Abbiamo raccontato la vicenda dei video di Citynews, uno dei gruppi più innovativi e dinamici che fanno informazione in Italia, sulle Citroen donate al Comune de La Maddalena. Abbiamo segnalato in particolare il linguaggio del comunicato sull’evento, poco chiaro e zeppo di anglicismi, un linguaggio con cui generalmente il mondo del marketing descrive iniziative che hanno a che fare anche con l’informazione. Certamente vanno trovate sempre nuove strade per offrire sostenibilità al giornalismo. Ma il lettore, spettatore, fruitore dell’informazione stessa dovrebbe probabilmente sapere sempre con trasparenza se dietro una notizia c’è solo lavoro giornalistico o anche altro.

Citynews, attraverso il suo responsabile delle Relazioni Esterne, Attilio Velasco, ci ha mandato le sue precisazioni:

1 – “Il comunicato in questione era rivolto alle testate di settore
(marketing e pubblicità digitale) e quindi ai potenziali nostri clienti
(responsabili marketing di aziende) e centri media che leggono tali
testate. In quell’ambiente si parla quel linguaggio, anche perchè il
mercato della pubblicità è sempre più internazionale (clienti
multinazionali, piattaforme di Programmatic, Google, Youtube, ecc.).
Ogni settore ha il suo linguaggio tecnico: quello del ‘digital
advertising’ è pieno di acronimi tecnici e di termini inglesi di non
immediata comprensione”.

2 – Voi scrivete: “E’ la nuova frontiera -accettata dalle aziende
editoriali- del marketing, fare pubblicità senza che sembri proprio
pubblicità”.

“Per essere precisi non è che sia proprio una frontiera
così nuova. Il vecchio ‘redazionale sponsorizzato’ fa parte della storia
della pubblicità, scoprirete che è una attività vecchia quanto il
giornalismo. Certamente si cerca – nei limiti del possibile- di innovare
sempre nel rispetto della chiarezza con il lettore”.

3 – Scrivete: “Nè è chiaro se e come siano coinvolti i giornalisti del
Gruppo”.

“Probabilmente avete ragione, il comunicato non chiarisce in
maniera esplicita il ruolo dei giornalisti di Citynews. Vogliamo quindi
tranquillizzare i vostri lettori e tutti i giornalisti italiani,
spiegando, nel dettaglio, come lavoriamo. C’è una testata (Today.it) che
sperimenta nuovi format e linguaggi giornalistici nell’app e/o nei
social network, mentre c’è un reparto marketing (nello specifico il Team
Branded Content) che utilizza questo know-how e questi esperimenti (non
la redazione o i giornalisti) per realizzare attività di comunicazione
che sono chiaramente marchiate come sponsorizzate.

In altre parole, il corpo editoriale nel suo complesso, conoscendo i
lettori ed il loro comportamento, ‘consiglia’ e supporta  il Team
Branded Content, che è composto da copy, pubblicitari, videomaker,
ecc., nella loro attività di confezionamento della comunicazione pensata
per l’inserzionista.

Nelle aziende editoriali tradizionali, molto spesso, la semplice idea di
giornalisti che collaborino o semplicemente parlino o pranzino insieme
con i colleghi del marketing faceva inorridire, in primis gli stessi
giornalisti.
Noi al contrario abbiamo sempre rivendicato la scelta di essere una
azienda unica che non separa editore e concessionaria. Così chi vende la
pubblicità deve avere a cuore sempre la qualità del prodotto (es. poco
affollamento e qualità nelle pubblicità) mentre chi produce il contenuto
giornalistico deve avere a cuore il tema dei ricavi pubblicitari e
supportare la forza vendita.
Pensiamo che questa effettivamente sia  ‘la nuova frontiera’ di cui
parlate nell’articolo. E a nostro parere è anche parte del futuro
dell’editoria e del giornalismo. Almeno di quello sano, che assume i
giovani, che ha i conti in ordine, che reinveste gli utili, che non
prende fondi pubblici, che cerca di fare informazione onesta ed imparziale”.

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