La Rete NoBavaglio rivolge un appello ai Direttori di testata, agli operatori dell’informazione e alla società civile: “Giornalisti e cittadini si uniscano nella mobilitazione contro l’ennesima legge-bavaglio”.

La Federazione nazionale della Stampa ha annunciato che non parteciperà alla conferenza stampa di fine anno della presidente del Consiglio Giorgia Meloni, “espressione di una maggioranza che vuole stringere il bavaglio intorno all’informazione”.

Quel giorno la Fnsi promuoverà una protesta simbolica che coinvolgerà i presidenti e i segretari delle Associazioni regionali, i cronisti e giornalisti tutti. Il 3 gennaio sarà convocata la Conferenza dei Comitati di redazione per stabilire la scansione temporale delle azioni che dovranno portare allo sciopero generale, “uno sciopero contro la censura di Stato e per rivendicare l’identità e la dignità della nostra professione”.

“provvedimento autoritario”

Martedì la Camera dei deputati ha approvato un emendamento a un disegno di legge che introduce nuove regole sul modo in cui vengono diffusi su giornali e media gli atti dei processi: in base all’emendamento, fino alla fine delle indagini preliminari sarà vietato pubblicare integralmente o in parte il testo di un’ordinanza di custodia cautelare, cioè il provvedimento con cui un giudice decide misure cautelari (come la carcerazione o gli arresti domiciliari) per una persona indagata. A meno che non si decida di rendere il divieto più restrittivo, si potrà comunque dare notizia di quello che c’è scritto nell’ordinanza. La questione e le polemiche che ne sono seguite le ha ben spiegate Il Post.

“Il divieto di pubblicare -si legge nell’appello della Rete No Bavaglio- che secreta le ordinanze di custodia cautelare e i contenuti fino alla fine dell’udienza preliminare rappresenta un provvedimento autoritario gravissimo che non solo colpisce e limita il lavoro dei giornalisti, ma soprattutto il diritto dei cittadini di essere informati e rende più indifese le stesse persone private della libertà”. Nel nostro Paese, afferma NoBavaglio, esiste un partito del bavaglio trasversale ai vari schieramenti parlamentari che vuole silenziare l’informazione per poter agire senza avere addosso l’occhio mediatico: è successo durante la stagione del governo Berlusconi e nel 2015, quando il governo Renzi voleva impedire la pubblicazione delle intercettazioni. NoBavaglio è nata in quest’ultima occasione, con un appello scritto insieme al giurista Stefano Rodotà poi condiviso da Fnsi, Odg, da decine di associazioni e organizzazioni, personalità della cultura e dello spettacolo e del mondo politico in prima linea nella difesa dei diritti democratici, della libertà di espressione garantita dall’articolo 21 della Costituzione.

indipendenza dell’informazione

Prosegue l’appello: “Con l’alibi della difesa della privacy, del diritto all’oblio e della presunzione di innocenza del decreto Cartabia (che affida ai procuratori la responsabilità di decidere se possa essere resa pubblica una inchiesta) si vuole sempre più condizionare l’indipendenza dell’informazione. La stessa riforma del reato di diffamazione, attualmente in discussione in Parlamento, non solo non risolve il problema delle querele-bavaglio, ma toglie ulteriore autonomia ai giornalisti stabilendo multe onerose e l’obbligo di rettifica senza contradditorio. In questo clima  si contestualizza l’emendamento che proibisce la pubblicazione dei contenuti dell’ordinanza di custodia cautelare fino alla fine dell’udienza preliminare”.

Ecco, secondo No Bavaglio, il merito dell’emendamento: “Dal momento dell’arresto fino al processo, all’opinione pubblica per mesi sarà negato il diritto di essere informata su temi importanti come la lotta alla corruzione e la lotta alla mafia. Ma non solo: non sarà possibile conoscere le accuse e le prove contestate alla persona finita in carcere. E quindi se si tratta di una reclusione legittima o eccessiva: di conseguenza saranno colpite anche le garanzie a tutela del cittadino indagato o arrestato”.

montenegro e macedonia

La Rete NoBavaglio è al fianco della Federazione della Stampa italiana e dell’Ordine dei Giornalisti e si unisce all’appello rivolto al presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, di non firmare questo provvedimento liberticida che farà declassare ulteriormente l’Italia, oggi al 41° posto appena dietro a Montenegro, Argentina e Macedonia del Nord, nella classifica del World press Freedom di Reporter sans frontiere.

La Rete NoBavaglio chiede ai Direttori delle testate giornalistiche e a tutti gli operatori dell’informazione di dare vita a una campagna contro tutti i bavagli, a una battaglia di civiltà e democrazia che deve creare un’alleanza tra mondo dell’informazione e cittadinanza attiva: “Uno Stato davvero democratico dovrebbe favorire la verifica delle informazioni e non ostacolarla. Senza libertà non può esistere una informazione corretta e di qualità e senza informazione la libertà muore”.

Rete#NoBavaglio- Diritti Ambiente Solidarietà – Liberi di essere informati è nata da un appello scritto insieme a Stefano Rodotà: è formata da cittadini, attivisti per i diritti, giornalisti, operatori dell’informazione, foto e video reporter, blogger, mediattivisti. Lotta contro i bavagli, contro i vecchi e i nuovi fascismi contro sessismo e diseguaglianze in difesa dei diritti civili e umani e dei beni comuni come istruzione, conoscienza, sanità, sport, ambiente.

(nella foto, Stefano Rodotà e l’ex segretario Fnsi Raffaele Lorusso)

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