Milletrecentosedici giornalisti del New York Times dicono no al rientro in ufficio. I vertici del giornale hanno chiesto il ritorno in sede per tutta la redazione almeno tre giorni alla settimana. L’episodio fa parte della dura vertenza tra il sindacato dei giornalisti, News Guild — che comprende reporter e fotografi, redattori e dipendenti del marketing — e i vertici aziendali. I firmatari sono una parte dei dipendenti (su un totale di circa 5 mila). Tom Coffey, redattore del New York Times per 25 anni, ha spiegato al New York Post che la richiesta della direzione di costringere i dipendenti a tornare in ufficio è stata considerata irricevibile anche per via dell’inflazione record: andare in redazione significa spendere di più per benzina, mezzi pubblici e pranzi. Il tutto senza aumenti salariali.

Proprio sui salari è in corso una trattativa sindacale. L’azienda avrebbe offerto un aumento di stipendio del 4%, ma News Guild chiede un aumento dell’8% più la possibilità permanente di lavorare da casa.

La video reporter del Nyt, Haley Willis, ha twittato: “Il giornale questa settimana regala ai dipendenti cestini per il pranzo come benefit per il rientro in ufficio. Vogliamo invece rispetto e un contratto equo. Perciò questa settimana lavorerò da casa, insieme a 1.300 colleghi».

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