di ALBERTO FERRIGOLO

Perché un medio imprenditore della Marca trevigiana si spinge ad investire nella carta stampata? Con quali intenti? Interessi sul Veneto e la sua economia? Interessi a breve, medio o lungo termine? Oppure, interessi direttamente politici e per orientare e influenzare l’opinione pubblica?

Sono le domande che circolano dopo l’accordo preliminare per la cessione delle sei testate locali del Veneto del Gruppo Gedi (ex Caracciolo, ex Gruppo L’Espresso). Corriere delle Alpi, Il Mattino di Padova, La Nuova di Venezia e Mestre, La Tribuna di Treviso, Nord Est Economia, Messaggero Veneto e Il Piccolo di Trieste) sono passati dalle mani di John Elkann a quelle di una cordata di imprenditori del Nord Est, la Nem (Nord Est Multimedia), capitanata da Enrico Marchi, il presidente del gruppo Banca Finint, controllato da Finanziaria Internazionale Holding, con base a Conegliano Veneto, e anche della Save, la società che gestisce e guida l’aeroporto veneziano di Tessera. Il perfezionamento della cessione è previsto per l’ottobre 2023.

protagonista della finanza

Marchi è uno dei protagonisti dell’economia e della finanza del Nord-Est. E da tempo si parlava del suo interesse -come “signore” della Marca trevigiana- per le testate di Gedi, impegnato in un crescente disinteresse e disinvestimento verso i giornali locali del gruppo, che controlla la Repubblica, La Stampa, Il Secolo XIX, Limes, la società di pubblicità Manzoni e uno dei principali poli radiofonici nazionali con Radio Capital, Radio Deejay, Radio m2o, le Guide di Repubblica. Elkann controlla anche, tramite Exor, il prestigioso settimanale inglese The Economist.

Ma mentre Elkann si disfa pezzo dopo pezzo delle testate locali, cosa motiva Marchi a puntare sul settore, in un’avventura con elevate probabilità d’insuccesso economico?”? Ad alcune delle questioni aperte da questa vendita cerca di dare una risposta Ytali, “la rivista plurale online” di carattere internazionale, con cuore pulsante a Venezia, diretta da Guido Moltedo, ex notista politico del manifesto, trasferitosi in laguna dopo aver diretto la comunicazione del Comune di Venezia con il sindaco Paolo Costa, dal 2000 al 2005.

parole molto dure

Secondo Ytali, Marchi è da tempo sulle cronache locali e nell’informazione economico-finanziaria, da quando Save “si è trasformata in un gruppo di servizi ai passeggeri nelle infrastrutture di mobilità”, facendo così diventare il Marco Polo uno dei tre aeroporti intercontinentali italiani, con piani di ulteriore sviluppo, “che sono fonte di tensione e conflitti, non solo con il mondo ambientalista e con i sostenitori del comune buon senso, ma anche con circoli politici che, per ragioni di posizionamento e di potere, contrastano i disegni di Marchi”.

Quali circoli? Tra questi, la rivista online indica il sindaco della città lagunare, capoluogo del Veneto, Luigi Brugnaro, nei confronti del quale sono volate “parole molto dure” da parte dello Marchi. Tipo queste: “Non capisco come il sindaco di una città importante come Venezia possa dire così tante sciocchezze in così poche righe. Ci sono due possibilità: o è disinformato oppure è in malafede”. Parole che non riecheggiano neppure nelle sedute più contrastate del Consiglio comunale con affaccio sul Canal Grande.

tassa d’imbarco

Al centro del contrasto tra Marchi e il primo cittadino sarebbero gli effetti, giudicati negativi da Marchi, dell’aumento della  tassa d’imbarco al Marco Polo (2,5 euro a passeggero), che ha portato Ryanair a ridurre la propria attività allo scalo di Tessera. Un provvedimento a cui avrebbero fatto seguito, stando a Ytali, “confuse obiezioni, volte a minimizzare la misura decisa, da parte del primo cittadino contro la compagnia aerea” low cost, e di riflesso “contro Marchi”, patron di Save, la società di gestione dell’aeroporto di Venezia.

La rivista si chiede se sia “solo un episodio eclatante”, oppure “l’inizio di un conflitto che ha come posta in palio la successione a Brugnaro”? Per altro, proprio nello stesso periodo, ci saranno anche le elezioni in Regione, con il leghista Luca Zaia che ne lascerà la guida. 

Pertanto sembra a molti evidente che “l’operazione di Marchi” vada inquadrata “in uno scenario politico in movimento, in cui sembra disegnarsi un inedito paesaggio regionale e cittadino, molto diverso da quello attuale”. 

industria ed editoria

Accanto a Enrico Marchi nell’operazione sui giornali ci sono tutti i principali imprenditori del Veneto: da Alessandro Banzato (Acciaierie venete) a Giampietro Benedetti (Danieli) passando per Enrico Carraro (Carraro Group), Angelo Mandato (Bioman), famiglia Nalini (Carel Group), VideoMedia (Confindustria Vicenza), famiglia Canella (supermercati Alì), Federico De Stefani (Sit), Alberto Zanatta (Tecnica Group), famiglia Cattaruzza (Ocean Group), famiglia Samer (Samer Group).

Tuttavia, quello dell’industria è un mestiere, quello dell’editoria un altro ancora. Con caratteristiche, particolarità e sensibilità assai differenti. Anche perché non sono più gli anni d’oro in cui i giornali tra introiti pubblicitari, copie vendute, gadget vari macinavano profitti. I quotidiani sono passati dai 6 milioni e 800 mila copie quotidiane vendute nel 1992, massimo storico, a  1,57 milioni nel primo semestre del 2022, secondo i dati forniti dall’Agcom, l’Autorità per le Garanzie nelle Comunicazioni.

compagni d’avventura

Secondo Ytali, dunque, Marchi e i suoi compagni d’avventura “non intendono fare da spettatori, ma far pesare fin da adesso i loro interessi, da tutelare e da espandere, su chi si candiderà alla guida del Veneto e alla guida di Venezia, a partire dal progetto di espansione dell’aereoporto veneziano e del Bosco dello Sport”.

Le testate rilevate, ad ogni modo, hanno perso smalto, sono affaticate, specie dopo la pandemia, con organici ridotti all’osso e sempre sull’orlo di una crisi di nervi. Il rilancio sembra un’impresa. Ci riusciranno Marchi e il suo gruppo di imprenditori veneti? Meglio, sarà Marchi “un editore migliore”, più avveduto di Gedi? Pronto a investire e non solo a tagliare? 

Ma soprattutto, lo scontro di potere che si prospetta, varrà alla fine la candela?

Consulente strategico di Marchi sarà Paolo Possamai, giornalista economico con lunga esperienza come direttore dei quotidiani veneti. Amministratore delegato dovrebbe essere  Giuseppe Cerbone, ex ad del Gruppo Sole 24 Ore, e dell’Ansa, impegnato come consulente nella complessa due diligence che ha anticipato l’accordo.

(nella foto, Enrico Marchi)

2 Commenti

  1. Perché si continua a parlare di “Veneto” quando Il Piccolo è di Trieste e il Messaggero Veneto è di Udine, quindi Friuli Venezia Giulia?

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