Che succede al giornalismo nel 2023? 

TikTok cresce e porta con sé la crescita delle notizie sotto forma di video digitali. 

Twitter, dopo l’acquisto di Elon Musk, ha un’immagine appannata. Molti giornalisti vorrebbero abbandonare, Ma non c’è alternativa. 

A parte una inesorabile avanzata di LinkedIn.

Si rafforzano gli investimenti sui podcast, informazione audio. 

C’è la sensazione diffusa che il giornalismo non si stia occupando in modo esauriente del cambiamento del clima. Ci sarà più impegno su questo. 

Allarme per il numero crescente di persone che vuole “evitare le notizie”. 

Per contrastare questo fenomeno aumenteranno gli esempi di “solution journalism”, giornalismo che risolve i problemi. 

Novità del momento è Chat Gpt, l’applicazione che risponde a ogni domanda. Come fronteggiarla? 

Su tutto aleggia la “fine dei social network”: ma ci vorrà tempo, parecchio tempo perché accada davvero.

Sono queste le tendenze 2023, evidenziate, come ogni anno dal Digital News Report, del Reuters Institute, sulla base -stavolta- di 303 interviste a “news leaders”, importanti addetti ai lavori di 53 Paesi. Vediamo nel dettaglio.

Meno fiducia. Soltanto meno di metà degli intervistati vede con ottimismo al 2023. L’anno scorso erano i tre quarti. Ricavi in calo, pubblicità in calo. Costi in crescita (per la stampa costi raddoppiati in alcuni casi). Risultato: incertezza e preoccupazione. Nuovi tagli all’orizzonte.

A pagamento. Ci sarà un’accelerazione verso i contenuti a pagamento, circa l’80 per cento degli editori intervistati sta andando in quella direzione. Le previsioni però non sono eccezionali, se si pensa alla crisi generale delle sottoscrizioni (vedi caso Netflix). Più realistico pensare a un impegno per tenersi i sottoscrittori attuali, piuttosto che a farne di nuovi.

Combinazione. Ai sottoscrittori si continueranno a offrire “pacchetti” di prodotti. Il New York Times offre le news più lo sport di The Athletic, più il gioco Wordle. Una formula difficile da abbandonare, nel timore di perdere fedeli.

Diversificazione. Non solo informazione, però. Le Aziende si concentreranno anche sull’organizzazione di eventi e la ricerca di fondi attraverso le grandi piattaforme: già molte grandi compagnie ottengono pagamenti diretti attraverso i like di Google e Facebook. 

TikTok. Più concentrazione di gran parte degli editori per stare su TikTok. Il successo di TokTok porta con sé l’interesse per i digital video, considerata l’area di più grande innovazione nel 2023. Un’area dove applicare grande creatività in video verticali da un minuto, con scritte e animazione.

Twitter. Meno fiducia in Twitter, dopo il passaggio a Elon Musk. Ma, riguardo ai giornalisti, una cosa è parlarne male, un’altra abbandonarlo: Twitter resta unico per tenere il contatto con le fonti, smistare le notizie verso gli altri social, controllarle. Fa ormai parte del flusso di lavoro dei giornalisti, è uno strumento difficile da sostituire. Molti però si stanno spostando su LinkedIn. “Ci vorranno molti anni per un cambiamento radicale”, dice Nic Newman, capo degli autori del Report di Reuters. 

Podcast e audio. Il 70 per cento degli editori investiranno di più in podcast quest’anno. Podcast per raccontare le notizie del giorno. Podcast per i fatti criminali. Podcast pensati solo per i sottoscrittori. 

News letter e relazioni. Il 69 per cento degli editori investirà di più anche sulle News letter. Secondo Reuters anche questo dato testimonia l’importanza crescente nel mondo dei media per la lealtà, la relazione approfondita con i lettori, il servizio per piccole nicchie. 

Climate change. Almeno un quarto degli editori sta sviluppando una strategia per coprire il clima. La sensazione generale è che finora si siano seguiti gli eventi drammatici, uno qua uno là, ma senza mettere tutto in collegamento, senza considerare la connessione del cambiamento climatico con tutti gli altri aspetti della vita, dall’economia allo sport. Sarà tenuto in gran conto anche l’”impronta carbonica” dell’attività giornalistica. 

Notizie addio. Pur così importanti e decisive per il futuro, le notizie sul clima sono uno dei motivi per l’abbandono delle notizie da parte di una fetta crescente dei cittadini. Perché sono “depressive”. 

Solution journalism. Per contrastare il “news avoidance”, lo scansamento delle notizie, l’idea su cui lavora oltre il 70 per cento degli addetti dei media è il “solution journalism”, giornalismo che non si limita a indicare problemi, ma trova anche le soluzioni e riesce a imporle alla società politica e civile. Giornalismo come agenzia, rappresentanza. Attenzione anche per il giornalismo che racconta storie positive, persone buone, buone iniziative. 

Chat Gpt. Neanche due mesi di vita e già si impone come una enorme novità. L’applicazione creata da Open AI di Elon Musk risponde a ogni domanda, effettua ricerche come Google, scrive testi in automatico. Crea stupore e genera paura. Il consiglio di Nic Newman è “impegnarsi e sperimentare”. Dice che “molte cose possono essere fatte meglio dalla tecnologia, che permette ai giornalisti di dedicarsi al giornalismo in senso stretto”. E spiega: “Chat è un grande sommario del passato. Può aiutare a contestualizzare. Ma non può raccontare ciò che è appena accaduto o sta per accadere o analizzare in tempo reale”. 

(nella foto, Nic Newman, responsabile del Report)

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