di ANNA LANGONE

Gli psicologi chiedono di esserci nelle scuole per arginare il numero di vittime e carnefici, aumentano gli incidenti con giovani deceduti per guida distratta dal telefonino e l’eco degli ultimi omicidi fra minori non si è ancora spenta. Il ritorno fra i banchi ha trovato uno scenario allarmante nel nostro tempo liquido, nel quale c’è chi affoga, ma non si può restare a guardare. Nessuno, meno che mai i giornalisti, può più limitarsi al proprio ruolo, se adolescenti muoiono per mano di coetanei, compagni, sconosciuti, rivali spesso più piccoli, ragazzi con le pistole e con i coltelli, ma anche solo con gli smartphone in grado di uccidere, di indurre ad uccidersi. Togliere la vita per uno sguardo, per un amore conteso, per una cretinata insomma, è qualcosa che continua ad accadere sotto gli occhi annebbiati della comunità. 

legge del piu’ forte

Alessandro di 13 anni a Gragnano (Napoli), Francesco di 17 anni a San Severo e Andrea di 20 anni a Orta Nova (Foggia), soltanto le ultime tre vittime sacrificali di modelli distorti, falsi miti esaltati dai social, dalla trap, veicoli di valori sbagliati come questione d’onore, odio razziale, legge del più forte e violento che anche le fiction cruente spingono ad emulare. Una giungla nata e cresciuta senza regole e così il piccolo di casa si trasforma in giustiziere, o giustiziato, proprio come ha visto in Tv che guarda sul telefonino, uno schermo non condiviso, lontano da ingerenze genitoriali. 

La causa è sempre lì, nello smartphone, tenuto nella sinistra per parlare mentre si guida, o con entrambe le mani per fare un numero, inviare messaggi mollando il volante. Nello stesso oggetto sguazzano i cyberbulli, artefici di depressione, perdita di autostima, pensieri suicidi in chi prendono di mira e che, se studente, può ingrossare la dispersione scolastica. In troppi già da bambini pendono dalle labbra di youtuber che surclassano genitori non più punti di riferimento: maestri delle elementari descrivono scolari incapaci di relazionarsi con i coetanei, insegnanti di medie e superiori si trovano davanti ragazzi senza parole alle interrogazioni, perché già nel passeggino hanno avuto fra le mani il cellulare come giocattolo. 

utilizzo vietato

E allora noi che raccontiamo la realtà dobbiamo andare oltre la cronaca che si esaurisce in un giorno, oltre la fredda ricostruzione di fatti e dinamiche e parlare più spesso di questa guerra dichiarata e combattuta dalla parte della società che dovrebbe essere futuro ma rinuncia al presente. Come non dare voce all’appello lanciato ai dirigenti scolastici dal presidente dell’Ordine degli psicologi della Puglia, Vincenzo Gesualdo, che descrive un’adolescenza diventata anomala rispetto al passato, con ragazzi vittime e carnefici e questo impone la presenza dello psicologo a scuola, “una misura imprescindibile guardando ai fatti di cronaca”, sottolinea Gesualdo. 

 E come non divulgare il più possibile l’iniziativa di licei di Bologna e Ravenna che ritirano i cellulari prima dell’inizio delle lezioni? La dipendenza si combatte anche applicando alla lettera una legge che, non si direbbe, ma esiste e vieta l’utilizzo dei telefonini in classe. E perché non spronare, in articoli e servizi televisivi più frequenti, genitori e parenti a calibrare i regali tecnologici sull’età dei ragazzi, a pretendere di conoscere Pin e Password di quei telefonini che pagano e poi accettano di trovare spenti durante le uscite di figli e nipoti? 

fiori e palloncini

Ora è necessario osare, rischiare di essere severi o bacchettoni, ma esporsi, tutti, perché i più giovani non credano che esibire forza, ricchezza, successo facile, sull’esempio di trapper ed influencer, sia il meglio che si può avere nella vita, ma imparino a dare significato a parole come sacrificio, lavoro, impegno, ormai desuete più del telefono a disco, della calcolatrice, del dizionario, oggetti che molti studenti non conoscono e non sanno, non sapranno mai utilizzare grazie a internet. 

Nessuno, ancor meno un giornalista, deve osteggiare il progresso, ma non è ciò che stiamo vivendo, non esiste sviluppo se non si può evitare neanche uno di quegli omicidi fra minori che finiscono in fiori e palloncini ai funerali e frasi strazianti sui social, ma l’indomani tutto torna come prima.  

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