Dati i compensi e l’incertezza sul futuro, molti giornalisti collaboratori gettano la spugna. 

Vanno a fare altri mestieri, compresa la raccolta delle mele. 

Spesso un pezzo che richiede ore di lavoro viene pagato 10 euro lordi.

E poi: orari lunghissimi, che non permettono la sospensione del lavoro per almeno 11 ore. Redattori che stanno inchiodati davanti agli schermi e collaboratori che scrivono. 

Ancora: vertenze giudiziarie come unica possibilità per conquistare un’assunzione.

Stiamo parlando del Corriere della Sera, primo quotidiano italiano per vendite e prestigio, non di un piccolo giornale di provincia. Il quadro viene fuori da un tour conoscitivo che il Comitato di redazione ha effettuato nelle redazioni locali del quotidiano. 

Alla fine, il Cdr ha scritto una pacata ma allarmata lettera al Direttore, chiedendo un incontro nel quale progettare assieme contromisure. 

Ecco i capitoli di questo “quaderno delle doglianze”.

SUPERLAVORO. Nella redazione centrale di via Solferino parte dei redattori è stata spostata al turno di mattina per occuparsi dell’edizione web, mentre il resto dei giornalisti lavora sulla carta. Ma nelle redazioni locali, a causa degli organici ristretti, il potenziamento dell’online ha allungato le giornate lavorative, oltre l’orario previsto dal Contratto. Al web si inizia anche prima delle 7 del mattino e di conseguenza devono più tardi entrare in servizio i redattori che hanno chiuso il giornale la sera precedente, prima che abbiano riposato per almeno 11 ore, come di norma. Questa organizzazione rende difficile la gestione di corte, malattie e ferie.

TUTTI AL DESK. I redattori spostati al web nelle redazioni locali sono diventati deskisti puri, fissi davanti agli schermi dei computer. In modo non uniforme nelle varie edizioni locali, sono diventati rari i redattori che fanno servizi esterni e scrivono. Risultato: a portare e a scrivere le notizie sono quasi esclusivamente i collaboratori. Ai quali però sono stati tagliati i compensi. 

PREZZI VARIABILI. I collaboratori sono pagati con tariffe differenziate. Più se scrivono sulla carta, meno sul web. Tariffe diverse a secondo della edizione locale, anche se l’articolo viene ripreso dal web nazionale. “La media dei pagamenti -scrive il Cdr- è diventata ridicola”. Il Corriere della Sera può pagare 10 euro lordi un articolo che richiede mezza giornata di lavoro e quindi il rischio è che sul web finiscano pezzi copiati da altri giornali.

IN FUGA. Secondo il resoconto del Cdr i contratti offerti da Rcs sono così poco attraenti e sicuri che i collaboratori migliori vanno via, verso lavori meglio pagati: “Compresa la raccolta delle mele!”. Oppure, passano alla concorrenza. Restano i giornalisti per hobby o i pensionati.

PRESENZA FISICA. Tutta questa situazione rischia di limitare uno dei ruoli fondamentali del Corriere della Sera, “garantire la democrazia e la trasparenza con la presenza fisica dei giornalisti nei consigli comunali, nei palazzi delle Regioni, nei tribunali e nelle questure e in generale nelle sedi istituzionali e sui luoghi delle notizie”.

ASSUNZIONI. Al momento, secondo il Cdr, sembra che l’unica via per farsi assumere come redattori sia quella giudiziaria, attraverso una vertenza davanti ai giudici del lavoro. Il mancato rinnovo dei contratti a termine e i tagli ai collaboratori rischiano di far aumentare le vertenze. (Va ricordato, per la verità, che l’attuale editore Cairo ha inglobato nella redazione del Corriere circa cento giornalisti che erano inquadrati nelle società editrici proprio delle edizioni locali, i cosiddetti “Corrierini” (Bologna, Firenze, Veneto, Trentino Alto Adige, Bari, Napoli).

NOTIZIARIO DELOCALIZZATO. Nel Veneto è stata realizzata una redazione del web integrato che deve coprire da Padova tutto il Trentino, il Veneto e l’Emilia Romagna (e forse, in futuro, l’Alto Adige): “Vanno online pezzi su Bolzano scritti da Bologna o viceversa”.

ROMA SENZA SOSTEGNO. In Cronaca di Roma il capocronista Giuseppe Di Piazza è in recupero ferie, alla fine delle quali andrà in pensionamento. Questa uscita era stata concordata con l’azienda quasi un anno fa, ma non è stato ancora sostituito, neanche con un sostegno temporaneo.

SITUAZIONI ARDITE. Il Cdr elenca anche una serie di stati di fatto anomali. Redazioni che si reggono su contratti a termine in scadenza (Motori, Trentino, Alto Adige, Bergamo, Brescia), su colleghi con inquadramenti contrattuali tipo Partite Iva e redazioni che fanno fronte al lavoro giornaliero con contratti in scadenza o scaduti (Esteri, Sport).

MARKETING INVASIVO. Viene infine segnalata “l’invadenza del marketing”, con i giornalisti chiamati a coprire nuovi ruoli, non relativi alla loro professionalità: dai viaggi con i lettori, agli eventi non sempre “nati” in seno alla redazione.

Professione Reporter

(nella foto, Il Direttore del Corriere della Sera, Luciano Fontana)

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