A proposito di “Storia di Repubblica, che ricorda quella dell’Unità, quando un giornale perde l’anima”.

Caro Raimondo, condivido la tua analisi su tutto, ma per quanto riguarda L’Unità mancano invece informazioni che non puoi e non potevi avere. Sono entrata in quel giornale quando tu ne uscivi, direttore Foa. E quello era ancora un giornale vivo, aperto alla cultura e ai giovani. Pieno di fermento. Ha continuato ad esserlo per molti anni, diciamo fino a quando il partito padrone non ha pensato di innestare nella sua storia elementi che provenivano da Repubblica. E’ stato allora che l’anima è stata, diciamo con una parola forte, corrotta. Direzioni affidate a persone che arrivavano con la spocchia e il mandato di fare terra bruciata del passato. Nemmeno io farò nomi, non ce n’è bisogno. Ricordo alcune riunioni con un un Direttore maschio durante le quali era proibito ridere. Ricordo la prima pagina di un Unità ridotta a cartamodello con un culo in bella mostra. Questo ha portato via l’anima e anche la dignità. Unica eccezione in anni bui è stato Furio Colombo. Un uomo che conservava la curiosità, l’umiltà e l’intelligenza di ascoltare anche l’ultimo dei cronisti per prendere tutto da tutte le idee. Con lui sono stati anni bellissimi e L’Unità ricominciò a vendere e a essere temibile. Troppo temibile per un partito che vedeva di cattivo occhio un giornale schierato con i No Global durante il G8. E un Direttore che se ne fregava delle telefonate che arrivavano da mattina a sera. Anche Colombo venne licenziato senza remore. E in quel punto che L’Unità concluse la sua storia. Quella invece di chi ci lavorava invece finì nel peggiore dei modi. I modi spiccioli della sinistra di oggi.

tarqui@katamail.com

LASCIA UN COMMENTO

Please enter your comment!
Please enter your name here