di ALBERTO FERRIGOLO

“C’è grande affetto, molta aspettativa. Quando s’è sparsa la notizia i nostri social hanno avuto un’impennata di contatti e followers”. Nominato direttore l’11 novembre scorso, Oscar Iarussi, storica firma culturale de La Gazzetta del Mezzogiorno, a lungo caporedattore centrale del quotidiano, di fatto un intellettuale di riferimento del Meridione, prepara la ripartenza della storica testata della Puglia e della Basilicata – 137 anni di vissuto alle spalle – in edicola da sabato 19 febbraio. Dopo sette mesi di chiusura, in seguito ad una travagliata vicenda editoriale. 

Al prezzo di 1,50 euro a copia, un ricco numero del lunedì dedicato allo sport pugliese e lucano e grazie anche ad alcuni mesi di abbinamento con La Gazzetta dello Sport -accordo concluso con Urbano Cairo, che ha fatto storcere il naso al Corriere del Mezzogiorno, propaggine pugliese del Corriere della Sera- La Gazzetta va alla riconquista delle edicole. Prova di mercato non facile. “Ora dobbiamo verificare se il grande affetto che ci viene tributato in queste ore si tradurrà in ciò che più conta, lettori, copie e contatti web. Però posso dire che da indagini scientifiche di mercato fatte anche in sua assenza dalle edicole – dice Iarussi – La Gazzetta del Mezzogiorno è sempre stata percepita come la testata leader del territorio”.  

Sette mesi fa, prima della chiusura, la Gazzetta vendeva circa 8 mila copie giornaliere, tuttavia nel passato ha potuto contare su oltre 500 mila lettori al giorno. “Un giornale popolare – sottolinea il neodirettore – che va nei bar, viene letto, discusso, le cui copie vengono utilizzate da più persone. Ma in questi sette mesi il mercato non è rimasto fermo, sono arrivate anche altre testate per cercare di accaparrarsi lo spazio rimasto scoperto”. 

Su Bari ha allungato la sua ombra Il Nuovo Quotidiano di Puglia, proiezione del Quotidiano di Lecce e Brindisi del Gruppo Caltagirone. Poi, lo scorso 24 novembre, è arrivata L’Edicola del Sud edita da Ledi, la società della famiglia Ladisa, ultima proprietaria de La Gazzetta del Mezzogiorno prima che fosse assegnata dal tribunale alla Ecologica Spa, attuale editrice assieme a l’Editrice del Mezzogiorno. E la piazza è già affollata contiene anche il Corriere del Mezzogiorno, la Repubblica di Bari, Il Quotidiano del Sud.

“Non sarà facile -dice Oscar Iarussi- I lettori vanno riconquistati”.

Come pensi di farlo? Qual è il tuo mandato?

“Punteremo moltissimo sul tentativo di concepire una comunità intorno alla testata con iniziative identitarie collaterali, appena sarà possibile farle. Con incontri, dibattiti, attività formative, prestando una fortissima attenzione alle scuole. Di questo ho fatto un punto qualificante del piano editoriale, che gli editori hanno accettato. Punteremo sulle scuole per fare molte attività non appena sarà possibile: in questo momento, purtroppo, nelle scuole non si può ancora entrare. Faremo poi delle atttvità esterne con associazioni di categoria, del volontariato”. 

Sarà un giornale ‘in movimento’?

“Esatto, anche per recuperare il terreno perduto dovuto a questa lunga assenza e anche perché credo che la dicotomia stampa-web non basti più ad esercitare un’attrazione, soprattutto sui più giovani. La vera missione, il vero tentativo sarà provare ad attrarre proprio i più giovani. E sappiamo tutti che chi ha meno di 40 anni legge poco o non legge”.

E come avete intenzione di avvicinarvi?

“Con iniziative collaterali e sappiamo che il brand della testata è percepito come popolare, un qualcosa di famigliare. Si tratta di favorire e sfruttare il ritorno di una dimensione di partecipazione, di conoscenza quotidiana, di familiarità, questo è il punto qualificante del programma. Pare filosofico ma vorrei tradurlo in un’attività costante. La testata, poi, assieme al suo archivio, è oggetto di un vincolo del Ministero dei Beni culturali e questo è un dato di forza, perché cercheremo di valorizzare l’archivio anche con delle rubriche e delle iniziative giornalistiche specifiche. Tutto questo ci ha portato via un po’ di tempo per aspettare i permessi”.

Come sarà la nuova Gazzetta del Mezzogiorno in edicola da sabato 19?

“Ci sarà un restyling, ma sull’impianto grafico della vecchia Gazzetta. Purtroppo i tempi della procedura fallimentare sono stati un po’ gravosi. Il giornale è stato acquisito nell’autunno scorso dai nuovi editori però la coda delle procedure si è conclusa solo poche settimane fa. Ma va bene così, come la vecchia Gazzetta. E’ anche giusto e sapiente che sia così, perché l’idea è di non disorientare il lettore”. 

E il mandato di Ecologica Spa, l’editore, qual è? 

“È un mandato ampio, c’è una fiducia totale, non ci sono limiti. E guardando al mio profilo, che è quello di un giornalista culturale, la scelta non è stata casuale. Si cercherà di puntare su questa dimensione. Non vuol dire che faremo un giornale solo di cultura, ma sfrutteremo questa dimensione antropologico-culturale di comunitarismo in senso meridionale. Questo è un elemento forte che vorrei sottolineare. Cercheremo di fare un giornale fortemente meridionalistico. Si tratta di un termine un po’ desueto perché la ‘questione meridionale’ sembra una cosa – e purtroppo lo è diventata – del secolo scorso, ma è anche un approccio necessario per provare a non leggere il Sud in modo stereotipato”. 

Una visione molto gramsciana. 

“Sì, molto gramsciana ma voglio cercare di rinverdirla. Negli ultimi anni la questione meridionale è stata riproposta sul versante neoborbonico, revanscista, del ‘siamo stati fregati dai piemontesi’, che naturalmente non m’appartiene. Oppure sul versante della nostalgia, quello di un’arcadia perduta, il Sud come la famosa frase di Benedetto Croce ‘il paradiso abitato dai diavoli’. L’idea di dire il Sud è l’eden, il mare, il sole, però anche Gomorra, il crimine. Questa dicotomia, secondo me, è paralizzante. Da un lato il grande successo delle fiction televisive, tipo Elena Ferrante, Camilleri – tuta roba bella, per carità – e dall’altra parte l’idea che il Sud è un inferno. Tutto sommato, una visione fallace, stereotipi speculari e contrari che non corrispondono a nessun dato di realtà. In fondo, qui si tratta di rimescolare le carte e di provare a inserire un elemento di realismo e chiedersi: oggi il Mezzogiorno che cos’è? Quali aree sono virtuose e quali permeate dal crimine? Dove si può intervenire, con quali mezzi? Anche il dibattito di questi giorni sul Pnrr è un po’ prigioniero di questo schema. Si deve capire quali investimenti si possono fare, al servizio di quale idea di Mezzogiorno e come si può interconnettere il Paese recuperando il gap accumulato”.

Insomma, La nuova Gazzetta per dar vita a un grande sogno.

“Non mi rassegno all’idea di coltivare questo sogno, di colmare un incompiutezza, mentre in paesi come la Germania la dicotomia Est-Ovest è stata risolta, mentre qui dopo 161 anni di unità nazionale siamo ancora fermi questa tematica. Anzi, è stata persino eliminata dall’agenda politica. La ‘questione meridionale’ non esiste più, non se ne parla più. Argomento che quasi annoia. Forse questo senso di noia che produce è una forma di inadeguatezza delle nostre classi dirigenti politiche. E delle sue élite. Mentre la Puglia è una grande regione, nient’affatto provinciale, e Bari è il centro di una grande e importante area metropolitana, che vanta la quinta posizione in Italia, con ben tre università di livello e rilievo, con un’ attività culturale elevata e buon livello editoriale e giornalistico, dove la concorrenza è vieppiù interessante”.

(nella foto, Oscar Iarussi, con il numero della Gazzetta del 19 febbraio)

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