Firmato in via definitiva al ministero del Lavoro l’accordo fra cdr e Rcs su 38 prepensionamenti, 5 giorni di cassa integrazione per tutti in due anni, rigido piano di smaltimento ferie. Ogni due prepensionamenti verrà fatta un’assunzione, tenendo conto di una lista di nove “precari storici”.
Al ministero hanno firmato l’azienda, il cdr, la Fnsi e l’Associazione stampa lombarda. Non ha firmato l’Associazione Stampa Romana: “Non riteniamo che in Rcs ci sia lo stato di crisi prospettato dall’azionista di maggioranza Urbano Cairo per giustificare l’ultimo dei fondi pubblici per i prepensionamenti”, ha dichiarato il segretario Lazzaro Pappagallo. Le firme necessarie per l’applicazione dell’accordo sono quelle dell’azienda e del cdr..

I giornalisti del Corriere della Sera hanno approvato a larghissima maggioranza i termini dell’accordo: su 354 aventi diritto al voto, hanno votato 260 giornalisti, il 73,4 per cento. Si sono espressi a favore in 222. Contrari 30. Schede bianche 7, una nulla.
L’accordo fra cdr e azienda è stato frutto di lunghe e travagliate trattative. Gli incontri sono diventati complessi quando il cda di Rcs ha deciso di distribuire i dividendi della gestione 2019. La stessa Fnsi ha dichiarato che un’azienda che assegnava agli azionisti 15 milioni di euro non avrebbe dovuto chiedere finanziamenti pubblici per prepensionare dipendenti, con ricadute disastrose sui conti dell’Istituto di previdenza dei giornalisti.

Il cdr ha protestato con un comunicato sul giornale per i dividendi, ma ha deciso di continuare la trattativa sui prepensionamenti. Ha poi annunciato che, in forza delle azioni che possiede, andrà a fine aprile in assemblea Rcs a chiedere al cda di rinunciare alla distribuzione dei dividendi e di reinvestire nel giornale gli utili. Il 22 aprile, prima della firma dell’accordo al ministero, è stata annunciata la sospensione della distribuzione dei dividendi.

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