimo periodo su un possibile abbandono di La7 in favore del gruppo Discovery, per la guida della nascente CNN Italia. “Nessuno di Warner o Nove mi ha mai chiamato – dice Enrico Mentana – quindi non ho difficoltà a rispondere che per ora non c’è niente”. Per ora. 

(nella foto, Enrico Mentana)

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