Maurizio Molinari, direttore editoriale di Gedi, ha trasmesso a tutti i giornalisti del Gruppo cinque pagine che contengono “Valori e missione editoriale di Gedi”.
Innanzitutto, c’è una rottura con la tradizione di Repubblica, giornale schierato. Diceva il fondatore Scalfari: “Il modo migliore per realizzare l’oggettività della professione è mostrare apertamente il proprio punto di vista. Se sono una voce della sinistra italiana, lo dico prima”. Invece, adesso “chi lavora nel gruppo Gedi deve avere equilibrio nel riportare le notizie, distanza critica rispetto ai fatti, evitare ogni forma di militanza”. Fine di un’epoca, forse già finita.
Seconda notazione, il documento chiama allo spirito di corpo: “Quando agiamo come ‘soggetto pubblico’, quando partecipiamo a un evento o interveniamo sui social network ciò che facciamo e diciamo impegna tutti noi”.
Terzo punto da sottolineare, la “redazione integrata”: in Gedi “lavorano fianco a fianco giornalisti, tecnici digitali, analisti dei dati, videomaker, fotografi, producer, autori e addetti al marketing. L’interazione costante consente di incrociare e integrare competenze diverse al fine di migliorare la qualità del prodotto”. Fine della solitaria indipendenza proclamata dai giornalisti, con il loro Ordine e la loro deontologia.
Quarto punto: “Disponibilità al lavoro flessibile, incluso lo smart working, rispetto per la meritocrazia”.
quattro pilastri
Andiamo con ordine. Dopo il frontespizio, la prima pagina illustra i 4 Valori della Gedi di John Elkann, “condivisi da chi ne è proprietario, da chi lo guida e da chi ci lavora”.
Numero uno, Qualità del lavoro: “Nel giornalismo si basa su rispetto delle notizie, dei lettori e dei rapporti di lavoro. Nell’intrattenimento significa tradurre creatività in realtà, andare incontro all’immaginario collettivo sfidando ogni conformismo, sul modello di radio DeeJay”.
Numero due, Innovazione: “La transizione al digitale passerà per un cambiamento del modo di lavorare, di utilizzare strumenti sempre più sofisticati, acquisendo competenze e introducendo nuove professionalità”.
Tre, Indipendenza: “Autosostenersi finanziariamente per assicurare la propria autonomia. Per contrastare l’inesorabile calo dei fatturati tradizionali da diffusione e pubblicità, va giocata fino in fondo la partita sul terreno dei contenuti digitali a pagamento e della ricerca di nuove forme di ricavi”.
Quattro, Coesione: “Rapporto schietto tra colleghi. Azienda, quotidiani, periodici, radio e concessionaria non sono atomi separati ma compongono, tutti insieme, Gedi”.
“il nostro compito”
Qual è la missione editoriale? “Il nostro compito è produrre informazione senza remore né condizionamenti, al fine di descrivere con professionalità, onestà ed approfondimento, come cambia il mondo attorno a noi. Su carta e web, video, audio, social network e future piattaforme”. Come già detto, è richiesta “predisposizione all’impegno multimediale, disponibilità al lavoro flessibile, rispetto per la meritocrazia, coraggio di osare davanti ad ogni sfida”.
Siamo al punto della “distanza critica”: “Chi lavora nel Gruppo Gedi deve avere equilibrio nel riportare le notizie, distanza critica rispetto ai fatti, linguaggio comprensibile e inclusivo. Deve credere nello studio, conoscere il proprio pubblico di riferimento, evitare ogni forma di militanza, essere aperto alla comunicazione su ogni piattaforma, rispettare i lettori e valorizzarne il feedback. Chi lavora in Gedi crede nei principi fondamentali della Costituzione repubblicana, è convinto che lo stato di un sistema liberal-democratico inserito nella costruzione dell’Europa – per cui ci battiamo – si misuri anche con la qualità dell’informazione”.
fiducia nelle tecnologie
Nuove tecnologie: “È necessario fondere le qualità della professione giornalistica – cercare le notizie on the road, separare i fatti dalle opinioni, avere fonti qualificate, controllare sempre ciò che si afferma, studiare ed approfondire gli argomenti di competenza – con le nuove tecnologie. Le nuove tecnologie hanno l’obiettivo di allargare la comunità dei lettori, individuando senza interruzione nuovi mercati di crescita ed espansione. Le tecnologie emergenti esigono l’adattamento del nostro lavoro ai cambiamenti in atto. Nella rivoluzione digitale che stiamo vivendo la giornata in redazione ha ritmi e modalità nuove che affiancano il lavoro su tutte le piattaforme durante tutto l’arco della giornata per tenere sempre aggiornato il sito Internet così come per uscire, il mattino seguente, con il giornale in carta. Ciò significa che ogni redazione, ogni desk ed ogni giornalista devono essere in grado di operare su ogni piattaforma – carta, web, social e quelle che verranno – seguendo le decisioni della direzione, della singola testata e del gruppo editoriale”.
La nova organizzazione del lavoro: “Dentro la redazione lavorano fianco a fianco giornalisti, tecnici digitali, analisti di dati, videomaker, fotografi, producer, autori e addetti al marketing”.
radio speciale
Infine, grande orgoglio per le radio del gruppo, Radio Deejay e Radio Capital, affidata alle cure del dj Linus: “In un mondo omologato e appiattito come quello radiofonico le nostre emittenti mettono al centro personalità, contenuti e originalità. Se il 90% delle radio italiane ha scelto di essere un flusso di canzoni separate da anonimi interventi di anonimi conduttori, le nostre radio si distinguono per riconoscibilità e credibilità delle proprie voci. Un elemento cruciale in un mondo che sempre più si sposta verso lo streaming, perché l’unica cosa che un algoritmo non può riprodurre è proprio la personalità. Oggi i nostri ascoltatori possono ascoltarci dal computer all’auto, dal telefono al televisore, e con l’App, da qualunque parte del mondo. In diretta o in differita, con i podcast dei programmi già andati in onda o con quelli realizzati appositamente”.
L’invio di questo manuale di gruppo è stato preceduto giovedì 10 dicembre da un incontro del quartier generale dell’azienda con tutti i direttori dei giornali del gruppo -Repubblica, Stampa, Secolo XIX e sette giornali locali, Espresso, Radio Deejay, Radiocapital. E tutti i Comitati di redazione. Incontro di Buon Natale. Ma John Elkann, presidente Gedi, ha colto l’occasione di fine anno proprio per un paio di anticipazioni su valori e missione aziendale. Il primo messaggio: fra gli strumenti del rilancio c’è l’interazione dell’attività giornalistica e di quella del marketing. Secondo messaggio: fra i giornalisti si deve premiare il merito e non l’anzianità professionale, i giornalisti devono accettare maggiore flessibilità. Una indicazione per il nuovo contratto di lavoro (quello attuale è scaduto da 4 anni).
auguri di Natale
Prima dell’appuntamento si è svolto il consiglio di amministrazione Gedi, che esattamente un anno fa ha acquisito dai fratelli De Benedetti la maggioranza del gruppo.
Sugli schermi erano presenti il presidente, Elkann, l’amministratore delegato Maurizio Scanavino, il direttore editoriale (e direttore di Repubblica) Maurizio Molinari, il capo del personale Roberto Moro, il direttore dell’area stampa nazionale Corrado Corradi, il direttore di Gedi Digital Daniele Bianchi. I vertici del gruppo hanno prefigurato per la prima volta la chiusura in rosso del bilancio 2020, per diverse decine di milioni di euro, ma anche sottolineato “il passaggio storico della trasformazione digitale come occasione irripetibile per il rilancio”. Gli strumenti di questo rilancio sarebbero, sempre secondo l’Editore, gli abbonamenti digitali e lo sviluppo dei prodotti verticali come Green e blu (innovazione e ambiente).
Il Cdr di Repubblica ha rivendicato, nel proprio intervento, “la centralità del lavoro giornalistico rispetto ad ogni altra funzione o ad altro obiettivo della testata, evitando dunque ogni possibile commistione di ruoli”. Ha inoltre chiesto conto dei dati sull’andamento del mercato digitale che vede, per la prima volta, Repubblica in posizioni di rincalzo rispetto alla concorrenza, dopo aver monopolizzato per anni e senza soluzione di continuità la leadership del settore. Il Cdr di Repubblica ha infine chiesto chiarimenti sui riferimenti, nelle dichiarazioni pubbliche del presidente Elkann, a riforme del contratto di lavoro giornalistico.
Professione Reporter
(nela foto, Maurizio Molinari, direttore editoriale di Repubblica e John Elkann, presidente di Gedi)
“…equilibrio nel riportare le notizie, distanza critica rispetto ai fatti, linguaggio comprensibile e inclusivo….” Insomma, il giornalismo imparziale di tipo anglosassone, che non esiste più nemmeno nei paesi di origine, reincarnato in GEDI e garantito dalla generosità FIAT, pardon Fca. Ci credete voi? Io no. Trent’anni di giornalismo in Rai mi hanno insegnato che tra le indicazioni del “contratto di servizio” e la realtà del così detto servizio pubblico ci corre, eccome se ci corre. Il rischio probabile è che alla linea scalfariana subentri l’ipocrisia di una linea editoriale (e politica) che impegni tutti all’obbedienza GEDI FIAT. La selezione delle notizie e delle fonti, la titolazione (che poi è l’informazione che arriva alla maggior parte dei lettori), l’impaginazione, la scelta dei commentatori non saranno certo orientate dal personale giornalistico e tecnico ma continueranno a dipendere dalla gerarchia di comando interna (ed esterna) con in più la militanza negata rispetto al mondo esterno ma inesorabilmente legata all’interno dall’invocato “spirito di corpo”. L’esodo recente di alcune grandi firme come Bernardo Valli o GAD Lerner e la lettura del quotidiano di questi mesi non inducono all’ottimismo neppure un lettore affezionato come sono io sin dalla fondazione del quotidiano.
Grazie.