“Trentanove anni fa l’11 giugno del 1984 moriva nostro padre”. Comincia così la lettera a la Repubblica che hanno scritto Bianca, Maria, Marco e Laura Berlinguer.

I quattro figli di Enrico, segretario del Partito Comunista Italiano dal 1972 al giorno della sua morte, hanno utilizzato il triste anniversario per un appello ad Alfredo Romeo e a Piero Sansonetti, editore e direttore, dal 16 maggio, della nuova Unità.: “Berlinguer non è un brand. Lasciate in pace nostro padre”. 

Scrivono: “Pochi mesi prima di morire, il 24 marzo 1984, un’altra foto di papà era sulla prima pagina dell’Unità, quotidiano che sotto la testata aveva la scritta ‘organo del partito comunista italiano’. In quell’immagine Berlinguer sorrideva circondato da tanti compagni mentre una grandissima manifestazione attraversava le vie di Roma per protestare contro i taglia alla scala mobile voluti dal governo presieduto da Bettino Craxi. Il titolo a tutta pagina dell’Unità era: ‘Eccoci’. Quella stessa foto l’abbiamo rivista in questi giorni, utilizzata come spot pubblicitario per promuovere l’uscita in edicola di un nuovo quotidiano che ha assunto un vecchio nome, l’Unità”.

“sconcerto e amarezza”

I quattro figli di Berlinguer hanno provato “sconcerto e amarezza”. “Da oltre tre decenni -scrivono- non esiste più il partito comunista italiano. Da allora l’Unità ha avuto numerosi direttori, fino a concludere definitivamente la sua storia ormai sei anni fa. Quello che torna oggi nelle edicole è un quotidiano interamente nuovo che dell’antico e glorioso giornale conserva solo il nome. E solo perchè quando è stato messo all’asta un imprenditore più rapido di altri è riuscito ad acquisirne la proprietà. Ma della storia precedente nulla rimane: e nemmeno uno di quei redattori che hanno tenuto in vita il giornale fino al 2017. Come spiegarsi allora sotto il profilo giornalistico, politico, culturale e anche morale la volontà di affermare a tutti i costi una continuità tra il giornale fondato da Antonio Gramsci e quello oggi in edicola? E come spiegarsi che venga utilizzata una foto così significativamente legata al suo tempo per pubblicizzare un prodotto inevitabilmente tutto diverso?”. Conclusione: “Per noi è motivo di gioia sapere che la vita e l’attività di nostro padre vengano sentite e vissute da quanti gli vogliono ancora bene, ma altra cosa è trasformare il suo ricordo in un brand pubblicitario. Per favore lasciatelo in pace”.

vecchia e nuova

Sansonetti ha risposto con un lungo articolo sull’Unità del 14 giugno. Fra l’altro, scrive:

“Ognuno interpreta il giornalismo come vuole. O come sa. (Certo, a proposito di “padri” la Repubblica di Scalfari non avrebbe mai fatto cose di questo genere). Resta la questione posta dai figli di Berlinguer, i quali nella loro lettera sostengono che la nuova Unità non ha niente a che fare con la vecchia Unità. E quindi non deve utilizzare l’immagine di Enrico Berlinguer. Ecco, questo non è vero. Del resto mi pare che nessuno abbia mosso una contestazione alla linea politica, radicalmente di sinistra, che stiamo affermando col giornale, e che è tornata a vivere in un panorama dell’informazione che da anni ne era privo. Si fa solo una questione di quarti di nobiltà. Beh, per quel che mi riguarda, qualche quarto, o almeno qualche ottavo lo rivendico. Non è che io non abbia mai avuto a che fare con l’Unità come lascia intendere la lettera. Proprio in quel numero dell’Unità mostrato da Berlinguer nella foto di cui stiamo discutendo, c’è la mia firma in prima pagina. Ho iniziato a lavorare all’Unità nel 1975, ci sono rimasto per trent’anni. Per venti ho fatto parte della sua direzione, come caporedattore centrale, vicedirettore e condirettore. Ho lavorato con impegno travolgente, per tutta la parte più giovane ed efficiente della mia vita professionale, fianco a fianco con direttori come Reichlin, Petruccioli, Macaluso, Chiaromonte, D’Alema, Foa, Veltroni e Caldarola”.

E più avanti: “L’Unità è un giornale che vuole ripartire da dove ci eravamo lasciati. Dalla vecchia Unità, quella di prima della traumatica chiusura del 2000. Quella che sapeva rispettare la verità, dire cose scomode, quando serviva anche litigare col partito, che a quell’epoca era l’editore. Litigammo persino su Togliatti. Litigavamo e sapevamo imporci. L’Unità che abbiamo riportato in edicola è un giornale che vuole difendere la tradizione, il passato, la storia, e ridare vita a grandi idealità, come quella dell’uguaglianza, che sembra scomparsa, ma anche quelle della fraternità e naturalmente quella della libertà: guardando avanti, senza pensare però che qualunque idea nuova sia migliore di una idea vecchia. Un giornale così non deve usare l’immagine di Enrico Berlinguer? Non capiamo il perché. Se è necessario discutiamone”.

(nella foto, Piero Sansonetti, con la nuova Unità)

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