“Volevo fare il giornalista-giornalista”. Si intitola così il libro su Andrea Purgatori – in edicola e in libreria dal 15 novembre – curato dall’amico e collega Paolo Conti e pubblicato dalle Edizioni Solferino. Sottotitolo: “Le inchieste sui grandi misteri italiani”. Una raccolta dei suoi lavori più significativi e più belli.

Andrea Purgatori è scomparso il 19 luglio 2023. Un addio improvviso, dopo una rapidissima malattia. “La sua morte -scrive Conti nell’introduzione- ha lasciato un vuoto nel cuore dei suoi amatissimi figli, Edoardo, Ludovico e Victoria, ovviamente. Ma anche sulla scena della comunicazione e dell’informazione nel nostro Paese”. Da anni Purgatori era autore e conduttore di “Atlantide” su La7.

scrittura severa

Andrea Purgatori entrò giovanissimo al Corriere della Sera, nel febbraio 1976, a 23 anni, e lasciò il giornale nel 2000 per dedicarsi a un lavoro più ampio: sempre il giornalismo ma anche il cinema, il racconto sui nuovi media, la televisione. Tornò a collaborare con il giornale di via Solferino negli ultimi anni.

“Il lettore -prosegue Conti- ritroverà qui il primo Purgatori, un professionista che resterà fedele a sé stesso fino alla fine: una scrittura densa, rapida, priva di inutili orpelli. In una parola: una scrittura severa, come aveva appreso alla Columbia University di New York nel 1980 durante il suo Master of Science in Journalism. Nel febbraio 1985, l’allora direttore Piero Ostellino decise  un radicale ricambio generazionale al vertice della cronaca di Roma. Andrea divenne capocronista, a 32 anni, ed io suo vice, a 31.  Mossa che provocò molte perplessità in una redazione di consolidati professionisti.

Fu come gettarsi in una vasca d’acqua ghiacciata. Cominciammo a lavorare insieme dalla mattina a notte fonda. Andrea aveva continuamente intuizioni controcorrente. Sapeva che una cronaca come la nostra, che doveva fare i conti con concorrenti storicamente molto radicati nel territorio, poteva attirare lettori solo giocando di contropiede, sorprendendoli continuamente. Rivoluzionò la grafica guardando ai quotidiani statunitensi, puntò su un uso anche spettacolare delle fotografie, decise titoli più che coraggiosi. Pur essendo di fatto coetanei, devo a lui (oltre a mille, indelebili gesti di autentica amicizia e di immensa solidarietà, un patrimonio incancellabile) la scoperta di un modo diverso di fare cronaca, di raccontare Roma, di non fare facile scandalismo ma di non temere mai il potere. Quando presi il suo posto, partii da tutto questo patrimonio, costruito soprattutto con lui e grazie a lui”.

familiari delle vittime

Nel libro viene ripercorsa fin dall’inizio, nell’immediatezza della strage, la vicenda di Ustica: “Purgatori ha svelato le bugie e le omissioni di chi portava avanti la tesi di una bomba esplosa a bordo dell’Itavia, che il 27 giugno 1980 viaggiava con 81 persone a bordo, rivelando come il disastro fosse stato causato dall’impatto con un missile, rimanendo sempre al fianco dei familiari delle vittime e soprattutto garantendo la ricerca della verità. Per questo Purgatori-Ustica è diventato un vero sinonimo, un marchio professionale di continuità unica nel panorama giornalistico italiano, di desiderio di arrivare alla verità, di difendere chi si è ritrovato senza una persona cara e privato del proprio diritto a sapere cosa fosse accaduto”. 

Conti ricorda che in redazione a via Solferino, a Milano, Purgatori raccontò un giorno che da giovanissimo cronista de Il Tempo una volta arrivò sulla scena di un delitto prima ancora degli investigatori e scivolò, per le scale, finendo sul sangue della vittima. Per anni poi si occupò di esteri, di Israele, di Iran e di Libia, in tempi in cui lavorare su quei campi era particolarmente complesso. 

sabbia sui fatti

In “Volevo fare il giornalista-giornalista” i lettori troveranno (a partire dal suo primo articolo firmato sul Corriere della Sera il 5 febbraio 1976) molte prove da grande cronista: il delitto Pasolini, la morte di Giorgiana Masi nel 1977, le atrocità delle Brigate Rosse, il caso Moro, la scomparsa di Emanuela Orlandi. 

“Un vero giornalista, un protagonista della nostra storia civile. Un amico che nessuno potrà mai sostituire. Mai”, conclude Conti.

Il direttore del Corriere Luciano Fontana nella prefazione descrive Purgatori come un giornalista-giornalista che non si è mai fermato davanti alle verità di comodo, alla sabbia gettata sui fatti per nasconderli, deviarli, renderli incomprensibili”. Il libro contiene anche i ricordi di Tiziana Ferrario, Saverio Lodato, Enrico Mentana, Sigfrido Ranucci, Andrea Salerno e Fiorenza Sarzanini. 

(nella foto, Purgatori ad “Atlantide” sulla strage di Ustica)

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