In fondo al numero 25, anno II, 24-30 giugno di Tpi, settimanale di carta diretto da Giulio Gambino, c’è un’intervista con il direttore di Le Monde, che illumina di speranza il futuro del giornalismo.

A patto di seguire certe regole.

Punto primo. Jerome Fenoglio, da 30 anni nel più prestigioso quotidiano francese, dice all’intervistatrice Antonella Matranga: “Molti giornali per far fronte alla crisi e abbattere i costi hanno tagliato sui giornalisti: un errore drammatico. Le Monde invece ha assunto. Oggi siamo tra 450 e 460, contando anche i free lance regolari”.

crescita del 21 per cento

I risultati di Le Monde sono questi: a fine 2021 record di 460 mila abbonati complessivi, di cui 360mila esclusivamente alla versione digitale. Più di 430 mila copie vendute al giorno, fra abbonamenti cartacei e digitali, con una crescita del 21 per cento rispetto al 2020. Due ricette: “Abbiamo proposto da subito un’offerta digitale forte, creando un sito di qualità; abbiamo capito che l’informazione importante, di caratura internazionale, non può essere gratuita”.

Qual è la formula Le Monde? “Fornire serie chiavi di lettura dell’attualità, rivelare informazioni e scandali nascosti, saper riconoscere i propri errori”. Fra le inchieste i conti dei vip nascosti a Panama, lo scoop su Alexandre Benalla, l’assistente alla sicurezza del presidente Macron ripreso mentre aggrediva dei manifestanti.

la redazione vota

A Le Monde “non c’è un solo proprietario, ma un gruppo di investitori, nessuno in maggioranza, che in questo modo garantiscono il pluralismo. Nessuna decisone, come la nomina o il licenziamento di un direttore può essere presa senza il voto della redazione”.

Una parola decisiva è “fiducia”. Il giornale investe sul giornalismo ben fatto e restituisce ai lettori contenuti di livello. Così il giornalismo mantiene e rafforza il suo spazio: “La buona informazione è garanzia di democrazia”.

“Internet -dice Fenoglio- non è la causa della crisi della stampa, è la soluzione. Non solo internet non ha ucciso il giornalismo, ma ci ha fornito nuovi fruitori. Le Monde può contare oggi su lettori sempre più giovani, pronti ad abbonarsi come fanno con Netflix”. Anche qui, questione di fiducia, non è vero che i giovani non leggono giornali, vogliono leggere cose utili, interessanti, di cui si fidano: “Abbiamo sviluppato un’edizione di Le Monde su Snapchat, che si chiama Discover e sta andando molto bene, siamo sbarcati su Tik Tok e su Instagram. Discover-Le Monde non è un’edizione più leggera, dove si scherza o si gioca, no è sempre la nostra informazione di qualità, il nostro modo di fare giornalismo e di vedere il mondo, solo più ima breve”.

un lavoro serio

Chi realizza tutto questo? i giornalisti: “Fare il giornalista è un lavoro serio, che ha delle regole e una pratica professionale ben precisa. Il giornalista deve saper indagare, verificare le fonti, saper fare le domande, cercare un contraddittorio, saper raccontare, avere delle intuizioni e crearsi una credibilità che si guadagna in anni di esperienza”.

E anche i collaboratori devono avere un contratto, “solo in questo modo si garantisce l’autonomia, la serenità del professionista e il pluralismo”.

In Francia -spiega Fenoglio- nessuno scrive per una testata registrata gratuitamente o senza contratto, anche sul web. E anche fra i lettori c’è rispetto del lavoro, per questo preferiscono abbonarsi”. Fenoglio chiede all’intervistatrice cosa voglia dire “pagati ad articolo” e non comprende l’accenno alle “partite Iva”.

(nella foto, Jerome Fenoglio)

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