Presunzione di innocenza: getta acqua sul fuoco, il Procuratore generale della Cassazione Giovanni Salvi, dopo le polemiche scatenate dal decreto approvato dal ministro della Giustizia Marta Cartabia, che ha inteso applicare la direttiva europea (del 2016). “Sono norme che regolamentano il comportamento dei magistrati e degli addetti alla polizia giudiziaria. Ci sono i comunicati e le conferenze stampa, è vero, ma ciò non esclude che poi il magistrato possa poi rispondere alle domande del giornalista”. Molte erano state in queste settimane le proteste da parte della Federazione della stampa e degli Ordini dei giornalisti, che avevano gridato a nuovi bavagli e ostacoli all’esercizio del diritto di cronaca. Diverse le interpretazioni espresse da alcuni Procuratori delle Repubblica.

Nel corso di un dibattito promosso dall’Ordine dei Giornalisti e dal Consiglio nazionale forense, Salvi ha detto che le stesse “Procure hanno il dovere di comunicare e ha ricordato che la Procura nazionale ha stilato un documento contenente gli Orientamenti applicativi del decreto, “al quale è auspicabile che si ispirino tutti i Procuratori della Repubblica italiani”. Il Procuratore ha affermato che i cittadini hanno il diritto di sapere cosa accede nei palazzi di giustizia e ha tra l’altro sottolineato come “sia pacifica la possibilità per i giornalisti di avere dalle Procure le ordinanze di custodia cautelare”.

Il dibattito, introdotto dall’avvocato Giuseppe Sacco e dal giornalista Gianluca Amadori, è stato condotto da Luigi Ferrarella del Corriere della Sera e dall’avvocato Piero Melani Graverini, componente del Consiglio nazionale forense. Hanno partecipato alla discussione con il Procuratore il presidente del Consiglio nazionale forense, avvocatessa Maria Masi, e il presidente del Consiglio nazionale dell’Ordine dei giornalisti, Carlo Bartoli.

Professione Reporter

(nella foto, Giovanni Salvi)

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