(A.G.) ”Sono diventato famoso. Non certo ricco”.

Valerio Lo Muzio, 29 anni, foggiano residente a Bologna, è l’autore dello scoop italiano dell’anno 2019: le riprese del figlio del ministro dell’Interno Salvini che fa un giretto su una moto d’acqua della Polizia di Stato, al Papeete beach di Milano Marittima.

Era il 30 luglio dello scorso anno. Cosa è cambiato da allora?

“Partiamo dalle cose positive. Messaggi. Telefonate. Da cittadini, lettori, gente comune. E articoli. Mi hanno chiamato i giornali inglesi. Un amico mi ha mandato un ritaglio di un quotidiano di Panama”.

Dopo il giro in moto ci fu una conferenza stampa e Salvini ti disse: Vada a riprendere i bambini, visto che le piace tanto…

“Ho ricevuto la solidarietà di grandi testate tedesche, del Figaro, perché i colleghi non si erano alzati e andati via da quella conferenza stampa. Mi hanno paragonato a Jim Acosta della Cnn, cacciato da Trump dalla Casa Bianca. Esagerati!”.

I colleghi che erano al Papeete alla conferenza stampa ti hanno poi cercato?

“Alcuni si sono scusati. Ma non c’è problema, lo so come funzionano queste cose. Non è che puoi prendere e andartene. Il tuo giornale ti ha mandato, hai delle responsabilità”.

Ti hanno chiamato le tv?

“Molte. Ma ho fatto solo un’intervista, in esterna, a Piazza Pulita e un’altra a Tele Romagna. Per raccontare esclusivamente i fatti. Non è il mio lavoro andare in studio, a fare polemiche o a litigare”.

La tv però significa popolarità, gente che ti ferma per strada.

“Per noi videomaker la popolarità è da evitare. Per lavorare, meglio che non ci riconoscano. A un certo punto, finalmente, tutta la vicenda si è sgonfiata. Venti chiamate al giorno su Salvini e la moto d’acqua, non avevo più una vita”.

Il tuo video fu pubblicato su Repubblica. Ti hanno pagato bene?

“Molto bene. Poi non mi hanno mai mollato. Telefonavano tutti i giorni per sapere come stavo e mi hanno fatto sentire la loro solidarietà”.

Hai sentito il direttore Carlo Verdelli?

“Sì, è stato gentile, mi ha fatto i complimenti. Hanno messo a mia disposizione un loro legale, se avessi avuto bisogno. Veri signori, trattamento da star”.

Per qualche tempo sei stato una star?

“Ho studiato il giornalismo alla Scuola di Bologna, quindi sono stato felice quando mi hanno invitato all’apertura dell’anno accademico. Poi c’è stata la menzione d’onore al Premio La Torre e la partecipazione a Ronchi dei Legionari al conferimento della cittadinanza a Matthew Caruana Galizia, figlio di Daphne. C’erano anche giornalisti minacciati dalla mafia, come Ruotolo e Borrometi”.

E ora qualcuno ti ha offerto un contratto?

“Sono ancora un free lance. Per la verità qualcosa mi è stato offerto, ma ho preferito rimanere così. Al momento per Repubblica sto seguendo la campagna elettorale regionale e il movimento delle Sardine, nella mia zona, ma anche all’estero qualche volta. Una bella cosa, ma per questo ho dovuto dire qualche no ad altri”.

Senza contratto?

”Senza contratto. Sono il solito free lance di prima. Dal punto di vista economico niente è cambiato”.

Quanto sono pagati i video servizi?

“Dipende dalle testate, in genere per un video sul web si parte da 50 euro lordi, a crescere in base alla complessità del servizio. In televisione invece un servizio di 2-3 minuti di un certo spessore girato, scritto e montato può andare da 300 a 500 euro lordi. Per due giorni di lavoro”.

Più le spese?

“Dipende. Alcune testate ti rimborsano vitto, alloggio e benzina, altre pagano una cifra fissa tutto compreso. Fuori dai compensi, restano a nostro carico i costi, molto alti, dell’attrezzatura: telecamera, microfono, programma di montaggio, abbonamento alle agenzie, benzina e manutenzione dell’auto. Disponibilità 24 ore su 24. Rischi del mestiere”.

Quali rischi?

“A metà dicembre un collega di Roma che lavora per il Fatto quotidiano, Cosimo Caridi, riprendeva due vigili mentre fermavano un ambulante. E’ stato minacciato di denuncia e di arresto e la vigilessa gli ha detto: Ringrazia Dio che sono in divisa sennò ti avrei spaccato la telecamera in testa. In ogni caso, per noi videomaker è soprattutto una questione di fortuna”.

Fortuna?

“Io lavoro soprattutto in Emilia Romagna, impossibile sapere quanto guadagnerai in un mese, dipende da ciò che succede da quelle parti. Ho visto un collega la scorsa estate che friggeva il pesce in una sagra, a San Lazzaro. Che fai qua?, gli ho chiesto. Ho due figli… ha risposto. Ecco, siamo ben lontani dalla casta. Siamo fornitori, forniamo testi, immagini, audio e montaggio. Con noi si risparmiano 3 stipendi”.

 Una collaboratrice ha lasciato il Corriere della Sera dopo il secondo taglio ai compensi e ha scritto un tweet molto popolare.

“Ho visto, ho molto apprezzato il coraggio. Lei ha detto ciò che pensava e se n’è andata. Ma se vuoi continuare a lavorare non devi mai rompere le scatole, devi essere sempre operativo e mai rifiutare un servizio”.

Sei sposato?

“No, ma se avessi una compagna, non potrei comprare casa: chi mi darebbe un mutuo, senza busta paga? Quando ho iniziato questo lavoro, ho comprato una macchina usata a rate. Pensavo: come le pagherò le rate? Vengo da una famiglia semplice, mamma casalinga, papà tecnico dell’irrigazione”.

Come hai cominciato?

“Il mio primo amore è la carta stampata. Ma con le parole devi far immaginare le cose. Il video è la verità assoluta. Abbiamo fatto un’associazione di videomaker GV press, quasi 1000 iscritti, tutti giornalisti professionisti. Vorremmo un riconoscimento dall’Ordine. E che l’Inpgi faccia pagare i contribuiti per noi alle aziende, visto che alcune non lo fanno”.

(nella foto, a destra Valerio Lo Muzio durante la conferenza stampa del ministro Salvini il 1° agosto scorso)

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