Il Messaggero va avanti con i prepensionamenti. E mette in contrasto il Comitato di redazione con la Federazione della Stampa.

Scaduto il termine dello stato di crisi, l’Azienda della famiglia Caltagirone che gestisce il principale quotidiano romano ha deciso di chiedere una proroga di ulteriori dodici mesi, per permettere al massimo numero dei giornalisti di andare in pensione in anticipo con le agevolazioni a carico della collettività. Il Cdr ha deciso di aderire alla richiesta e di firmare l’accordo, che andrà poi approvato dal Ministero del lavoro. E’ stato effettuato un referendum in redazione che ha dato questo risultato: 52 sì alla proroga, 9 no. La Fnsi era contraria alla proroga e ha deciso di non firmare. Niente firma neanche per l’Associazione Stampa Romana.

welfare aziendale

“Non aver completato il ciclo di prepensionamenti già autorizzati (12 su 20 in questo caso) non deve consentire alle aziende di allungare il tempo a disposizione per effettuarli -scrive la segreteria della Stampa Romana- Le aziende infatti godono di fondi pubblici per supportare le uscite dei colleghi e i contestuali investimenti richiesti, in questo caso non totalmente completati nell’arco biennale di vigenza del piano. A questo aggiungiamo che in fase di proroga non è stata ridotta la percentuale di cassa, con l’eccezione degli articoli 36 e dei neo assunti, nonostante l’azienda abbia portato a termine il 60 per cento delle uscite previste. Le risorse per la cassa integrazione e i prepensionamenti sono scarse e sono pubbliche. Se il Messaggero chiude i bilanci in attivo come accaduto lo scorso anno, possiede nella propria pancia le risorse per riorganizzarsi e investire correttamente sulla formazione e sul digitale, anche facendo ricorso a misure di welfare aziendale, senza ‘appoggiarsi’ allo Stato”.

 

L’approvazione richiesta per continuare con i prepensionamenti è quella del Cdr, mentre la mancata firma di Fnsi e Stampa Romana non impedisce che l’iter proceda. Si deve tener conto che Il Messaggero detiene un record per numero di stati di crisi e di prepensionamenti. I prepensionamenti, previsti con una serie di leggi a partire dal 2009, varate da governi di vario colore, sono fra le cause del fallimento dell’Inpgi e del passaggio della previdenza dei giornalisti all’Inps (dal luglio 2022).

Nell’aprile 2020, in occasione dello stato di crisi del Corriere della Sera, il Cdr aveva firmato l’accordo per gli esodi anticipati con l’Associazione Stampa Lombarda e con la Fnsi, che in un primo momento aveva annunciato di non voler firmare. Non aveva firmato l’Associazione Stampa Romana.

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