Solidarietà all’80 per cento. E’ quanto ha proposto l’editore di Metro, il primo giornale gratuito in Italia, ai tredici redattori rimasti. Significherebbe lavorare -in teoria- al venti per cento e prendere uno stipendio al venti per cento, poche centinaia di euro. 

Metro in Italia ha una storia che comincia nel 2000. Una storia prima gloriosa, poi faticosa, poi drammatica, ora disperata. La redazione, che già oggi è in solidarietà al 50 per cento, che ha iniziato varie forme di “solidarietà” dal 2012, ha proclamato lo “stato di agitazione permanente” e ha pubblicato un comunicato di allarme. 

“nessun licenziato”

L’editore attuale, Salvatore Puzzo, dice si sente l’unico che continua “a lottare fino alla fine, con il coltello fra i denti”, che non ha “licenziato nessuno dal maggio 2020”, quando ha rilevato la New Media Enterprise che edita Metro, che “i giornali gratuiti vivono solo di pubblicità e stiamo cercando una nuova concessionaria di pubblicità dopo la comunicazione della Manzoni di lasciare Metro dal 1° gennaio 2024. 

“Care lettrici e cari lettori- hanno scritto i tredici redattori superstiti, solo uno più degli apostoli (8 a Roma e 5 a Milano)- vogliamo rendervi partecipi del fatto che Metro sta attraversando uno dei momenti più difficili della sua esistenza che, ben 23 anni fa, lo ha visto coraggioso pioniere della ‘rivoluzionaria’ esperienza della freepress in Italia. La crisi economica e quella dell’editoria hanno iniziato a colpire duramente tutta la carta stampata, con il “fenomeno smartphone” e i drastici cali di fruitori e pubblicità (unica fonte di sostentamento per Metro). Allo stesso tempo, però, proprio la peculiarità della nostra testata avrebbe dovuto costituire una preziosa potenzialità. Invece gli editori che si sono succeduti hanno perseguito una gestione del ‘giorno per giorno’ basata solo sui tagli e su un progressivo impoverimento di mezzi, capacità e risorse”. 

dura vertenza

“Le redattrici e i redattori di Metro -proseguono- si sono fatti carico di crescenti sacrifici economici e lavorativi, aderendo ad ammortizzatori sociali giunti sino ad una solidarietà del 50%. Ora però l’editore vorrebbe innalzarla sino a livelli che renderebbero risibili le retribuzioni e impossibile la fattura stessa di un giornale (men che meno di qualità). Una imposizione e un ricatto occupazionale che, insieme ai nostri sindacati di categoria nazionali e locali, abbiamo respinto aprendo una dura vertenza”.
L’editore risponde e prende attodella decisione unilaterale e immotivata di proclamazione dello stato di agitazione da parte dei redattori di Metro”. Ritiene “che sia un grande successo continuare dopo ben 23 anni a rappresentare la ormai sempre più sparuta e rara categoria di Editori Puri, liberi, autorevoli e indipendenti da potentati industriali o interessi partitici, privi di sovvenzioni pubbliche e periodici esborsi per ripianamenti di bilancio”. Dà anche atto che “ciò lo si deve anche ai giornalisti di Metro, che hanno sempre operato con professionalità e competenza, spesso sacrificando parte dei loro stipendi, nel precipuo interesse dei lettori e della libertà d’informazione”.

dispenser nelle stazioni

E prosegue: “Abbiamo chiesto e rinnovato ai nostri giornalisti di contribuire, tutti insieme, alla continuità editoriale e alla qualità del nostro/vostro giornale”. 

Puzzo, giornalista, è stato l’editore di testate come Ciao 2001 e Music. Ha acquistato Metro nel maggio 2020 dallo stampatore Mario Farina, che l’aveva acquistato dal Gruppo svedese fondatore dei Metro free press in tutto il mondo. 

Metro oggi ha edizioni di carta su Roma, Milano, Torino, Bologna e online su Firenze e Perugia. E’ distribuito in dispenser nelle stazioni della metropolitana e ferroviarie. 

Professione Reporter

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