Alla fine, senza fare nomi, è intervenuto Michele Serra sulla vicenda dell’intervista de la Repubblica al cantante Ghali bloccata dal Direttore Molinari nella notte di venerdì 9 febbraio e poi pubblicata 4 giorni dopo su repubblica.it. Tutto perchè Ghali dopo aver detto sul palco di Sanremo “Stop genocidio”, non aveva voluto rispondere a una domanda sulla strage di Hamas del 7 ottobre, che la Direzione aveva appunto chiesto di aggiungere all’intervista. 

“Troppi puntini su troppe ‘i’”, dice il titolo della rubrica quotidiana “L’amaca” di Serra nelle pagine dei commenti de la Repubblica: “Se anche un rapper o un giornalista o chiunque abbia parola pubblica dice la sua, in base a quale strambo principio gli si chiede di correggere, emendare, aggiungere, come se si dovesse sempre arrivare a una specie di ‘pensiero comune’ proprio su un argomento sul quale un pensiero comune non esiste?”, scrive Serra. E poi: “La buona vecchia frase, anche cortese, ‘non sono d’accordo’, non basta? Ogni volta che uno dice ‘Gaza’ bisogna sgridarlo perchè non ha detto ‘sette ottobre’, e ogni volta che uno dice ‘sette ottobre’ bisogna sgridarlo perché non ha detto ‘Gaza’? E accettare che no, non esiste un’opinione condivisa, su quel macello, non sarebbe una novità interessante?”. 

Sulla decisione di Molinari di cancellare l’intervista nella notte di venerdì perchè Ghali non dava il suo parere sul 7 ottobre il Comitato di redazione del giornale Repubblica è intervenuto scrivendo fra l’altro: “Quello che non si può fare è non pubblicare un’intervista (dove tra l’altro si parlava di pace) perché non ci piace il suo contenuto, buttando il lavoro delle colleghe e dei colleghi e umiliandone la professionalità”.

(nella foto, Michele Serra)

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