di SOFIA GADICI

L’inviato del Tg2 Giammarco Sicuro è il protagonista di una storia che ricorda quanto il giornalismo ben fatto possa cambiare le cose ed essere utile.

Giammarco Sicuro ha da poco realizzato un reportage dalla prigione di Kandahar, seconda città dell’Afghanistan per popolazione. Ha portato le telecamere in un luogo che, come ha raccontato, è “un girone dantesco”.

In quel carcere, fino ad agosto, erano detenuti centinaia di terroristi talebani.

Ora sono i talebani a decidere chi deve finire dietro le sbarre.

Il giornalista fa domande e scopre che i prigionieri sono colpevoli di furti, violenze sessuali. Ma sono anche omosessuali e tossicodipendenti.

Ci sono bambini. Le telecamere indugiano su piccoli sporchi, feriti, che piangono. L’uomo che ha accompagnato il giornalista italiano durante la visita ha spiegato che erano stati trovati “a elemosinare in strada”.

Il servizio di Sicuro è diventato una denuncia e l’Unicef l’ha raccolta. Il Fondo delle Nazioni Unite per l’infanzia si è attivato e ha ottenuto che i bambini venissero portati in strutture “protette”.

“Sono felice di comunicare – ha reso noto Andrea Iacomini, portavoce dell’Unicef Italia – che l’Unicef non solo ha incontrato i responsabili della prigione e ha accertato la terribile condizione dei bambini, ma ha anche convinto il Governatore dell’emirato a un accordo. Da oggi, quei bambini di strada verranno portati in una struttura più adatta a minori in condizioni di estrema indigenza sotto la nostra supervisione”.

(nella foto di Giammarco Sicuro, la prigione di Kandahar)

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