di ANDREA GARIBALDI

Andrea Purgatori ha vissuto tante vite. Diciamo sette.

Nella prima è giornalista. 

Nell’ultima (o penultima) è giornalista (anche se -di solito- è un mestiere che, lasciato, non si riprende). 

Fra tutte le vite -azzardiamo- quella che gli garbava di più era l’attore. Perché Purgatori recitava sempre un po’, in ogni vita. Con quella voce calda, il mezzo toscano spento alla Clint Eastwood, la camminata lenta, il sopracciglio alzato. 

accuratamente casual

Quando arrivava sui luoghi dei delitti era un avvenimento. A via Gradoli, durante il caso Moro, covo delle brigate Rosse, appare tardi, ciondolante, vestito accuratamente casual, il mezzo sorriso di chi sa sempre qualche cosa in più. Senza nessuna arroganza. Un po’ americano a Roma, lui che aveva preso il Master of Science in Journalism alla Columbia University di New York. Alla base, passione per il primato, ma anche gran curiosità per le vite degli altri. 

All’epoca di via Gradoli, 1978, ha da poco lasciato Il Tempo per il Corriere della Sera. Al Corriere sarà un capo della Cronaca di Roma spregiudicato, gli anziani ricordano ancora lo scandalo di un’inchiesta sui comportamenti sessuali estremi. Sul paludato Corriere! 

manipolo di cronisti

C’è la strage di Ustica, si mette alla testa del manipolo di cronisti che cerca di sfondare le omertà internazionali. E le missioni estere, Iran-Iraq, guerra del Golfo, Intifada, Tunisia, Algeria. Nel 2000, l’addio. Clamoroso, folle addio. Lascia il Corriere, il posto fisso, da inviato scelto, quando ancora il giornalismo è socialmente prestigioso, perché ha cominciato con la  sceneggiatura e lo spettacolo, per lui, è una magnifica sirena. Ha già scritto “Il Muro di gomma”, film sull’aereo caduto a  Ustica e su se stesso (regia di Marco Risi) e “Il Giudice ragazzino”, la storia di Rosario Livatino, assassinato dalla mafia ad Agrigento a meno di quarant’anni, credente e praticante. Lui, Andrea, invece, si considera credente, non  praticante. 

La sceneggiatura diventa un’altra vita. C’è una ricerca della qualità, “L’Industriale” di Giuliano Montaldo, “Segreto di Stato” di Giuseppe Ferrara, un piccolo film importante come “Fortapasc”, storia di Giancarlo Siani, cronista precario, ammazzato dalla Camorra a 26 anni (ancora con Marco Risi). Per la tv “L’attentatuni”, “Lo scandalo della Banca Romana”, “Ragion di Stato”, “Lampedusa – Dall’orizzonte in poi” e “Vatican girl”, sulla scomparsa di Emanuela Orlandi. 

cultura a New york

Comincia la carriera di organizzatore, presidente delle Giornate degli autori a Venezia. Membro del Consiglio di gestione della Siae. Presidente dei Cento autori. La vita da “politico verde”, presidente di Greenpeace. Nel 2019 scrive un romanzo, “Quattro piccole ostriche”, e il critico letterario del Corriere lo invita a diventare il Le Carré italiano. Pensa, a un certo punto, di andare a presiedere l’Istituto italiano di cultura a New York, ma questa non gli riesce. Eppure…

Eppure dove veramente si diverte, dove lo vedi che è soddisfatto dentro? Sui set. Grande spalla, intervista il suo amico Corrado Guzzanti, alias monsignor Florestano Pizzarro, il prelato più cinico del mondo e in uno sketch Pizzarro gli rivela che  l’audience bassissima di “Atlantide”, la trasmissione di Andrea Purgatori su La7, è dovuta a regali della Chiesa, scampoli dirottati dell’ascolto monstre di “Don Matteo”; altrimenti, l’audience sarebbe zero. Memorabili il medico che Andrea Purgatori interpreta in “Orecchie” di Alessandro Aronadio e il dirigente Rai in “1992”. C’è il camerata Fecchia di “Fascisti su Marte”, due personaggi nei film di Carlo Verdone (“Posti in piedi in Paradiso” e “L’abbiamo fatta grossa”). E l’avvocato Kalemzuck nella serie “Boris”. Piccole parti, un gioco serissimo. 

i dolori e l’entusiasmo

Essendo divertente assai, Purgatori piace alle donne e quando una giovane studiosa tedesca bellissima arriva al Corriere per consultare l’archivio, è il primo a conquistarla e poi a sposarla, Nikola. Così si avventura verso un’altra vita, padre di Edoardo, Ludovico e Victoria. I dolori per le malattie, l’entusiasmo per i successi (tutti e tre lavorano nello spettacolo). Attento, premuroso, ai limiti dell’ansia per ques ti tre piccoletti, come ricordano tutti gli amici delle estati a Capalbio (quando Capalbio era landa selvaggia e i capalbiesi volgevano le spalle al mare): “Avete chiuso bene le portiere?”, se salivano in macchina con un altro genitore. A Capalbio, prima la casa in paese, poi la villa hollywoodiana, con uno dei primi robottini per pulire la piscina. Poi, anche qui, chiusura di tutto, verso altri lidi.

richiamo della foresta

Piano piano, magari la crisi del cinema, magari il richiamo della foresta, Purgatori scivola di nuovo verso il giornalismo: L’Unità, l’Huffington Post, la ricostruzione delle fonti, alcune border line (da cronista da film), come l’agente segreto Pio Pompa. E dal 2017 “Atlantide”, che non è un talk, non è infotainment, è rimettere le mani nei misteri del mondo, ma soprattutto in quelli italiani, il Paese dove non si arriva mai neanche vicino alla verità, dove i colpevoli si possono solo colpire con le invettive, come fece Pasolini. Prima che finalmente, una buona volta, trovasse questi colpevoli, Andrea Purgatori è colpito a morte. E decide di sparire dalla scena, per non essere visto in difficoltà.

Quando è già avviata la settima vita, nonno di Leonardo, Pietro e Guglielmo. 

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12 Commenti

  1. Garibaldi sei veramente bravo!
    Hai dipinto il nostro amico in modo sublime ed efficace. Leggero ed ironico come sarebbe piaciuto a lui e come piace a noi suoi amici.

  2. Il miglior articolo che ho letto dedicato al grandissimo Purgatori. Uno dei casi in cui, dopo che lo sguardo ha superato l’ultimo punto, ho pensato “vorrei davvero averlo conosciuto personalmente. Per averlo scritto, esattamente così, io stesso”. Ci manchi e mancherai immensamente, Andrea! Che la terra ti sia lieve..

  3. Questo ritratto non è solo un bellissimo omaggio ad Andrea Purgatori, ma anche il tratteggio di quella che era una grande professione, il giornalismo. Oggi forse sono pochi i giovani che sappiano veramente qual fosse il carattere, il “profumo” (e anche il cattivo odore a volte) di un lavoro che è (era) una forma di impegno pubblico. Non solo curiosità, ma anche responsabilità. Responsabilità verso quella democrazia di cui si parla fin troppo spesso, ma la cui sostanza è il continuo tentativo di svelare i segreti del potere.
    E poi fantastico il riferimento alle molte vite, il sogno di ogni essere umano.
    Grazie

  4. Già, sette vite, come è accaduto davvero ad Andrea. Tutti i gatti sono d’accordo, noi suoi colleghi o amici ancora di più. Grazie, Andrea: ad entrambi gli Andrea.

  5. È bello leggerti. Bello sapere che ci sono le grandi persone, fari, ..vite vissute con senso, da ammirare e da stimare.. da riflettere ..che tutto ha un significato molto profondo!

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