(A.F.) Sciopero improvviso il 24 aprile dei giornalisti delle testate venete del Gruppo Nem, mentre l’edizione di giovedì 23 del Corriere delle Alpi è arrivata in edicola priva di firme. Causa scatenante della ribellione? La decisione “di omettere importantissimi elementi di un fatto di cronaca avvenuto nel Bellunese, elementi di cui i giornalisti erano venuti a conoscenza, ma che la Direzione ha scelto di non pubblicare creando un insanabile divario tra il prodotto dei nostri giornali e siti, e quello di tutti gli altri che quella scelta non hanno fatto”, si legge nel comunicato congiunto di quattro Comitati di redazione.
Il fatto di cronaca in questione è quello di Lamon, che ha visto un padre uccidere il figlio 17enne per poi suicidarsi e le testate coinvolte nell’omissione delle identità sono Il Mattino di Padova, La Nuova di Venezia e Mestre, la Tribuna di Treviso e il Corriere delle Alpi di Belluno, che appunto hanno deciso lo sciopero.
“per prudenza”
“L’omicidio suicidio di Lamon, che nei nostri giornali è stato raccontato stralciando all’ultimo i nomi delle vittime, cancellando i loro volti, una spersonalizzazione della tragedia e delle persone coinvolte che manca di rispetto ai lettori, in primis, e ai giornalisti e alle giornaliste che hanno lavorato al caso con professionalità”, lamenta il comunicato.
Una decisone che è stata giustificata come una scelta presa “per prudenza” e motivata dal Direttore delle sei testate, Luca Ubaldeschi, dalla preoccupazione di tutelare l’identità della seconda figlia, appena tredicenne.
“Dovuto rispetto”
Ma secondo i giornalisti veneti “è stata giornalisticamente sbagliata ed oltretutto mal gestita, visto che altre testate del nostro stesso gruppo hanno pubblicato la notizia con tutti i dettagli tolti dalle edizioni venete. Segno che c’è un problema di sistema” e che significa “aver abdicato a svolgere il lavoro di cronisti”, perché “i fatti vanno raccontati con il dovuto rispetto per le persone coinvolte (in particolare i minori), ma tacerli o censurarli significa prima di tutto rinunciare all’abc del giornalismo che è il nostro mestiere” e, in secondo luogo, significa anche “tradire i lettori che comprano i nostri giornali per essere compiutamente informati”.
Ma le critiche non si fermano qui. Nel comunicato i redattori del Gruppo dei quotidiani veneti appartenenti a Nem (Nord Est Multimedia, ex Finegil-Espresso ed ex Gedi, che edita Repubblica e Stampa) tirano un po’ anche le somme dell’esperienza giornalistico-editoriale per sottolineare che “a un anno e mezzo, quasi, dal giorno in cui ha preso vita il progetto Nem” che riunisce, appunto, il Mattino di Padova, la Nuova Venezia, il Corriere delle Alpi, la Tribuna di Treviso oltre al Piccolo, al Messaggero Veneto e la testata on line Nordesteconomia, il progetto editoriale “è nato con l’obiettivo di avere respiro interregionale e nazionale, ma si inceppa spesso nella macchina costruita per raggiungere questo traguardo”, perché “ci sono complicazioni, rallentamenti, mancanze di comunicazione, tra direzioni che alle volte hanno reso vano anche il lavoro delle redazioni”. Tuttavia, aggiungono i redattori, “crediamo nelle notizie, crediamo negli eventi per promuovere informazione, idee e contenuti, crediamo nello sviluppo digitale ma nel rispetto del lavoro di ogni singolo giornalista e nel rispetto prima di tutto delle informazioni, che vanno date, condivise, fatte circolare nel miglior modo possibile”.
“tutela deontologica”
Riguardo all’omicidio-suicidio di Lamon le notizie complete di nomi e cognomi sono uscite invece sulla sola edizione del Messaggero Veneto.
Due pesi e due misure e anche un po’ di schizofrenia. Ma il fatto che ha più indispettito i giornalisti è che proprio giovedì 24 aprile il direttore Luca Ubaldeschi, che aveva replicato spiegando che la scelta è stata motivata dalla preoccupazione di tutelare l’identità della seconda figlia, appena tredicenne, ha poi imposto che venissero pubblicati i nomi delle vittime, padre e figlio, sull’edizione online. Ma a questo punto i redattori si sono imputati e hanno opposto un netto rifiuto. Risultato? Nel nuovo articolo s’è scelta questa formula: “…il cui nome oggi rendiamo noto assieme a quello del figlio ucciso per il venir meno della necessità di tutela deontologica degli altri componenti della famiglia”. Una formula un po’ ipocrita, che, come si usa dire in veneto, equivale a “pèso el tacòn del buso”.
(nella foto, Luca Ubaldeschi)