(A.F.) Pace finita al Tirreno di Livorno. Il 30 giugno la redazione ha fatto sciopero a sorpresa e il 1° luglio il giornale non è uscito. La redazione ha affidato al Comitato di redazione altri quattro giorni di sciopero. Motivo dello scontro, le cattive relazioni sindacali tra la direzione della testata e la rappresentanza sindacale. In un momento di grande sforzo produttivo, con lo sbarco del Tirreno a Firenze, per la prima volta nella sua storia.

La situazione -secondo la redazione- è precipitata quando il giorno prima di un’assemblea, il direttore Luciano Tancredi ha commissionato un servizio da inviato a uno dei membri del Cdr per il giorno stesso dell’assemblea. Il gesto è stato letto come una forzatura nel già teso braccio di ferro con i giornalisti. Tancredi assicura di aver disposto il servizio prima della convocazione dell’assemblea.

“Colpo alle spalle”

Altri motivi riguardano -secondo i giornalisti- gli investimenti, il trattamento dei collaboratori, i rimborsi spese, i pendolari che hanno chiesto di essere avvicinati a casa, le sostituzioni per le ferie, la complessiva organizzazione del lavoro che investe anche la grafica del giornale e l’agenzia che fornisce i servizi al giornale per la parte nazionale. Tancredi parla di “colpo alle spalle”, dopo essersi comportato dal suo insediamento, sette mesi fa, come un “rappresentante della redazione nei confronti dell’Azienda”. Al centro della protesta c’è il problema del budget dei collaboratori, che Tancredi sei mesi fa ha deciso di affidare ai capi delle redazioni. A patto che i budget stessi non fossero superati. Dopo sei mesi invece in gran parte delle redazioni si è speso più del budget, in alcuni casi molto di più. E il direttore ha deciso di bloccare le collaborazioni non fisse fino al rientro nei limiti.

Il Cdr l’ha considerato un atto d’imperio, non concordato, e ha proposto lo sciopero. Si chiede “maggiore partecipazione alle scelte che riguardano il futuro del giornale”.

“inasprire il clima”

In una nota la Federazione della Stampa sottolinea come l'”atteggiamento ostile nei confronti del Comitato di redazione appare francamente incomprensibile”, mentre “purtroppo, l’attuale fase di scontro contrattuale continua ad essere contrassegnato da episodi che sembrano prefigurare una volontà di inasprire il clima in molte redazioni”.

Il Tirreno è stato acquisito nell’ottobre 2020 dalla Sae di Alberto Leonardis e di alcuni imprenditori assieme a Nuova Ferrara, Gazzetta di Modena e Gazzetta di Reggio, dal Gruppo Gedi di John Elkann. Lo scorso febbraio Sae ha rilevato da Gedi anche La Nuova Sardegna.

Per lo sciopero, i Cdr degli altri tre quotidiani ex Gedi, ora Sae, hanno manifestato la propria solidarietà alla redazione del Tirreno. Sostegno anche dal Cdr della Gazzetta di Mantova, ancora di proprietà Gedi.

pagine e nomine

In questi giorni al Tirreno è scattata una riorganizzazione con la nomina, da parte di Tancredi, di un nuovo vicedirettore, Danilo Fastelli, mentre un altro vicedirettore, Cristiano Meoni, è stato dislocato ad occuparsi di iniziative speciali, in un ruolo attento alla dimensione commerciale.

Il Tirreno è dallo scorso 18 maggio è impegnato con le sue pagine di Firenze, per contrastare il quasi monopolio de La Nazione, su una piazza dove escono anche le cronache de la Repubblica e del Corriere della Sera. Molte forze sono concentrate a sostenere la nuova iniziativa: la redazione di Firenze 6 passa in questi giorni da 6 a 9 persone, accorpando anche le edizioni di Prato ed Empoli. 

L’edizione fiorentina del giornale livornese si sta assestando sulle 800 copie.

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