La foto era dietro al palco dal quale il presidente Mattarella e altre autorità hanno commemorato Falcone e Borsellino, le stragi di Capaci e via D’Amelio, il 23 maggio 2022.

La foto è ovunque, chiunque se ne appropria. Falcone e Borsellino che sorridono, complici. L’ha scattata il fotografo palermitano Tony Gentile, il 27 marzo 1992, quando i due magistrati avevano ancora pochi scampoli di vita. E ora è finita in Parlamento, in un’interrogazione del deputato di Italia Viva Michele Anzaldi, che vuole proteggerla. E proteggere il lavoro dei fotografi.

opera dell’ingegno

Nel settembre del 2019 il Tribunale di Roma ha escluso che la foto possa avere carattere d’autore, e l’ha fatta rientrare nelle “fotografie semplici”, per cui la legge riconosce all’autore il diritto di riproduzione, diffusione e vendita per 20 anni. Se invece fosse riconosciuta come “opera dell’ingegno” sarebbe “protetta” per 70 anni dalla morte del fotografo.

Il 23 maggio scorso Anzaldi ha chiesto al ministro della Cultura Dario Franceschini “se non ritenga che, a fronte dell’alto valore simbolico della celebre fotografia che riproduce i magistrati Falcone e Borsellino, non sia nelle sue facoltà riconoscerne comunque il valore di opera d’arte”. Per evitare la beffa che “il nome del fotografo non sia più citato”.

erano consapevoli

Tony Gentile ha detto all’Agenzia AGI: “Per me è una mortificazione umana e professionale, non è possibile che una foto di questo valore sia trattata in questo modo. L’ho scattata durante un convegno in cui si parlava di mafia e politica, organizzato a sostegno della candidatura alla Camera di Giuseppe Ajala. Due settimane prima era stato ucciso Salvo Lima. Falcone e Borsellino erano consapevoli di quello che sarebbe accaduto”.

Il valore della foto sta in quel senso “di intimità naturale e spontanea che si percepisce immediatamente quando qualcuno la guarda”. Considerazioni che il giudice non condivide: “Lui sostiene che quella foto è diventata icona soltanto perché Falcone e Borsellino sono morti in quel modo, mentre io dico che la fotografia è icona più semplicemente perché esiste, perché un fotogiornalista l’ha fatta sapendo cosa stava raccontando quella sera del 27 marzo”.

riproduzione sulla moneta

Oltre a Franceschini -dice Gentile – “spero risponda anche il ministro Franco per spiegarmi se ritiene giusto che la Zecca dello Stato si sia tirata indietro da un accordo concordato per la riproduzione della foto su una moneta: avrebbero dovuto riconoscermi un pagamento di 500 euro che io, per mia iniziativa, avrei devoluto in beneficenza. Alla fine la moneta esiste ma non esiste una mia firma che autorizzi l’uso della fotografia”.

“Penso che proteggere quell’icona significherebbe innescare un processo per il cambiamento della legge italiana sul diritto d’autore che penalizza, come me, migliaia di fotografi italiani”.

Il fotografo ha agito in giudizio davanti al Tribunale di Roma nei confronti della Rai per chiedere il risarcimento dei danni per l’illecito utilizzo della foto in programmi di informazione e sul sito web. L’autore richiedeva “di accertare che la propria fotografia rivestisse carattere di opera fotografica e che venisse dichiarata la responsabilità della Rai per aver illecitamente riprodotto, elaborato e pubblicato la foto, senza menzionare la paternità della stessa, né richiedere il consenso dell’autore o corrispondere un equo compenso, secondo la legge 22/04/10941 n 633,  protezione del diritto d’autore e di altri diritti connessi al suo esercizio: ‘la riproduzione di fotografie pubblicate sui giornali od altri periodici, concernenti persone o fatti di attualità od aventi comunque pubblico interesse, è lecita contro pagamento di un equo compenso all’autore, ma comunque nella riproduzione deve indicarsi il nome del fotografo e la data dell’anno della realizzazione'”.

venti o settanta anni

Il Tribunale, con sentenza del 12/09/2019, ha riconosciuto al fotografo la titolarità dei diritti di sfruttamento economico dello scatto in questione, ma ha escluso che l’opera possa avere carattere autoriale, facendola rientrare nella fattispecie di “fotografie semplici”, ”laddove la legge riconosce in capo all’autore soltanto il diritto esclusivo di riproduzione, diffusione e spaccio dello scatto per un periodo di 20 anni della realizzazione dello stesso”. La sentenza ha escluso dunque l’ipotesi di opere fotografiche, in presenza di un particolare grado di creatività. In questo caso la fotografia è protetta come opera dell’ingegno (art. 2 Legge sul Diritto d’Autore) per un periodo di 70 anni a partire dalla morte dell’autore.

“La celebre fotografia di Giovanni Falcone e Paolo Borsellino -scrive Anzaldi- nonostante il valore simbolico assunto dallo scatto, non può configurarsi come opera d’arte, con la conseguenza che, riconosciuta la caratteristica di mera fotografia semplice e la relativa tutela del diritto connesso di durata limitata a 20 anni, il nome del fotografo non potrà più essere citato in alcune riproduzioni. Tale situazione evidenzia come alcune espressioni del genio (dipinti, sculture, installazioni, performance, etc.) appaiono essere istintivamente percepite, sia socialmente sia giuridicamente, come dotate di un intrinseco valore artistico, mentre per le alle fotografie tocca, generalmente, una sorte del tutto diversa”.

Professione Reporter

(nella foto, Falcone e Borsellino, lo storico scatto di Tony Gentile, 27 marzo 1992)

 

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