Sfiducia piena. La redazione del Sole 24 ore ha votato contro il direttore Fabio Tamburini, in carica da due anni e due mesi. Novantasette redattori gli hanno negato la fiducia, sedici gliel’hanno accordata. Percentuale di no, 71,8 per cento. Hanno votato, via mail, 135 redattori su 200 aventi diritto. Diciannove astenuti, due bianche, una nulla.
Il direttore, nell’ultima vertenza sulle ingerenze di Confindustria sul giornale, ha scritto al Comitato di redazione di vergognarsi. Il cdr ha insistito con la sua protesta, Confindustria ha bacchettato i rappresentanti sindacali e offerto pieno appoggio al direttore. E mercoledì 18 la redazione ha votato sul nome di Tamburini. Ci sono contestazioni sulle modalità del voto, effettuato presso un “seggio virtuale” all’Associazione Stampa Lombarda: trentacinque redattori del Sole hanno scritto al cdr -a urna aperta- che l’assemblea non conosceva le procedure e che non è stata garantita la segretezza; si riservano interventi per invalidare tutto.
E adesso?
L’esito del voto è stato pubblicato sul giornale del 19 novembre. Il cdr vorrebbe le dimissioni del direttore. La sfiducia non ha conseguente pratiche immediate, il direttore risponde alla proprietà e la Confindustria confermerà la sua solidarietà, almeno a breve termine. Certo, il voto crea una situazione di oggettiva difficoltà per il direttore: governare un giornale contro buona parte della redazione. Tutta la vicenda costituisce un esempio del passaggio sempre più netto delle direzioni dei giornali dalla parte delle aziende.
Intanto, sempre il 19 novembre i tre vicedirettori del quotidiano, Roberto Bernabò, Jean Marie Del Bo e Alberto Orioli, hanno inviato una lettera a tutti i redattori per “esprimere la nostra totale solidarietà e fiducia al direttore Fabio Tamburini con cui continueremo a svolgere il nostro lavoro quotidiano con il consueto spirito di massima collaborazione”. Invitano la redazione “ad abbassare i toni per ricondurre la dialettica in atto nelle normali dinamiche sindacali, con l’obiettivo di ritrovare il prezioso spirito di comunità che ha sempre caratterizzato Il Sole 24 Ore. Non possiamo perciò accettare la disinvoltura con cui si è parlato di house organ confindustriale o di bollettino o ancor di più di limiti della decenza superata, affermazioni che portano discredito proprio su ciò che si intende custodire come bene più prezioso”.
Il cdr ha risposto che “la lettera dei vicedirettori dispiace, soprattutto perché ricalca nelle parole quanto scritto nei giorni scorsi dall’azienda. La vogliamo considerare un atto dovuto, speriamo (per loro) non richiesto”. Un passaggio in una lunga lettera per rispondere a chi aveva contestato la regolarità del voto.
“il coraggio del futuro”
La storia comincia l’8 novembre e ha il suo culmine il 15 novembre. In quest’ultimo giorno il cdr fa pubblicare sul giornale un comunicato sui due “speciali” intitolati “Il coraggio del futuro”, usciti nelle due date. Otto pagine e undici articoli firmati da alti esponenti della Confindustria (proprietaria del quotidiano), annunciati con un intervento del presidente Carlo Bonomi il 5 novembre.
Il cdr ricorda che non si tratta di un fenomeno isolato: “Da inizio mese a oggi il quotidiano ha ospitato 25 tra interviste e interventi di alti esponenti di Confindustria”. Il cdr ritiene iniziative di questo tipo “una deriva pericolosa”: “Le ragioni sono di ordine organizzativo, perché ci lascia più che perplessi la scelta di appaltare parte rilevante del quotidiano a interventi esterni, escludendo oltretutto i giornalisti dalla sua realizzazione”. Ma la ragione è più generale: “Da sempre siamo contrari alla scelta di ridurre il giornale a un house organ, sul quale i contenuti scelti dal nostro editore vengono inseriti in quantità smodata, senza filtro e senza mediazione dei giornalisti”. Iniziative come quelle del “coraggio del futuro” “rischiano solo di far aumentare il disincanto dei lettori, giustamente poco interessati alla lettura di un bollettino confindustriale”. Il direttore risponde, sotto, con tre righe: “Chi mi conosce sa che i firmatari del comunicato dovrebbero provare qualche vergogna”.
piena solidarietà
Il giorno dopo, 16 novembre i giornalisti del Sole si riuniscono in assemblea. Alla fine decidono di ripubblicare sul giornale del 17 il comunicato, “per dare massima visibilità alle parole del cdr e alla inaccettabile risposta del direttore”. Sotto al comunicato, l’azienda risponde: “E’ inammissibile che in un comunicato si travalichi la normale dialettica sindacale. Esprimiamo, al contempo, piena solidarietà al Direttore”.
Commenta la Federazione della Stampa: “Non è il Comitato di redazione, al quale va la solidarietà del sindacato dei giornalisti, che dovrebbe provare vergogna. Consentire alle proprietà di utilizzare i giornali a proprio piacimento, bypassando le professionalità delle redazioni, fenomeno sempre più diffuso nell’editoria italiana, significa non soltanto abdicare al ruolo assegnato ai direttori, che fino a prova contraria sono ancora giornalisti, ma anche e soprattutto infliggere un colpo mortale all’autonomia e all’indipendenza dei corpi redazionali”.
Dopo l’uscita del primo inserto, il cdr del Sole 24 ore aveva già scritto ai giornalisti del quotidiano e del sito.
il caso napoletano
Nella lettera, ricordava che “la redazione del Sole 24 Ore ha sostenuto una dura battaglia più di tre anni fa contro gli ex vertici del gruppo editoriale (il trio Benedini-Treu-Napoletano) dopo l’avvio delle inchieste della Consob e della magistratura sul falso in bilancio, anche con uno sciopero a oltranza fino all’allontanamento dell’allora direttore Roberto Napoletano. Lo ha fatto per difendere principi di etica e di deontologia, che sono le radici della nostra professione e sui quali non si può negoziare”.
Venerdì 13 c’era stata un’altra polemica. Sul sito del giornale è uscito un pezzo su Alberto Genovese, l’imprenditore arrestato per violenza sessuale: il pezzo lo definiva “un vulcano di idee e progetti che, per il momento, è stato spento”. La redazione ha protestato, il pezzo è stato modificato e sui social della testata sono arrivate le scuse.
A febbraio, dopo la mancata pubblicazione di un’intervista a Carlo De Benedetti che, fra l’altro, criticava Bonomi e il direttore, la redazione del Sole aveva già minacciato un referendum sulla fiducia a Tamburini.. Nello stesso gruppo Tamburini era stato sfiduciato dalle redazioni già altre due volte, a Radiocor e a Radio 24.
prove di forza
Diceva il comunicato sindacale di quel momento: “Questa idea di giornalismo, basata su rappresaglie e prove di forza e del tutto incurante della reputazione del Sole 24 Ore, è molto lontana da quella per cui la nostra redazione lavora ogni giorno: un’informazione completa e oggettiva».
Il Sole a settembre 2020 ha venduto 143.540 copie al giorno. Sul settembre 2019 ha perso lo 0,5 per cento, è dietro soltanto a Corriere della Sera e Repubblica. La maggior parte delle copie sono digitali, in edicola Il Sole ne vende soltanto 35.431.
La redazione del Sole aveva già sfiduciato altri due direttori: Gianni Riotta, che prese il 70 per cento di no e Roberto Napoletano, che prese il 74,4 per cento di no. In entrambi i casi la Confindustria intervenne per dare solidarietà ai direttori.
Entrambi sostituiti nel giro di alcuni mesi.
(nella foto, Fabio Tamburini)