di SOFIA GADICI

I numeri del nuovo rapporto di Reporter Senza Frontiere (RSF) descrivono una realtà sconfortante -anche se in miglioramento- sulla condizione del giornalismo nel mondo. Nel 2023 sono stati uccisi 45 giornalisti tra professionisti, non professionisti e operatori dei media, 54 sono invece tenuti in ostaggio, di 84 non si hanno più notizie e 521 si trovano attualmente in carcere. 

Si tratta di numeri in costante calo rispetto ai massimi raggiunti nel 2012 a causa delle guerre in Iraq e Siria, ma restano ugualmente preoccupanti se si considera ogni singola storia e anche la situazione che si delinea in determinati paesi, buchi neri per l’informazione e per chi la difende.

RSF compie questo censimento dal 1995, i dati sulle violenze riguardano il periodo tra il 1° gennaio e il 1° dicembre di ogni anno e viene presa in considerazione la sorte dei giornalisti solo se diretta conseguenza del loro lavoro.

luoghi di pace 

In generale il calo delle violenze contro i giornalisti, per RSF, è dovuto in parte ai miglioramenti della sicurezza nelle zone di guerra e dalla fine dei picchi delle uccisioni in Iraq e Siria. E in parte, nei luoghi di pace, a misure più forti per proteggere il lavoro giornalistico, migliori strumenti legislativi e meccanismi per combattere l’impunità.

Per la prima volta in cinque anni, nel 2023 sono stati uccisi più giornalisti in zone di guerra che in quelle di pace (23 e 22). Tra i 45 giornalisti uccisi quest’anno (16 in meno rispetto al 2022) 17 hanno perso la vita nella guerra tra Israele e Hamas. Altre uccisioni si sono verificate in Camerun, Mali, Sudan, Siria e Ucraina.

A Gaza sono morti in 13, in Israele uno e in Libano tre. Fino al 1° dicembre, in questo conflitto, hanno perso la vita complessivamente 63 giornalisti (di cui 56 a Gaza) se si include anche chi è stato ucciso in circostanze non strettamente collegate al proprio lavoro.

fotografo palestinese

Nel suo rapporto RSF ricorda Ibrahim Lafi, un fotoreporter palestinese di 21 anni della Ain Media, ucciso la mattina del 7 ottobre con in mano ancora la sua macchina fotografica. È riportata anche la storia di Roee Idan, fotoreporter israeliano che lavorava per il sito di notizie Ynet che è stato assassinato da Hamas fuori dalla sua casa mentre documentava le atrocità commesse dai terroristi. E poi ancora Issam Abdallah, libanese, ucciso il 13 ottobre vicino al confine israeliano, era un fotoreporter dell’agenzia di stampa Reuters. Quest’ultimo caso è stato oggetto di un’indagine di RSF: il luogo in cui si trovava Issam Abdallah, e insieme a lui c’erano altri sei colleghi della Reuters, dell’Agence France-Presse e di Al Jazeera, è stato preso di mira da due bombardamenti consecutivi e intenzionali da parte di Israele. 

Riguardo a questo teatro di guerra, Christophe Deloire, Segretario generale di RSF, ha affermato: “Abbiamo presentato una denuncia alla Corte penale internazionale per stabilire i fatti e fino a che punto i giornalisti siano stati consapevolmente presi di mira”.

record mondiale

Non solo guerra, giornalisti muoiono anche lì dove le bombe non cadono. Il Messico ha record mondiale di giornalisti uccisi negli ultimi cinque anni. Nel 2023 ne sono morti quattro, indagavano tutti sulla criminalità organizzata. Gerardo Torres Rentería (direttore di Agencia Red Noticias) e Nelson Matus Peña (direttore di Lo Real de Guerrero) sono morti ad Acapulco l’11 maggio e il 15 luglio scorsi. Il corrispondente di La Jornada Luis Martín Sánchez è stato trovato senza vita nello stato di Nayarit l’8 luglio. Marco Aurelio Ramírez Hernández, editorialista di Radio Stereo Luz FM, è stato assassinato il 23 maggio.

Critica anche la situazione in Bangladesh. I giornalisti assassinati nel 2023 sono stati tre: il corrispondente del Daily Monitor e un giornalista del quotidiano locale Brahmanbaria Patrika sono stati accoltellati a morte il 9 gennaio scorso. Il corrispondente di Banglanews24 Golam Rabbani Nadeem è stato ucciso il 15 luglio dopo aver pubblicato una serie di articoli sullo scandalo matrimoniale di un funzionario locale. Una fotografa del quotidiano Alor Jagat, Mossamat Sahara, è stata investita il 20 settembre mentre lavorava a un caso di contrabbando in cui potrebbero essere coinvolti potentati locali.

grande carceriere

In calo dell’8,4% rispetto al 2022 il numero dei giornalisti attualmente detenuti per motivi arbitrari legati alla loro professione: nel 2023 sono 521. La Cina è ancora una volta il più grande carceriere di giornalisti al mondo, con 121 professionisti dei media rinchiusi, di cui 12 a Hong Kong e 42 nello Xinjiang, cioè una regione autonoma dove il governo cinese ha condotto una violenta campagna di repressione contro gli uiguri, una minoranza etnica turca a maggioranza musulmana. I giornalisti uiguri rappresentano il 64% (77) di tutti i giornalisti imprigionati in Cina. Tra loro ci sono Ilham Tohti, fondatore del sito di notizie Uyghur Online, e Gulmira Imin, del sito di notizie Salkin. Tra i dodici giornalisti detenuti nella regione amministrativa speciale di Hong Kong c’è Jimmy Lai, il fondatore del quotidiano Apple Daily, che rischia una condanna all’ergastolo ai sensi della repressiva legge sulla sicurezza nazionale.

Dopo la Cina, hanno il maggior numero di giornalisti incarcerati il Myanmar e la Bielorussia. Il paese di Alexander Lukashenko, con le sue politiche sempre più repressive, tiene in carcere 39 giornalisti (sette in più rispetto al 2022). Il paese è al 157° posto su 180 paesi nell’indice mondiale della libertà di stampa di RSF. Maryna Zolatava, direttrice di Tut.by – il media più letto del Paese fino alla sua chiusura nel 2021 – e Liudmila Chekina, la sua editrice, sono considerate “terroriste” dal governo bielorusso e il 17 marzo 2023 sono state condannate a 12 anni di reclusione.

sette rapiti

Dei 54 i giornalisti tenuti in ostaggio in tutto il mondo, sette sono stati rapiti quest’anno. Di loro cinque sono stati liberati mentre gli altri due, i maliani Saleck Ag Jiddou e Moustapha Koné, presi in ostaggio il 7 novembre, rimangono nelle mani dei loro rapitori. Gli altri ostaggi si trovano in soli quattro paesi: Siria (38), Iraq (9), Yemen (4) e Messico (1). 

In ultimo, tra gli 84 giornalisti che risultano scomparsi, più di un terzo sono messicani. Tra i restanti, due sono palestinesi, scomparsi il primo giorno di guerra tra Israele e Hamas, e una è la russa Victoria Roshchyna, giornalista freelance di 26 anni scomparsa il 3 agosto 2023 mentre lavorava a un reportage dai territori occupati illegalmente in Ucraina. Secondo il Servizio di sicurezza ucraino è stata catturata dalle forze di occupazione russe.

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