Il Comitato di redazione de la Repubblica si è dimesso, dopo soli nove mesi di mandato. La decisione è stata presa dopo tre estenuanti giorni di assemblea, convocata per rispondere a un piano di riorganizzazione del Direttore Molinari, alla riassunzione di Walter Galbiati, che era andato via 4 anni fa con incentivi, alla mancata assunzione di colleghi in jobs act. Un gruppo di redattori aveva presentato un documento molto duro che sfiduciava pesantemente Molinari, il Cdr ne ha presentato un altro, un gruppo di redattori, fiduciari e inviate (fra le firmatarie, Anna Lombardi, Brunella Giovara, Francesca Caferri, Alessandra Ziniti) ha presentato un terzo documento “per mediare”. Alla fine, la redazione ha votato quest’ultimo. Di fatto, togliendo la fiducia al Cdr. Su 325 aventi diritto, hanno votato in 231 (71 per cento del totale). La mozione “di sintesi” ha preso 142 voti, quella del Cdr 81 voti, 8 gli astenuti.

I cinque membri del Cdr -Gianluca Borgioli, Antonio Di Costanzo, Luca Iezzi, Romina Marceca, Andrea Montanari- si sono immediatamente dimessi.

buonuscita aziendale

La mozione approvata critica “la modalità irrituale con la quale è stata recentemente comunicata la riorganizzazione del lavoro, la riassunzione di un collega che ha precedentemente scelto di accettare la buonuscita aziendale – a dispetto della richiesta di dare priorità all’assunzione di redattori storici e jobs act – e le deludenti risposte ottenute in merito a problemi specifici”. Chiede quindi “un più serrato confronto con Direzione e Azienda che sia seriamente mirato al rilancio del giornale su carta e sul digitale”.

La Repubblica continua a definirsi “giornale dei diritti” -prosegue il comunicato, “ma al nostro interno carenze d’organico, mancate sostituzioni maternità, non adeguate assunzioni di precari dopo la fine dei loro contratti e costanti tagli di budget, minano l’equilibrio produttivo della redazione. Annullandone pure l’essenziale fiducia in un progetto a più lunga scadenza”. Si chiede poi conto dello stato delle nuove iniziative editoriali: “Quelle annunciate nei mesi scorsi non hanno trovato riscontro nei fatti. Né è stata spiegata all’assemblea la questione del marketing: perché la nostra testata non viene pubblicizzata e perché il prezzo del quotidiano è ormai esageratamente superiore a quello del nostro diretto competitor (24 per cento in più). Servono inoltre risposte circostanziate sul costante calo di copie in edicola. E sul perché si stia rinunciando a un rilancio della carta, che i nostri competitor non ritengono affatto residuale”.

sostegno alla carta

Si passa poi all’edizione digitale: “La strumentazione tecnica è incompatibile con le esigenze di un giornale che sostiene di scommettere sull’innovazione. Chiediamo un dettagliato programma d’investimenti. E quale sia il piano di sostegno alla nostra offerta su carta. Si arriva al paradosso di un ordine di servizio che nega le precedenti strategie editoriali disegnando una nuova separazione fra carta e digitale. La questione non più rinviabile dell’organizzazione del lavoro non può tramutarsi nell’ennesimo aumento dei carichi. Un confronto va messo in atto e il piano va presentato all’assemblea di redazione che al termine lo sottoporrà a voto”.

Dopodiché si impegna il Cdr, al quale la redazione ha già affidato un pacchetto di giornate di sciopero, a chiedere alla Direzione risposte immediate. E ad alzare il livello dello scontro se non ci saranno adeguate risposte entro 48 ore. Si chiede il coinvolgimento dei lettori e la pubblicazione integrale del comunicato sul giornale in edicola, sul sito di Repubblica.it e sulle piattaforme social.

toni più morbidi

Il comunicato del Cdr, perdente in assemblea, non appare sostanzialmente diverso. I toni sono più morbidi. Non c’è l’ultimatum di 48 ore. Dice che l’assemblea si dichiara insoddisfatta delle risposte da parte di Azienda e Direzione ai tanti problemi sollevati in questi mesi e invita ad aprire un confronto sull’ultimo ordine di servizio. Dice che troppo spesso le nuove iniziative hanno trovato l’abnegazione dei giornalisti, ma non il sostegno concreto ed efficace dell’azienda.

Il Cdr, al quale la redazione ha affidato nei mesi scorsi un pacchetto di giornate di sciopero, “ribadisce lo stato di agitazione e sollecita la Direzione a dare risposte immediate su quanto emerso, altrimenti sarà determinato a prendere nuove iniziative di lotta”.

Ancora: “L’ordine di servizio del 15 ottobre, sulle cui modalità di comunicazione resta la totale disapprovazione, deve essere l’inizio di un confronto con la Direzione sulla configurazione dell’offerta su carta o digitale. Confronto che deve passare dall’assemblea con voto sul piano che verrà sottoposto. Va affrontata con urgenza anche la questione del marketing e del prezzo del quotidiano, esageratamente superiore a quello del nostro diretto competitor (24 per cento in più). Non sono più accettabili, inoltre, disservizi sulla nostra offerta digitale. Pretendiamo un programma puntuale e dettagliato d’investimenti sui miglioramenti tecnologici. Il Cdr chiede d’incontrare mensilmente i responsabili del digitale su iniziative/promozioni e politiche di prezzo. Chiediamo un programma altrettanto dettagliato di sostegno alla nostra offerta su carta sia in termini di politiche di prezzo che di investimento”.

Si ribadisce la contrarietà alla decisione di riassumere colleghi che hanno beneficiato dell’esodo incentivato, chiedendo che le assunzioni riguardino invece i precari storici.

ringraziamenti e accuse

Il documento vincente viene pubblicato sul giornale del 21 ottobre. Sotto, un comunicato dell’Azienda. Ritiene che “il documento votato dall’assemblea contenga affermazioni in alcuni casi inesatte, in altri infondate”. L’Azienda, inoltre “mai si è sottratta a un contributo leale, trasparente e tempestivo e tale resterà la sua linea nel dialogare con la nuova rappresentanza sindacale non appena sarà costituita”. Infine l’Azienda “ringrazia il Cdr uscente per il lavoro svolto insieme in questi mesi”.

Ora si va all’elezione di un nuovo Cdr, con tutte le difficoltà che questo ormai comporta in tutte le redazioni.

(nella foto, Molinari guida la riunione di redazione al Museo dei Bersaglieri, a Roma, settembre 2022)

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