(S.A.) La redazione della Provincia Pavese in sciopero il 14 febbraio. Sta per essere venduta a un imprenditore misterioso. La decisione è stata comunicata attraverso una nota pubblicata sul giornale del 13:  “La Provincia Pavese è in vendita. Un imprenditore (una società con interessi in provincia di Pavia, ci dice Gedi, il nostro attuale editore) la vuole comprare, ma non vuole che si conosca la sua identità. Non si tratta di imprenditori agricoli locali, come si vociferava in città da tempo. Lunedì 12, su richiesta dei giornalisti, Gedi ha dato una succinta informativa al comitato di redazione”. 

Gedi dunque prosegue la vendita a pezzi di quello che fu il gruppo Espresso-Caracciolo. Dal 2020 sono state alienate ad acquirenti diversi dodici testate locali, il settimanale L’Espresso, il bimestrale Micromega. Restano per ora nel gruppo la Repubblica, La Stampa, Il Secolo XIX, La Provincia Pavese, la Sentinella del Canavese, Radio Capital, Huffington Post e Limes.

“preoccupati per l’improvvisazione”

“Noi, dipendenti della testata -prosegue il comunicato del Cdr della Provincia Pavese- abbiamo subito manifestato la nostra preoccupazione. Mercoledì 14 la Provincia Pavese non sarà in edicola; il sito internet non verrà aggiornato. Noi siamo fortemente preoccupati che imprenditori, magari di successo, ma che non conoscono in alcun modo il mondo dei media, pensino di improvvisarsi editori. A rischio c’è un giornale e, soprattutto, il diritto dei cittadini della provincia di Pavia di essere informati. La Provincia Pavese ha garantito sempre un’informazione indipendente, senza condizionamenti o imposizioni”.

Il Cdr rivolge cinque domande ai compratori misteriosi:

1) Perché volete comprare un giornale in un momento storico di crisi dell’editoria?

2) Qual è il progetto editoriale per rilanciare la Provincia Pavese?

3) È vero che volete vendere la sede?

4) Siete consapevoli che i fondi per gli stati di crisi dell’editoria sono in esaurimento?

5) Quali sono le ragioni di tanta riservatezza?

conflitto d’interessi

Associazione Lombarda dei Giornalisti e Fnsi hanno espresso il loro sostegno alla redazione, evidenziando l’importanza della trasparenza nell’affare e la necessità di coinvolgere la redazione nel processo decisionale. Alessandra Costante, segretaria Fnsi, dice: “Sul nome del possibile compratore è calato il silenzio. L’acquirente, che sta trattando con Gedi e che è già arrivato al passaggio della due diligence, ha chiesto che sul suo nome venga mantenuto stretto riserbo. Quindi siamo di fronte ad un segreto ‘industriale’ rispetto ad un’azienda che vuole acquistare un giornale. Peccato che segreti e informazione siano all’antitesi. Privare i giornalisti della Provincia Pavese delle necessarie informazioni per valutare il futuro della testata equivale a costringerli ad un salto nel buio. Privare i lettori della Provincia Pavese di informazioni determinanti sul futuro del loro quotidiano significa limitare il loro diritto di essere informati. Tanto più in Italia, Paese che non ha una legge sul conflitto di interessi che metta al riparo l’informazione”.

direttore garibaldino

La Provincia Pavese nasce il 4 giugno 1879 come trisettimanale, definendosi “patriottico e progressista, libera voce di Pavia”. Il suo fondatore e primo direttore Contardo Montini, mazziniano, proviene dagli ambienti dei volontari garibaldini. Dal 1º dicembre 1907 si trasforma in quotidiano e con l’inizio del primo conflitto mondiale si schiera a favore dell’intervento italiano. Il proprietario Abele Boerchio si schiera contro il regime fascista, che nel 1924 ordina la chiusura del giornale. Le pubblicazioni riprendono nel 1943, nel pieno della seconda guerra mondiale, ma l’occupazione nazista le interrompe. Nel luglio 1945 il Comitato di liberazione nazionale restituisce a Boerchio direzione e proprietà del giornale, che riprende la sua attività. All’inizio degli anni ’80, la Provincia Pavese viene venduta dalla famiglia Boerchio al Gruppo Espresso. Vengono istituite redazioni staccate nei due centri più importanti della provincia dopo il capoluogo, cioè Voghera e Vigevano e il giornale sceglie di proporre tre edizioni diverse per le tre aree geografiche in cui la provincia si suddivide: Pavese, Oltrepò e Lomellina. Ora non è più solo un giornale di carta, ha un sito internet, una forte presenza sui social. È l’espressione di un territorio di 185 Comuni.

rivendita a pezzi

Il Cdr della Provincia Pavese ha riassunto così le ultime mosse del Gruppo Gedi: “Meno di cinque anni fa la Exor di proprietà della famiglia Agnelli-Elkann ha acquistato il pacchetto di controllo del gruppo Gedi, che comprendeva diverse radio, periodici e diciotto quotidiani. A partire da Repubblica, la Stampa e i giornali locali dell’ex Gruppo Espresso, tra questi la Provincia Pavese. Appena due anni dopo questa acquisizione, la proprietà ha cominciato a vendere alcune testate locali e ha spiegato ai Comitati di redazione di essere disponibile ad ascoltare proposte di acquisto per gli altri suoi giornali. Gli Agnelli-Elkann non hanno mai spiegato perché hanno comprato il più grande gruppo editoriale italiano, per poi rivenderlo a pezzi. Attorno al 2021 sono partite le dismissioni. Hanno iniziato dal Tirreno di Livorno e – pochi mesi fa – si è quasi chiuso il cerchio con la Gazzetta di Mantova. A fianco di questa politica di vendita delle testate, Gedi ha proceduto a un dimagrimento interno dei giornali. Ormai della Provincia Pavese non rimane che una sede, in viale Canton Ticino, un capannone a Cura Carpiranno (dove si stampava, un tempo, il giornale), 21 giornalisti più un direttore, una ventina di collaboratori. Stop. Come il comitato di redazione ha fatto notare agli amministratori ieri, non esiste più una struttura amministrativa, una tipografia, non ci sono più grafici, responsabili della distribuzione, delle buste paga, dei servizi generali. Tutto esternalizzato, quasi tutto gestito da remoto dalla Stampa di Torino. Chi compra deve sapere questo: qui a Pavia va ricostruita la parte della ‘macchina’ del giornale”.

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