“Con sufficiente aggressività e con sufficiente eleganza”. Così, secondo Maurizio Molinari, direttore di Repubblica da tre mesi, devono essere presentate le notizie. “Facciamo un giornale sulle notizie e non sul colore delle notizie”. In una lunga intervista a Carmelo Caruso del Foglio, Molinari dice che la sua Repubblica sarà particolarmente attenta al clima e all’economia sostenibile: “Abbiamo la pretesa di affrontare i temi cruciali di questo tempo. Non più dividere il mondo nelle vecchie categorie destra-sinistra, ma dibattere di ambiente, disuguaglianze sociali, diritti digitali. Repubblica è la palestra di idee dove è possibile affrontare questi argomenti. Lo deve fare ospitando più opinioni, anche se tra loro contrastanti”. La repubblica di Molinari “indica sfide che interrogano tutti e dunque anche il centrodestra”. Niente più pubblico di riferimento nel campo del socialismo liberale, dunque.

Longform (lunghe inchieste) digitali e video reporting digitali, ecco le nuove forme di giornalismo. Molinari racconta di aver costituito una nuova unità giornalistica ibrida, con competenze di carta e digitali.

Molinari non crede che andranno via firme come Serra, Merlo o Aspesi e si dice molto sorpreso per l’uscita di Gad Lerner: “La sua decisione mi è sembrata dura, aggressiva, immotivata. In ogni caso gli ho detto che se dovesse ripensarci nei prossimi 120 anni siamo pronti a raccoglierlo”. Sono in arrivo nuove firme: “Giornalisti capaci di interpretare il presente senza essere prigionieri del passato. Il cantiere è aperto”.

E Domani, il nuovo giornale di De Benedetti, che seguirà le tracce della Repubblica degli ultimi 44 anni? “Ogni competizione mi avvince, sono un uomo che crede nelle leggi di mercato…”.

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