Un avvertimento. E’ quello che hanno lanciato a telecamere aperte alle forze politiche i rappresentanti delle organizzazioni dei giornalisti. Chiunque vinca e sia chiamato a governare il paese troverà la categoria sul piede di guerra. Fnsi, Ordine, Inpgi2 e Casagit hanno annunciato che la mobilitazione è già in atto, visto che durante la scorsa legislatura nessuno dei problemi dell’informazione è stato affrontato. Legge di sistema precariato, equo sostegno, querele temerarie.

“La politica ha voltato le spalle all’informazione”, ha detto Raffaele Lorusso, Segretario nazionale del sindacato, durante la conferenza stampa alla quale hanno partecipato anche Carlo Bartoli (Ordine nazionale), Gianfranco Giuliani (Casagit), Alessia Morani (Fondo straordinario di previdenza), pur essendo ormai chiaro che l’informazione è fondamento e sostegno indispensabile per una seria democrazia.

Un orizzonte di battaglia, dunque? I dirigenti dei quattro enti hanno messo in risalto che oggi esiste una concordanza di intenti all’interno della categoria ed hanno osservato che nessun partito, durante la campagna elettorale, ha parlato della questione informazione. Quasi che esista un disinteresse verso un tema così delicato, come ha osservato la rappresentante della Cgil, che ha portato la solidarietà della propria confederazione.

Il nuovo segretario dell’Usigrai, Daniele Macheda, ha infine sottolineato che i giornalisti non resteranno in silenzio se, nati il nuovo Parlamento e il nuovo governo, ricomincerà per la Rai “il balletto delle nomine e delle poltrone”, volute e decise dai partiti politici per l’azienda di servizio pubblico.

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