Mario Orfeo, Direttore de la Repubblica dall’8 ottobre, ha fatto un passo indietro. E uno avanti.

Il passo indietro è la decisione di non firmare il fondo della domenica, quello che era sempre di Eugenio Scalfari, dalla fondazione fino ai suoi ultimi giorni. E che era di Maurizio Molinari durante la sua direzione, dalla scomparsa di Scalfari fino all’ultimo giorno.

Il passo in avanti di Orfeo è quello di affidare l’articolo di apertura del giorno di festa a Ezio Mauro, il successore di Scalfari, il Direttore de la Repubblica per vent’anni (1996-2006) e poi collaboratore. A un certo punto -agosto 2023- a Mauro fu anche tolta la stanza singola.

Mauro è un patrimonio de la Repubblica, nei suoi ultimi pezzi sta raccontando l’arretramento delle democrazie, la post-democrazia nell’epoca di Trump, la semplificazione populista, dove esistono soltanto due soggetti, l’eletto e l’elettore, senza i controlli, i bilanciamenti, il concerto delle istituzioni, disegnati nelle Costituzioni per frenare ogni abuso dei poteri. “Approvate subito dopo la guerra -ha scritto Mauro domenica 17 novembre, in “La destra di Meloni a un bivio”- con l’incubo ancora vivo delle dittature, si dice che le Costituzioni siano scritte da sobri per proteggere noi stessi quando siamo ubriachi”.

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