L’orgoglio per il lavoro svolto. La rivendicazione di un buon risultato economico. Un braccio di ferro con Direzione (Fabio Tamburini) e Azienda che continua.

I giornalisti del Sole 24 ore hanno scritto un comunicato sul giornale rivolto a lettrici e lettori, per dire quello che i comunicati ufficiali non dicono. “Nell’anno del Covid, della catastrofe annunciata per l’editoria, in un’epoca nella quale il lavoro dei giornalisti viene spesso raccontato come marginale e poco produttivo e nonostante una direzione incapace di dialogare con tutta la redazione, i giornalisti del Sole 24 Ore sono riusciti nell’impresa di far crescere i ricavi del Gruppo, sostenendo anche aree più colpite dalle chiusure. Ci chiediamo dove saremmo oggi se fossero arrivate scelte più lungimiranti e coraggiose, davvero orientate a valorizzare la redazione e i contenuti che produce”.

Ultimo di una serie

Comunicato del Comitato di redazione del 17 aprile. L’ultimo di una serie. Il Cdr del Sole ha deciso di usare una prerogativa ancora presente sul contratto di lavoro, quello scaduto 5 anni fa, all’articolo 34: “Il comitato di redazione può chiedere almeno tre ore avanti la chiusura della prima edizione al direttore l’inserimento dei suoi comunicati sulle pubblicazioni dell’azienda”. Nel 2013 il Cdr del Corriere della Sera con questa modalità raccontò a puntate la storia dell’acquisizione da parte del gruppo della società spagnola Recoletos che portò ad un mostruoso indebitamento. Raramente i direttori si oppongono alla pubblicazione dei comunicati dei cdr, ma lo ha fatto Molinari a Repubblica su una protesta per il trattamento sul giornale della richiesta da parte di Fca di un prestito a garanzia pubblica.

“Il bilancio 2020 -scrive il Cdr del Sole- nei comunicati ufficiali ha dato risalto a un ebitda positivo per 20,1 milioni e a un risultato netto negativo per appena un milione di euro.
Ma come sono nati questi risultati? Soprattutto, dal grande lavoro dei giornalisti e di tutti quelli che ogni giorno si impegnano con loro: non dal lavoro di un direttore da solo, ma di 190 colleghi del quotidiano (ai quali si aggiungono quelli di riviste, agenzia e radio) che hanno prodotto informazione, nonostante un’organizzazione sempre più sfilacciata e poco efficace nel valorizzare gli sforzi della redazione. La divisione alla quale facciamo capo ha incrementato i ricavi diffusionali del 4,3%, compensando una riduzione dei ricavi pubblicitari (-6%) comunque molto inferiore alla media di mercato. A questo si aggiunge un ebitda pari a 11,8 milioni di euro, in crescita del 267 per cento. Per dirla in parole semplici, l’anno scorso tutti temevano un tracollo dei ricavi, ma i numeri dicono che non c’è stato: nel 2020 abbiamo replicato i ricavi del 2019. Anzi, i ricavi legati al lavoro della nostra divisione sarebbero addirittura in crescita, se una quota sempre più importante delle attività giornalistiche non fosse stata collocata nel bilancio sotto l’ombrello di un’altra divisione (Tax & legal): sono cinque quotidiani verticali, in abbonamento, ai quali lavora in maniera sempre più impegnativa una parte importante della redazione. Durante tutto il corso dell’anno, hanno fatto registrare record di sottoscrizioni e di gradimento dei lettori”.
Il 3 aprile, in un altra “lettera” a lettrici e lettori, il Cdr ricordava che “l’azienda per il futuro indica un’ideale ricetta fatta di ‘sviluppo dei ricavi e decisa riduzione di tutti i costi di funzionamento’. Per ora, nonostante annunci e promesse, abbiamo visto sempre e solo la seconda parte: in un momento storico nel quale le persone sono riconosciute ovunque come l’asset principale di qualsiasi azienda, ci chiediamo da quale taglio potrà arrivare lo sviluppo dei ricavi e quale esigenza di bilancio impedisca di avere rapporti corretti con la redazione”.

gravissimo strappo

Il 2 aprile il Cdr diceva sul giornale: “Un primo, gravissimo strappo c’è stato a inizio gennaio, quando l’azienda ha avviato il percorso verso la cassa integrazione a zero ore per i nostri colleghi della testata IL. Da allora nessuno di loro è stato richiamato al lavoro, nonostante le uscite di diversi giornalisti dal perimetro del gruppo. Dopo quella vicenda, è arrivato il ricorso a trasferimenti di redazione non consensuali. Ma il malessere di questi mesi nasce anche da un direttore che, nel corso di un anno di pandemia e lavoro in emergenza, non ha mai scritto alla sua redazione, per condividere gli ottimi risultati raggiunti con il lavoro di tutti. La riorganizzazione in chiave digitale è rimasta nell’inchiostro dei piani editoriali, e anche il progetto del nuovo giornale è stato un’opportunità agitata solo nei comunicati: molto nel rinnovamento della grafica, quasi nulla nel rinnovamento dei contenuti. Speravamo che il voto di sfiducia al direttore dello scorso novembre potesse essere il segnale che la linea organizzativa ed editoriale andava, almeno in parte, rivista. Tutto, invece, è rimasto fermo, compromettendo l’ambizione di costruire il nostro futuro”.
Sotto, l’Azienda ribadiva che “i risultati economici e finanziari si ottengono attraverso lo sviluppo dei ricavi e la decisa riduzione di tutti i costi di funzionamento. Le battaglie che il Cdr ha intrapreso da qualche mese, tra cui impedire la flessibilità organizzativa e fermare i progetti di sviluppo, appartengono a una vecchia logica e minano la difficile sfida della competitività, contravvengono il contratto di lavoro, impediscono lo sviluppo dei ricavi e la necessaria evoluzione verso il digitale. Ciononostante l’Azienda proseguirà nell’ineludibile percorso di innovazione, sviluppo e sostenibilità economico-finanziaria”.
(nella foto, la nuova sede del Sole 24 ore, a Milano, zona Buonarroti)

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