Sei giornalisti italiani freelance, esperti di esteri e reporter di guerra, hanno creato il collettivo Fada. In lingua hausa questo termine indica le riunioni pubbliche organizzate, spesso all’aperto, per discutere temi d’interesse comune. I sei sono Giacomo Zandonini, Sara Manisera, Arianna Pagani, Daniela Sala, Marco Simoncelli e Davide Lemmi. Intendono proporsi come punto di riferimento per i reporter con una lunga esperienza dalle più svariate regioni del mondo, per attirare l’attenzione del pubblico e quindi dei grandi media. “Negli ultimi anni -spiegano- la crisi economica e la rivoluzione di internet hanno spinto sempre di più testate e grandi network a “tagliare” la figura dell’inviato all’estero e sempre più giornalisti sono costretti a partire investendo tempo e denaro e assumendosi i rischi per la sicurezza personale. Anche se una volta confezionato il prodotto, non è scontato riuscire a pubblicarlo”.

“Noi freelance che ci occupiamo di esteri ci sentiamo staccati dal contesto dei media italiani”, dice Zandonini, esperto di Africa e dinamiche migratorie. “Dalla carta stampata all’online, un reportage che ha richiesto un lungo e a volte rischioso lavoro sul campo viene pagato tra i 30 e i 500 euro quando si è fortunati. Ma devono essere lavori corposi e corredati di foto, che in teoria comporterebbero compensi a parte”.

Il compenso aumenta quando si tratta di reportage video, ma “l’accesso alle grandi emittenti televisive è molto raro”, riferisce Zandonini. Negli ultimi anni sempre meno network assegnano reportage a collaboratori esterni, “principalmente per motivi di responsabilità in contesti rischiosi, un fenomeno che è peggiorato con l’avvento del gruppo Stato islamico, che ha sequestrato diversi giornalisti”.

Oltre al problema del compenso, Zandonini cita anche quello dell’interesse: “Quando si tratta di esteri, si tende a privilegiare temi sensazionalistici, legati a stereotipi e narrazioni uguali a se stesse. Eppure nel nostro Paese c’è un gran bisogno di parlare di contesti meno noti o di temi declinati in modo diverso”. Ne è un esempio il fenomeno migratorio: “Il racconto è appiattito sugli sbarchi quando esistono dinamiche e fenomeni che se conosciuti aiuterebbero ad arricchire il dibattito”.

Il collettivo ha inaugurato un portale web (www.fadacollective.com) che serva “non solo da vetrina per i nostri lavori, ma anche per fare rete con lettori, esperti e altri potenziali colleghi e scambiare informazioni, contatti e progetti”. Due eventi in programma: il 15 dicembre un incontro online con Bernardo Valli, inviato di Repubblica, mentre il 17 sarà il turno di Ismail Einashe, freelance somalo-britannico.

“In Italia da tempo c’è un dibattito sul giusto compenso per i giornalisti autonomi- conclude Zandonini- ma crediamo che sia necessaria una riflessione specifica per chi si occupa degli esteri. Perché nei prossimi anni, ciò che leggeremo dal campo arriverà sempre di più dai freelance: è indispensabile metterli in condizione di fare il proprio lavoro, sia in termini di budget che di sicurezza”.

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