(A.G.) Non è un caso personale. Nulla contro Michele Cucuzza che è stato un glorioso giornalista, inviato in decine di paesi del mondo, conduttore del Tg2, conduttore de La vita in diretta e Unomattina, testimonial di alcune onlus sanitarie e umanitarie, poi uscito dalla emittente pubblica e diventato collaboratore di TeleNorba e Italia Uno. Ma che ci fa oggi in una comitiva con Antonella Elia, Adriana Volpe, Antonio Zequila, Fabio Testi, Rita Rusic e Barbara Alberti (scrittrice, anche lei che ci fa?). Questo elenco comprende parte dei protagonisti del Grande Fratello VIP, quarta edizione, che viene trasmesso in questo periodo su Canale 5. Cucuzza risulta tutt’ora iscritto all’Ordine dei giornalisti del Lazio.

“un grosso segreto”

Il giornalista è finito in un articolo sul “Tempo”, che diceva così: “Michele Cucuzza nascondeva un grosso segreto”. L’articolo raccontava di “telecamere birichine”, che di notte e al mattino presto mandano in onda i risvegli dei “vipponi”, come li chiama il conduttore Alfonso Signorini. Prima Cucuzza è stato sorpreso con un testicolo in vista, poi con un rigonfiamento “molto importante” sotto i pantaloni del pigiama. Non basta, ora è finito nelle polemiche per aver organizzato con altri la nomination di un collega dalla casa, complotto proibito dalla regole. Esiste, inoltre, un gruppo chiamato “cucuzzers”, formato da tifose della sua vittoria finale.

Fama in pericolo

Sarebbe meglio cancellarsi dall’Ordine? Sì, visto che i giornalisti già sono impegnati a ricostituire la loro buona fama nel Paese. Se si cambia oggettivamente lavoro e posizione nel mondo, è corretto trarre tutte le conseguenze.

Una vigilanza più stretta sulle liste di professionisti e pubblicisti e sul rispetto della deontologia professionale è in ogni caso auspicabile. Basta ascoltare alcune radio romane che si occupano di calcio, per accorgersi con quale enfasi alcuni giornalisti iscritti all’Ordine pubblicizzano in prima persona concessionarie di automobili, zanzariere, riparatori di telefonini e ristoranti etnici.

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